Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Femminicidio di Camisano Parenti e amici in tribunale : «Giustizia per Nidia Lucia»
Perizia psichiatrica per l’uxoricida . «Alla figlioletta 1,7 milioni»
Fuori gli amici mostrano i cartelli con la foto della donna di origini colombiane uccisa meno di un anno fa dal marito e le scritte «giustizia e pena massima per il femminicidio», «chiediamo giustizia per Nidia Lucia», e ancora «esigiamo rispetto e verità». Dentro, al piano interrato del tribunale, Mirko Righetto, 48 anni di Camisano, viene scortato da due agenti della penitenziaria fino all’aula di udienza. Abiti scuri, sguardo fisso, sembra sapere già cosa lo attende. Forse lo aveva già immaginato la notte tra il 12 e il 13 aprile quando, dopo aver tolto gli abiti insanguinati e affidato la figlia di tre anni alla nonna, ha chiamato i carabinieri per confessare di aver ucciso sua moglie, Nidia Lucia Loza Rodiguez. Con 34 coltellate. «Ho ucciso la donna che amo, spero solo di poter mantenere un rapporto con mia figlia» continua a ripetere ora in carcere ai suoi avvocati, Marco Dal Ben e Anna Sambugaro, che hanno chiesto e ottenuto una perizia psichiatrica sull’imprenditore, che rispondere di omicidio volontario aggravato da crudeltà e rapporto di parentela. O meglio un processo con rito abbreviato – che consente lo sconto di un terzo della pena, quindi di evitare l’ergastolo – condizionato alla perizia. Quella che ha appunto disposto ieri, nell’udienza preliminare, il giudice Barbara Maria Trenti. Conferirà l’incarico al professor Mauro Mauri, direttore della seconda clinica psichiatrica dell’Università di Pisa, il prossimo 6 marzo.
E anche le parti avranno la facoltà di nominare un proprio esperto, detto che il sostituto procuratore Paolo Fietta aveva già delegato una perizia psichiatrica. La difesa si avverrà di un proprio specialista. Lo valuteranno i nove fratelli e i genitori della vittima che, assistiti dall’avvocato Paolo Mele senior, ieri si sono costituiti parte civile chiedendo il risarcimento integrale dei danni morali e patrimoniali (non
La sorella Vogliamo l’affido della bimba, è l’unica cosa che ci rimane di Lucia. Non può restare con il padre
quantificati), e l’avvocato Paolo Pentella, legale nominato dalla tutrice della figlia di Righetto e Loza, che ha costituito la piccola chiedendo un risarcimento di 1,7 milioni di euro. Cifra destinata a rimanere sulla carta.
Nel frattempo l’uxoricida ha formalizzato la rinuncia a tutta l’eredità a favore della bimba davanti ad un notaio che gli ha fatto visita in carcere. La piccola è affidata all’ex moglie di Righetto (vive con lei e con il fratello nato dal primo matrimonio dell’imprenditore), ma la Lucely Loza Rodriguez, la sorella della vittima che ieri era in aula, arrivata già a dicembre dalla Colombia, ha fatto ricorso al tribunale dei minori di Venezia per ottenere l’affidamento della nipotina.
«La bimba è l’unica cosa che mi rimane di Lucia – racconta con gli occhi lucidi la parente, che assomiglia terribilmente alla vittima – la mia famiglia in Colombia vuole solo il bene e la sicurezza della bimba, non è giusto che rimanga nell’ambiente dell’omicida». Lucely, visibilmente sofferente, racconta di come possa vedere la nipotina solo due ore a settimana. «È un’ingiustizia, non mi è data la possibilità di passare più tempo con la piccola, di legare con lei che si dimostra schiva con me». E dopo aver rivisto l’assassino di sua sorella, quello che aveva conosciuto sette anni fa in Colombia, è scioccata, la sua voce trema. «Chiediamo giustizia, lo chiede anche il popolo colombiano che si unisce a noi, spero nella massima pena per lui».