Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Il piano di Intesa Cariveneto, fusione nel 2018
Messina: «I disagi nelle filiali ex Popolari? Fisiologici»
Il Piano di Impresa presentato ieri a Milano dal Ceo Carlo Messina conferma la strategia di aggregazione: entro l’anno Cariveneto verrà fusa all’interno della capogruppo.
Intesa Sanpaolo ha definitivamente metabolizzato l’integrazione delle ex Popolari venete. Lo dicono i numeri, presentati ieri alla comunità finanziaria - 7,3 miliardi di euro è l’utile dichiarato per il 2017, all’interno del quale vanno conteggiati anche i 3,5 miliardi assegnati dal Tesoro proprio per l’acquisizione delle furono Popolare di Vicenza e Veneto Banca - e lo dicono, in modo molto netto, anche le parole del Ceo Carlo Messina, in risposta alle domande specifiche provenienti da Nordest.
Punto primo: l’amministratore delegato considera «del tutto fisiologici» i disagi operativi che si sono registrati - e, in alcuni casi, continuano a registrarsi - negli sportelli veneti, a causa della imponente migrazione dal sistema informatico delle vecchie Popolari a quello utilizzato da Intesa, che ha riguardato l’enormità di 2,2 milioni di clienti fra privati e imprese. «Non c’è una sola banca al mondo che abbia fatto un’operazione del genere e con queste dimensioni - ha sottolineato Messina -, abbiamo accelerato perché la Bce ci chiedeva di compierla entro l’1 di gennaio 2018. Non temo contraccolpi reputazionali per la banca, i disguidi, anche da quello che mi risulta dall’interazione diretta con i clienti, sono assolutamente riconducibili al fisiologico ».
Punto secondo, a proposito delle eredità difficili (leggi posizioni in sofferenza) di Bpvi e Veneto Banca: «Non è vero - ha scandito il Ceo, rispondendo a precisa domanda - che la due diligence da noi effettuata abbia fatto emergere 9 miliardi di incagli in più rispetto al preventivato».
Punto terzo, riguardo a quel giudice di Roma che ha ammesso la chiamata in causa di Intesa nel processo per aggiottaggio e ostacolo alla vigilanza contro gli ex vertici di Veneto Banca: «Qui parliamo di reati commessi da altri, mi viene da pensare che l’esito
Carlo Messina Noi chiamati dal gup di Roma a rispondere in giudizio per i danni di Veneto Banca? Mi sembra poco credibile
finale sarà diverso, mi sembra onestamente poco credibile che noi veniamo chiamati a rispondere per comportamenti gravi come l’aggiottaggio o l’ostacolo alla vigilanza».
Il quadro veneto, visto da Ca’ dei Sass, è completato dall’avvio - «Lo faremo nelle prossime settimane», ha assicurato Messina -, del fondo
da 100 milioni a favore dei casi socialmente più delicati tra quanti hanno sofferto il crac delle ex Popolari, e dal progetto di integrazione nella capogruppo di Cariveneto, che sarà oggetto di fusione nella «super Intesa» insieme con altre 11 controllate in Italia. «Contiamo di completare l’operazione entro quest’anno, al massimo nel 2019 per Imi e Banca Prossima. Le insegne locali ? Saranno i clienti a dirci - è stata la concessione ai territori fatta da Messina se il valore del marchio può essere percepito come superiore a quello di Intesa (un esempio in questo senso potrebbe essere il Banco di Napoli, ndr), ma nella grandissima maggioranza dei casi ci aspettiamo che non sarà cosi».
Nel Piano di Impresa che guiderà le mosse della prima banca italiana da qui al 2021, c’è spazio tra le altre per due imponenti azioni di rilevanza strategica: il derisking, cioè l’avvio, anche attraverso la costituzione di una specifica società, di un netto percorso di recupero dei crediti deteriorati (obiettivo: scendere a 1,8 miliardi di rettifiche) e il contenimento dei costi, che passerà attraverso l’uscita volontaria di novemila dipendenti ritenuti in eccesso e la chiusura di 1.100 filiali. «Ma faremo anche più di 1.600 nuove assunzioni - ha sottolineato Messina - e investiremo in formazione per riconvertire a nuovi compiti cinquemila persone, che verranno destinate soprattutto ai servizi digitali. Nel 2021 la squadra sarà di 90.800 elementi».