Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Nordio: «I miei diecimila libri da Voltaire a Roth»
Il magistrato è il nuovo presidente della giuria «La lettura è una scuola di vita. I miei preferiti sono i classici»
Ho acquistato a Parigi i 56 volumi dell’opera omnia di Voltaire
I testi di Shakespeare ci aiutano a interpretare l’animo umano
Il mio Premio Campiello? «Se questo è un uomo» di Primo Levi
La passione per i libri è scoccata a 18 anni. Oggi Carlo Nordio ha una biblioteca di diecimila volumi, la maggior parte introvabili. Il magistrato trevigiano noto per l’inchiesta sul Mose, in prima linea contro il terrorismo, presidente della Commissione ministeriale per la riforma del codice penale, è stato nominato presidente della giuria dei Letterati del Premio Campiello, di Confindustria Veneto. E da lettore onnivoro questo incarico è un sogno che si avvera. «Sono orgoglioso e felice – dice Nordio – e ringrazio davvero Matteo Zoppas per questo onore. Sarò serio, rigoroso e indipendente, come nella mia carriera di magistrato». E non ha dubbi: da oggi fino al 25 maggio, giorno della selezione dei cinque libri finalisti del Campiello, dedicherà almeno cinque ore al giorno alla lettura dei romanzi in gara.
Quali sono i libri che l’hanno formata e che considera fondamentali?
«Considero i libri una scuola di vita. Mi piacciono i classici, la filosofia, la letteratura straniera. Per me i libri di riferimento sono Pensieri di Blaise Pascal, l’opera omnia di Voltaire che ho acquistato a Parigi, 56 volumi. Naturalmente in lingua originale, in francese. Purtroppo non ho studiato le lingue come avrei voluto, conosco bene solo l’inglese e il francese. Mi mancano il tedesco e lo spagnolo che per alcune letture in lingua sarebbero fondamentali. E per imparare a interpretare la natura umana c’è William Shakespeare, il Riccardo III e l’Amleto. Ma anche le commedie più leggere come La Tempesta, testi fondamentali anche per un magistrato, che deve avere umiltà, buonsenso, onore, ma non fanatismo». «Sono un grande ammiratore Tra i romanzi contemporanei quali preferisce? di Dino Buzzati, che sapeva coniugare la tensione esistenziale dell’uomo moderno con la fantasia, lo stupore infantile e il senso dell’umorismo. È il mio preferito tra gli scrittori italiani. Pensando agli stranieri, scelgo Philip Roth». I libri imperdibili che consiglierebbe ai giovani?
«Prima di tutto Candido di Voltaire. Poi I promessi Sposi di Manzoni, un testo che insegna anche a imparare bene la lingua italiana. E Faust di Johann Wolfgang von Goethe, che non ho potuto leggere in tedesco, credo di essermi perso qualcosa. Tra le scrittrici, invece, Marguerite Yourcenar con Memorie di Adriano, un vero caposaldo. Mi piaceva molto lo stile di Oriana Fallaci, pur essendo più giornalista che scrittrice. Ho amato molto uno dei suoi primi libri
Penelope alla guerra, che anticipa il femminismo da parte di una donna che poi il femminismo militante ed estremo l’ha sempre rinnegato».
Tra i vincitori del Premio Campiello, qual è il suo preferito? «Primo Levi, senza dubbio.
Se questo è un uomo va oltre la letteratura. È un dramma umano - ricordiamo che poi Levi si suicidò - che ha coinvolto l’intera umanità, è una testimonianza straordinaria di come la natura umana possa arrivare ai livelli più bassi del male. Ma questo ce l’aveva insegnato anche Shakespeare». Un libro per cui ha fatto pazzie… «Système de la nature di Paul Henri Thiry d’Holbach, un libro francese molto difficile da trovare. E anche Storia della civiltà di Will Durant, undici volumi, un’opera monumentale che tratta dell’aspetto materiale e spirituale della natura umana e analizza il grande mistero delle vita. Letture che fanno riflettere sull’incertezza della condizione umana, sempre sospesa tra il tutto e il nulla, tra la conoscenza e la non conoscenza. Li ho cercati in tutto il mondo». Perché i libri sono così importanti per lei?
«La lettura è fondamentale per la maturazione di una persona. Il piacere del libro, della carta, poi, per me è quasi feticistico, insostituibile dalle letture online. I classici servono a dare equilibrio, aiutano a capire il senso della vita. Certo che più leggi e più ti accorgi di essere ignorante...ma è una battaglia che vale la pena combattere». Oltre ai libri, ama molto anche l’arte.
«Ci sono mostre che mi sono piaciute molto, come quella recente sugli impressionisti di Marco Goldin a Treviso, introdotta, tra l’altro, da un Rembrandt arrivato dalla Scottish National Gallery. E Rembrandt è il mio pittore preferito, gli ho pure dedicato un libro. Spero che Goldin continui a portare nel Veneto queste mostre straordinarie. Ma più che l’arte io amo la musica, in particolare Bach, Beethoven e Handel. Mettendo insieme alcune letture e alcune musiche, si raggiunge l’apice della perfezione, ma in altri casi è meglio leggere in silenzio, per non essere distratti dalla bellezza della musica».
Spaventato dalla mole di lettura che l’attende per il premio Campiello?
«Sono abituato a leggere molto. E conosco bene la letteratura contemporanea perché da 10 anni faccio parte della giuria del Premio Asti d’Appello, che seleziona un vincitore tra i secondi classificati di tutti i grandi premi italiani, una seconda chance per chi non ha vinto».