Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
San Marco, rinascono i mosaici Il restauro che salva la basilica
L’opera Danneggiati dalla salinità di Venezia, tornano a splendere dopo 5 anni gli 8500 metri quadrati di affreschi. Realizzati mille anni fa, rischiavano di scomparire. «Bellezza, fede e chiese aperte»
Tornano a splendere VENEZIA dopo 5 anni di restauri i mosaici della basilica di San Marco a Venezia. Realizzati mille anni fa, rischiavano di scomparire a causa della salinità di Venezia. Si tratta di 8500 metri quadrati di opere che si stavano staccando.
Le variazioni del suono di un diapason hanno rivelato dove i tasselli si stavano staccando e i mosaicisti, con uno stetoscopio, hanno ascoltato per ore i rumori pressoché impercettibili del portale centrale del nartece, l’ingresso cioè, della basilica di San Marco a Venezia. Il responso è stato drammatico, i preziosi mosaici raffiguranti gli evangelisti, la Madonna con attorno gli apostoli e San Marco stavano distaccandosi dalla muratura.
Tutta colpa della salinità di Venezia che rischiava di mettere a repentaglio opere realizzate quasi mille anni fa. Già nel 2005 era chiaro che servivano restauri e nel 2012 la Procuratoria di San Marco ha deciso di intervenire: per cinque anni i mosaicisti hanno lavorato per riportare agli splendori del passato i mo- saici. Ieri mattina, alla presenza del patriarca Francesco Moraglia, il restauro è stato rivelato a fedeli e visitatori.
«Grazie a chi ha lavorato anni per riportare il bello che ora è sotto i nostri occhi - ha detto il patriarca Moraglia -. È importante che le nostre chiese rimangano aperte come testimonianza di fede ma anche come testimonianza di dove la fede diventa arte, diventa bello e richiama all’accoglienza».
Carlo Alberto Tesserin, procuratore di San Marco, ha sottolineato l’importanza di queste opere: «Danno il benvenuto a chi entra in basilica e ora sono quasi più belle di prima - ha commentato -, i lavori hanno impiegato solo maestranze interne, i nostri mosaicisti sono d’altronde i più esperti di tutti». I mosaici ricoprono 8.500 metri quadrati, tra muri e pavimenti, della basilica di San Marco e quelli di cui è stato da poco terminato il restauro sono tra i più antichi. Le nicchie del registro inferiore che raffigurano gli evangelisti Matteo, Marco, Luca e Giovanni sono state realizzate entro il 1094, anno di consacrazione di San Marco. Sono, invece, di uno o due decenni più giovani i mosaici degli apostoli e della Vergine con il bambino, collocata al centro. Gli stili dei ritratti sono molto simili tra di loro ma non serve essere un esperto d’arte per notare che le mani che li hanno realizzati erano diverse. «Nel 1045 furono realizzati i mosaici di Ossios Loukas (San Luca, ndr) nel monastero alle pendici del monte Elicona in Grecia - ha spiegato l’ex proto Ettore Vio - e quando Venezia decise di fare quest’opera trasferì in città le maestranze greche che lavorarono a Ossios Loukas». Le nicchie degli evangelisti sono decorate con fiori colorati d’azzurro, lo sfondo è dorato e, sotto i piedi delle figure, risaltano campi verdi fioriti, i cui colori così accesi sembravano essere perduti. Invece, i restauri sono riusciti a recuperarli tutti. Ma è la figura di San Marco orante, realizzata dai fratelli Francesco e Valerio Zuccato su cartone di Tiziano nel 1545, che colpisce nella sua magnificenza, dai dettagli dell’abito, dove il gioco di luci ed ombre riesce a restituire la sensazione che il patrono stia muovendosi, fino all’oro che emana una luce così intensa (più chiara e splendente attorno a San Marco, più opaca man mano che si allontana) da mettere in secondo piano gli altri mosaici del nartece. «Sono state eseguite iniezioni di calce liquidissima per riparare il distaccamento dal muro e, una volta recuperate le parti che erano crollate, si è proceduto alla pulitura dei mosaici», ha spiegato il proto Mario Piana. Con la fine dei restauri, lo scorso 18 dicembre, non sono finiti i lavori in basilica. A breve inizierà la sistemazione e dei colonnati e, dopo il Carnevale, apriranno i cantieri del «mini-Mose» di San Marco, ossia un intervento di impermeabilizzazione del nartece per evitare che ad ogni acqua alta l’ingresso della basilica si allaghi. Tesserin, ieri, ha voluto ricordare Giambattista Miani, giovane mosaicista, che ha perso la vita il 20 agosto 2015 proprio mentre stava lavorando nel nartece per colpa di un ictus.