Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

L’hinterland piace più della città e gli stranieri hanno meno figli Così Vicenza perde abitanti

Se ci fosse lo Ius soli l’anagrafe registrere­bbe ottocento nuovi vicentini

- Gian Maria Collicelli

Anziani Sempre più vecchi ma meno degli altri capoluoghi veneti

Uno dei (pochi) dati positivi è che la popolazion­e di Vicenza è la più giovane rispetto a tutti gli altri Comuni capoluogo del Veneto. Per il resto, la fotografia dell’ufficio anagrafe del Comune è impietosa: i vicentini sono sempre di meno, sempre più anziani e sempre più soli. Tanto che la popolazion­e al 31 dicembre 2017 era arrivata a quota 111.620 persone, tante quante se ne registrava­no in città nel 2004, con più partenze che arrivi in città e specie verso i Comuni contermini. È questo il quadro che emerge dai numeri prodotti dagli uffici anagrafe del Comune e snocciolat­i dall’assessore alla Semplifica­zione, Filippo Zanetti. Dati statistici, che certifican­o comportame­nti sociali, riflettono cambiament­i e confermano, a volte, frasi fatte.

Un esempio: «Vicenza si sta spopolando». È vero, ma le dinamiche sono molte. Si parte da un dato: la popolazion­e del 2017 è calata dello 0,5% rispetto al 2016. Balza agli occhi il dato di chi a Vicenza viene a viverci e chi dal capoluogo se ne va: negli ultimi dodici mesi ci sono stati 3.721 arrivi e 3.907 partenze. La maggior parte delle persone che se ne va sono italiane (70%) e, di queste, una su due sceglie un comune contermine come Caldogno, Torri, Creazzo, Altavilla (31,8% delle partenze). «Non lo consideria­mo un dato negativo - dichiara Zanetti perché significa che Vicenza mantiene il suo ruolo centrale nella vita di queste persone, visto che rimangono attorno al capoluogo. Diversa invece la situazione degli stranieri che se ne vanno». E difatti una persona su tre fra quelle che parte dalla città è di nazionalit­à straniera, molto spesso diretta all’estero (16% di chi se ne va), tanto che negli ultimi cinque anni Vicenza ha «perso» tremila stranieri, passando dalle 19.650 persone del 2012 alle 16.704 dello scorso anno. «Ma qui pesano dinamiche lavorative legate anche al periodo storico» precisa Zanetti.

Altra frase: «Gli italiani fanno sempre meno figli». Vero pure questo, ma c’è un «però»: in città si registrano 807 nuovi vicentini contro 1.199 decessi e il tasso di natalità fotografa la consueta forbice fra neonati italiani e stranieri: i primi continuano a calare (551 nel 2017, erano 554 nel 2016) i secondi aumentano (256 neonati contro i 243 dell’anno prima). L’incremento della natalità straniera, però, è inferiore agli anni precedenti, segno di un cambiament­o in atto anche nelle comunità di persone immigrate: «Le famiglie straniere in città si stanno adeguando ai nostri stili di vita dichiara Zanetti - e fanno meno figli rispetto al passato, è una teoria demografic­a nota». E poi ecco la tesi del «diventiamo sempre più vecchi», che trova piena conferma nei numeri del Comune: a Vicenza l’età media è di 46 anni e quasi una persona su tre ha più di 65 anni (28% degli abitanti), ma è soprattutt­o un dato a raccontare questo aspetto: negli ultimi dieci anni le persone con più di cento anni d’età sono aumentati del 55%, tanto che oggi in città ci sono 35 ultracente­nari contro i 22 di dieci anni fa. Ma Palazzo Trissino scatta pure la fotografia della famiglia tipo vicentina, che nel 41% dei casi è formata da una sola persona, mentre le coppie con figli rappresent­ano «solo» il 24% del totale (21.074 famiglie su 51.900). E anche il report sui matrimoni è un segno dei tempi: sono diminuiti di oltre il 30% in dieci anni, passando da 410 cerimonie nel 2007 alle 270 dello scorso anno, di cui 185 riti civili e 85 religiosi.

Infine, una curiosità politica, ovvero l’analisi del Comune sull’effetto di un ipotetico «Ius soli» in città: «L’anagrafe comunale – spiega Zanetti – registrere­bbe oltre ottocento nuovi vicentini, ovvero bambini nati e residenti a Vicenza da almeno sei anni».

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Foto impietosa Sempre di meno, sempre più soli e anziani

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