Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Cambia google earth per insultare i vigili
Quando a casa arriva la temutissima busta verde, quella della multa, la rabbia è un sentimento inevitabile, non può essere diversamente: a volte passano settimane dalla violazione e l’automobilista in diversi casi non si è nemmeno accorto dell’eccesso di velocità o dell’ingresso in una Ztl, ma gli strumenti elettronici sono inflessibili e registrano tutto. Il cittadino a quel punto ha due strade percorribili: pagare, ammettendo l’errore, o contestare la sanzione con un ricorso.
Ma hackerare il profilo su Google Maps della polizia locale, «colpevole» di aver staccato quell’odiata multa, per rinominarlo «Comando mafioso della polizia locale di Treviso» non era ancora successo. È avvenuto invece lunedì sera: a chi cercava sul navigatore la sede dei vigili urbani di via Castello d’Amore, poco fuori dalle mura del capoluogo e vicina allo stadio di calcio, appariva questa scritta ingiuriosa. Dopo l’iniziale sorpresa e la comprensibile collera, le indagini sono partite e hanno portato a rintracciare e a denunciare, in 12 ore, il responsabile: è un quarantenne residente nel Vicentino, pluripregiudicato, che poco prima dell’hackeraggio aveva inviato al Comando trevigiano una mail contenente una sequela di ingiurie, auguri di morte ai vigili e alle loro famiglie e pesanti insulti alla città. Un delirio che si chiudeva con un’esaltazione di memoria fascista. Insomma: era molto più di uno sfogo o una lettera feroce, era una vera e propria minaccia.
L’uomo aveva ricevuto la notifica della violazione, un accesso irregolare nella zona a traffico limitato del centro storico, qualche giorno prima e aveva deciso di vendicarsi. L’e-mail recapitata alla polizia locale era subito stata girata all’attenzione degli investigatori, per individuare il mittente, ma proprio poche ore dopo ecco quell’intrusione informatica: aprendo il navigatore di Google, la pagina della polizia locale era diventata «mafiosa». L’utente che aveva modificato l’intestazione era lo stesso mittente della mail, era entrato con il proprio account e aveva inserito quella parola ingiuriosa, troppo pesante per non essere sanzionata. Evidentemente l’hacker non era così esperto perché in nemmeno mezza giornata gli agenti sono risaliti al suo nome e ai precedenti, facendo scattare le procedure giudiziarie. Gli investigatori, preparando un’informativa per la Procura, hanno trovato altri commenti che lo stesso utente aveva postato in precedenza in un caso simile: aveva utilizzato la stessa terminologia e attaccato pesantemente altre amministrazioni.
Il comandante della polizia locale di Treviso, Maurizio Tondato, si è complimentato con gli operatori per la rapidità nel rintracciare l’hacker. Il 40enne è già stato convocato in via Castello d’Amore, è stato denunciato e i reati saranno aggravati dalla diffusione attraverso sistemi informatici. L’amministrazione non ha ancora escluso la costituzione di parte civile per tutelare l’immagine lesa dall’aggettivo «mafioso» apparso per ore sulla geolocalizzazione della centrale, ma è probabile che ciò avvenga in tempi brevi.
Agli agenti è arrivato il ringraziamento del sindaco di Treviso, Giovanni Manildo: «Hanno dimostrato grande prontezza e abilità. La contestazione non deve mai sfociare in illeciti, contrari al vivere civile, che vanno condannati e puniti». Questo insulto a un’istituzione e ai pubblici ufficiali costerà molto caro all’hacker.