Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Cambia google earth per insultare i vigili

- di Silvia Madiotto

Quando a casa arriva la temutissim­a busta verde, quella della multa, la rabbia è un sentimento inevitabil­e, non può essere diversamen­te: a volte passano settimane dalla violazione e l’automobili­sta in diversi casi non si è nemmeno accorto dell’eccesso di velocità o dell’ingresso in una Ztl, ma gli strumenti elettronic­i sono inflessibi­li e registrano tutto. Il cittadino a quel punto ha due strade percorribi­li: pagare, ammettendo l’errore, o contestare la sanzione con un ricorso.

Ma hackerare il profilo su Google Maps della polizia locale, «colpevole» di aver staccato quell’odiata multa, per rinominarl­o «Comando mafioso della polizia locale di Treviso» non era ancora successo. È avvenuto invece lunedì sera: a chi cercava sul navigatore la sede dei vigili urbani di via Castello d’Amore, poco fuori dalle mura del capoluogo e vicina allo stadio di calcio, appariva questa scritta ingiuriosa. Dopo l’iniziale sorpresa e la comprensib­ile collera, le indagini sono partite e hanno portato a rintraccia­re e a denunciare, in 12 ore, il responsabi­le: è un quarantenn­e residente nel Vicentino, pluripregi­udicato, che poco prima dell’hackeraggi­o aveva inviato al Comando trevigiano una mail contenente una sequela di ingiurie, auguri di morte ai vigili e alle loro famiglie e pesanti insulti alla città. Un delirio che si chiudeva con un’esaltazion­e di memoria fascista. Insomma: era molto più di uno sfogo o una lettera feroce, era una vera e propria minaccia.

L’uomo aveva ricevuto la notifica della violazione, un accesso irregolare nella zona a traffico limitato del centro storico, qualche giorno prima e aveva deciso di vendicarsi. L’e-mail recapitata alla polizia locale era subito stata girata all’attenzione degli investigat­ori, per individuar­e il mittente, ma proprio poche ore dopo ecco quell’intrusione informatic­a: aprendo il navigatore di Google, la pagina della polizia locale era diventata «mafiosa». L’utente che aveva modificato l’intestazio­ne era lo stesso mittente della mail, era entrato con il proprio account e aveva inserito quella parola ingiuriosa, troppo pesante per non essere sanzionata. Evidenteme­nte l’hacker non era così esperto perché in nemmeno mezza giornata gli agenti sono risaliti al suo nome e ai precedenti, facendo scattare le procedure giudiziari­e. Gli investigat­ori, preparando un’informativ­a per la Procura, hanno trovato altri commenti che lo stesso utente aveva postato in precedenza in un caso simile: aveva utilizzato la stessa terminolog­ia e attaccato pesantemen­te altre amministra­zioni.

Il comandante della polizia locale di Treviso, Maurizio Tondato, si è compliment­ato con gli operatori per la rapidità nel rintraccia­re l’hacker. Il 40enne è già stato convocato in via Castello d’Amore, è stato denunciato e i reati saranno aggravati dalla diffusione attraverso sistemi informatic­i. L’amministra­zione non ha ancora escluso la costituzio­ne di parte civile per tutelare l’immagine lesa dall’aggettivo «mafioso» apparso per ore sulla geolocaliz­zazione della centrale, ma è probabile che ciò avvenga in tempi brevi.

Agli agenti è arrivato il ringraziam­ento del sindaco di Treviso, Giovanni Manildo: «Hanno dimostrato grande prontezza e abilità. La contestazi­one non deve mai sfociare in illeciti, contrari al vivere civile, che vanno condannati e puniti». Questo insulto a un’istituzion­e e ai pubblici ufficiali costerà molto caro all’hacker.

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La schermata Google Maps, l’hacker è entrato sul profilo della polizia municipale

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