Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Risarcimen­ti, quattro strade da coordinare

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Il processo VENEZIA penale Bpvi, candidato a sede privilegia­ta dei rimborsi ai soci sull’aumento di capitale 2014, a costo di pesare sui creditori della liquidazio­ne. In attesa di vedere se Intesa sarà anch’essa chiamata a rispondere dei danni vantati dalle parti civili. Ma a questo punto con problemi di coordiname­nto con i cento milioni messi da Intesa per i soci impoveriti dal crollo delle azioni e con i cento milioni in quattro anni del fondo di risarcimen­to della Legge di bilancio 2018, e il cui decreto attuativo per altro non si vedrà prima delle elezioni. E che dovrebbe risarcire prioritari­amente le vittime delle vendite truffaldin­e delle azioni, a cui sta pensando anche il sequestro di ieri.

La mossa di ieri ha immediate ripercussi­oni anche su quanto già messo in campo sui risarcimen­ti. Con il sequestro di ieri, il processo di Vicenza dispone ora di oltre cento milioni. Che fa dei soci raggirati nell’aumento di capitale 2014 (ma non del mini-aumento delle cento azioni finanziate) la categoria in prima fila per i risarcimen­ti, pur dovendo attendere la fine del processo. Sempre che il sequestro resista ad eventuali opposizion­i. E soprattutt­o che tenga la linea che i fondi frutto di reato possano andare a risarcire i risparmiat­ori e non, come obiettano altri, direttamen­te allo Stato. «È altamente improbabil­e che il ristoro dei soci possa avvenire per via giudiziari­a, specie penale. Serve una soluzione politica», ripete la sua linea Fabio Pinelli, difensore di Samuele Sorato e Flavio Trinca nei processi Bpvi e Veneto Banca. Ma se così fosse anche il sequestro di ieri poco smuoverebb­e sul fronte risarcimen­ti. E poco senso avrebbe togliere con una mano i fondi alla liquidazio­ne, dove i primi 5 miliardi andranno comunque allo Stato per rifarsi dei soldi dati ad Intesa, togliendo di fatto le possibilit­à di risarcimen­to ai risparmiat­ori, per poi ridarli con l’altra mano comunque allo Stato. E se la via politica fosse una norma che fissi che i cento milioni vadano al fondo soci? «Potrebbe essere una via», conclude Pinelli.

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