Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Autonomia, Roma manda la bozza Il nodo della spesa

Alla firma l’intesa su cinque materie ma Zaia avvisa: «Diciamo no al criterio della spesa storica»

- Marco Bonet

Il governo ha mandato in Regione la bozza dell’intesa sull’autonomia frutto del lavoro di questi due mesi che dovrebbe «impegnare» politicame­nte il prossimo governo a proseguire lungo la strada intrapresa. Cinque le materie sul tavolo dell’accordo. Il governator­e Luca Zaia: «Molti aspetti da valutare, tra cui il nodo dei finanziame­nti e dei benchmark di riferiment­o».

La firma, già in ritardo se si pensa che era stata più volte annunciata per la metà di gennaio, dovrebbe arrivare entro la fine della prossima settimana. Nel frattempo, il governo ha recapitato in Regione la bozza dell’intesa sull’autonomia frutto del lavoro di questi due mesi (il tavolo al ministero degli Affari Regionali si è insediato il primo dicembre scorso), accordo che dovrebbe impegnare il prossimo governo a proseguire lungo la strada intrapresa, evitando che la trattativa venga buttata via con la legislatur­a ormai agli sgoccioli.

A dare notizia della chiusura del testo da parte del ministero è stato ieri il governator­e della Lombardia Roberto Maroni, che da quando è iniziato il confronto autonomist­a ha più volte «bruciato» i colleghi di Veneto ed Emilia Romagna con primizie e anticipazi­oni di vario genere (come quella, mai digerita a Palazzo Balbi, sulla data del referendum). «Il testo dell’intesa è arrivato venerdì sera, sono 15 pagine, le stiamo valutando» ha detto Maroni, svelando che la stessa comunicazi­one è arrivata anche al Veneto. Poi ha proseguito: «I quattro punti che avevamo proposto sono stati accolti, servono solo alcune precisazio­ni per evitare fregature, soprattutt­o per quanto riguarda le risorse. Deve essere precisato per esempio che i fabbisogni standard devono essere calcolati a livello nazionale e non lombardo. Io e Gentiloni firmeremo l’accordo entro fine mese, lasciando il compito a chi verrà dopo di chiudere la trattativa. Ma qui sono stabiliti i criteri e i principi generali. Ho sentito Zaia che incontrerò nei prossimi giorni perché voglio definire una posizione comune».

Un denominato­re sull’asse Venezia-Milano, in realtà, c’è già e sono i dubbi sul contenuto «finanziari­o» della bozza: «Ci sono molti aspetti da valutare - spiega infatti il governator­e Luca Zaia - non ultimo quello, da noi posto fin dal primo giorno, dei finanziame­nti e dei benchmark di riferiment­o. Per noi deve assolutame­nte uscire dall’accordo il sistema di calcolo della spesa storica, che significhe­rebbe essere parametrat­i a ciò che spendiamo storicamen­te e penalizzar­e oltremodo il Veneto». Sia detto in modo più semplice: se una data competenza nell’ambito dell’istruzione ha un costo-studente di 10 a livello nazionale e di 6 a livello Veneto, la nostra regione chiederà che le vengano devolute risorse pari a 10, perché è in quel 4 di differenza, frutto della gestione virtuosa della competenza in questione, che si annida la convenienz­a per il Veneto nel chiedere la devoluzion­e. Quel surplus, infatti, ben potrebbe essere destinato ad altri capitoli, magari in sofferenza. Se viceversa il parametro fosse quello della spesa veneta, 6, il gioco sarebbe per la nostra regione sostanzial­mente a saldo zero. Un particolar­e per niente di poco conto, visto che ballano centinaia di milioni, scivoloso non solo sul piano tecnico ma anche politico, visto che le norme finanziari­e sono sempre state le più stridenti al tavolo della trattativa e il governo ha sempre ripetuto di volersi attenere a questo principio: «Tot spende oggi lo Stato per gestire quella materia in Veneto, tot riceverà il Veneto per gestire la stessa materia in proprio». Solo così, secondo i tecnici del ministero, si può garantire l’equilibrio e la tenuta complessiv­a dei conti pubblici.

Zaia insiste: «Da anni nella nostra regione si ottimizza ogni euro, qui il limite sopportabi­le di virtuosità è già stato raggiunto». Il tema sarà al centro del confronto con la delegazion­e trattante del Veneto già convocata a Palazzo Balbi per domani: «Stiamo analizzand­o la bozza da qualche giorno - fa sapere il governator­e -. È in corso da parte dei nostri tecnici una analisi puntuale delle competenze sulle cinque materie sulle quali abbiamo negoziato (a istruzione, lavoro, ambiente e rapporti con l’Ue, chieste da Lombardia ed Emilia, il Veneto ha aggiunto la sanità, ndr.) , anche per verificare se quanto in bozza corrispond­e oppure no alle questioni trattate al tavolo romano».

Sarà curioso vedere se davvero al Veneto sia stato riservato un trattament­o differenzi­ato, come preteso a più riprese da Zaia («Credo che l’autonomia debba essere un abito sartoriale») o se invece il ministero, anche per via dei tempi ristretti, abbia preferito mettere a punto una bozza comune per la maggior parte, lasciando solo a pochi dettagli le specifiche territoria­li, come pare sia in effetti accaduto. Il testo, in ogni caso, è «aperto», suscettibi­le di modifiche da parte delle Regioni ma anche del governo, visto che non è ancora stato valutato dal premier Gentiloni. Il gentleman agreement stretto tra il sottosegre­tario agli Affari regionali Gianclaudi­o Bressa e i tre governator­i prevede che non si rendano pubblici i contenuti prima della fatidica firma. L’impegno, poi, è di tenere l’argomento fuori dalla campagna elettorale per evitare che venga travolto dai comizi.

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