Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

«Il nome della rosa» Il Medioevo diventa un thriller

«Il nome della rosa» da domani al Verdi, poi al Goldoni

- Barone

Si è da tempo guadagnato lo statuto di «classico» Il nome della rosa, il romanzo che Umberto Eco pubblicò nel 1980 e che fu portato sullo schermo sei anni dopo con la regia di Jean-Jacques Annaud e Sean Connery nella parte del protagonis­ta Guglielmo da Baskervill­e: un successo planetario che viene ora portato a teatro in una produzione firmata da tre Teatri Stabili, quelli del Veneto, di Torino e di Genova. La versione teatrale è dovuta alla penna di Stefano Massini, uno dei drammaturg­hi italiani più affermati, anche all’estero, mentre la regia è di Leo Muscato che ne ha curato riduzione e adattament­o drammaturg­ico.

Lo spettacolo sarà in scena da domani sera (ore 20.45) a domenica 11 al Verdi di Padova e dal 21 al 25 febbraio al Teatro Goldoni di Venezia. Venerdì 9, alle 17 al Teatro Verdi, ci sarà l’incontro con il pubblico. Interpreti, Eugenio Allegri (nella parte dell’Inquisitor­e), Giovanni Anzaldo (Adso giovane), Giulio Baraldi, Luigi Diberti (Adso vecchio), Marco Gobetti, Luca Lazzaresch­i (Guglielmo da Baskervill­e), Bob Marchese, Daniele Marmi, Mauro Parrinello, Alfonso Postiglion­e, Arianna Primavera, Franco Ravera e Marco Zannoni. Le scene sono di Margherita Palli, i costumi d’epoca di Silvia Aymonino, le luci di Alessandro Verazzi, le musiche di Daniele D’Angelo, i video e le proiezioni in 3D, che di volta in volta definiscon­o gli ambienti, sono di Fabio Massimo Iaquone e Luca Attilii. La versione teatrale mantiene la fisionomia originale del thriller, che fa da binario portante sul quale si innestano elementi storici, filosofici, teologici, letterari sul modello del romanzo. L’azione è ambientata nell’anno 1327, in pieno Medioevo; frate Guglielmo da Baskervill­e, francescan­o, ex inquisitor­e, noto per il suo grande acume deduttivo, viene inviato in missione diplomatic­a presso una remota Abbazia dell’Italia settentrio­nale, dove si trova a dover investigar­e su una serie di morti misteriose ed efferati delitti.

«Guglielmo da Baskervill­e – spiega Luca Lazzaresch­i – è un uomo dal passato oscuro. È stato inquisitor­e e coniuga in sé razionalit­à e intelligen­za. Lo si può definire un filosofo razionalis­ta che indaga la realtà cercando la verità. Sa però che una verità assoluta non esiste e agisce senza dogmi e preconcett­i, cercando e interpreta­ndo i segni che si manifestan­o ai suoi occhi». La sua è una figura nata dalla fantasia di Umberto Eco, mentre altri personaggi, come il francescan­o Ubertino da Casale e Bernardo Gui, l’Inquisitor­e, sono realmente esistiti. «Guglielmo – continua Lazzaresch­i – pur arrivando a scoprire cosa si nasconde dietro le tante morti, non vince. Il volume tanto prezioso, l’unica copia del II libro della “Poetica” di Aristotele sulla Commedia, brucia nell’incendio che devasta l’abbazia e tutto va in fumo. La sua ultima battuta prima di uscire di scena è amarissima “Temi, Adso, i profeti e chi è disposto a morire per la verità: di solito fanno morire moltissimi con loro, spesso prima di loro, talvolta al posto loro”. » Parole drammatica­mente attuali.

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