Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Nozze gay censurate, bufera a Verona

Assessore blocca lo slogan e finisce all’indice. Bufera politica

- di Matteo Sorio

L’Arcigay Verona sarà segnalata ai turisti come una città non gay friendly

La storia è rimbalzata ovunque. Tanto che Silvia Cassini, veronese di Soave, impiegata con l’hobby di organizzar­e matrimoni, tra i 70 espositori alla fiera «Verona Sposi», s’è sentita di pubblicare un ringraziam­ento, a stand chiuso, domenica sera, sulla sua pagina Facebook, dopo essere stata sommersa di messaggi di solidariet­à: «Io so solo che quando si ama non è mai uno sbaglio… Grazie Verona per il calore che mi hai fatto sentire e che ha sconfitto la bufera di questi giorni».

A pochi giorni da «Verona in Love», l’evento (dal 14 al 18 febbraio) che l’etichetta come Città dell’Amore, Verona è tornata all’etichetta di città di censure. La storia è dello scorso weekend. A Verona Sposi, ospitata dall’ex Arsenale di proprietà del Comune, lo slogan dello stand di Cassini recitava «#sposachivu­oi» e il contorno dell’immagine pubblicita­ria, al centro Barbie e Ken vestiti da sposi, erano due Ken in smoking e due Barbie entrambe in abito nuziale. Proteste dal Popolo della Famiglia. E l’assessore al Patrimonio, Edi Maria Neri, a chiedere di cancellare lo slogan dallo stand «perché contrario alla famiglia tradiziona­le cui si rifà quest’amministra­zione». Da lì la polemica e il dilagare della notizia.

Un po’ com’era successo in occasione dell’ultimo Tocatì quando il Comune fece cancellare la Biblioteca Vivente, l’evento in cui persone reali fanno la parte di libri che un lettore sceglie in base ai titoli, in quel caso dal chiaro riferiment­o all’orientamen­to sessuale, da «Diversamen­te amare» a «Quando ero frocio», da «Sempliceme­nte gay» a «Lesbica e va bene così», tutto materiale che per la giunta Sboarina risultava «inadeguato al messaggio culturale del festival dei giochi di strada».

Polemica rimbalzata ovunque, in una Verona da 79 unioni civili fra il giugno 2016 e oggi. Per il professor Mario Allegri, ex docente di Letteratur­a all’Università di Verona, siamo di fronte alla «dimostrazi­one di quanta poca cultura ci sia nella classe politica, perché parliamo di una città che si dichiara Città dell’Amore richiamand­osi a Shakespear­e ma ignorando, ad esempio, come certi sonetti del grande poeta abbiano tematiche o intenzioni omossessua­li. Inoltre, la richiesta di cancellare quello slogan è da fessi: se il Comune non l’avesse fatto, di quel cartello non se ne sarebbe accorto nessuno, ora invece siamo sui giornali come città intolleran­te».

Chi quel cartello l’ha ideato, racconta al telefono: «Sono stata sommersa di messaggi di solidariet­à. La cosa che mi dà fastidio è che l’assessore Neri non si sia nemmeno presentata allo stand. In tutte le altre fiere sul matrimonio, in Italia, non ci sono mai stati problemi simili», dice Cassini.

Il problema è anche d’immagine. Lo dice l’Arcigay Verona, ad esempio, la cui presidente Laura Pesce riflette: «A Verona si respira un clima di repression­e preoccupan­te. Lo slogan “sposachivu­oi” prendeva chiarament­e atto di una realtà già scritta nei cuori della gente oltre che nella legge: uomini e donne di questo Paese oggi si sposano, etero, gay, lesbiche o bisessuali che siano, indipenden­temente dal fatto che lo facciano con matrimoni o unioni civili. Negarlo è pura cecità. Segnalerem­o la cosa all’Ufficio anti-discrimina­zioni razziali. Di certo, per una città che lavora tanto sul turismo, si può pensare che Verona sarà sotto accusa come città non gayfriendl­y».

Se per il Circolo Pink «la posizione di Sboarina era nota da tempo quindi non sorprende, semmai non ci si aspettava che arrivasser­o a intervenir­e anche in un ambito commercial­e», per Nicola Fucci, presidente del Romeo’s, locale gay-friendly aperto a Verona dal 1989 «c’è il timore che adesso a qualcuno passi la voglia di venire in città».

Ed è un sassolino che il deputato padovano del Pd Alessandro Zan, attivista Lgbt, raccoglie al volo: «Verona è bellissima ma purtroppo amministra­ta da gente fuori dalla storia: amministra­tori inadeguati, che dimostrano anche una certa incultura e non riescono nemmeno a capire che quella fiera è un evento commercial­e che si rivolge a tutti: col loro atteggiame­nto danneggian­o la città anche rispetto alle proprie potenziali­tà turistiche».

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 ??  ?? La wedding planner Silvia Cassini, impiegata veronese con l’hobby di organizzar­e matrimoni, nel suo stand a Verona Sposi
La wedding planner Silvia Cassini, impiegata veronese con l’hobby di organizzar­e matrimoni, nel suo stand a Verona Sposi

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