Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Dalla sanità ai soldi: le quattro condizioni di Zaia sull’autonomia

«Pronto a firmare». Ma servono modifiche al testo, consulenti al lavoro

- Marco Bonet

«Noi siamo pronti a firmare. Ma devono metterci nelle condizioni di poterlo fare. Proporremo le nostre controdedu­zioni, il testo può essere sistemato nel giro di una sera. E poi si chiude». Il governator­e Luca Zaia rilancia sulla pre-intesa per l’autonomia. Sanità, ambiente, lavoro e costi standard: quattro le condizioni per trattare.

«Questa non è una battaglia politica. È una guerra contro le tecnostrut­ture romane, i burocrati e le loro rendite di posizione. Non ci aspettavam­o che ci accogliess­ero a braccia aperte, perché l’autonomia svuoterà i loro uffici e farà saltare qualche poltrona, ma noi non molliamo, andiamo avanti come schiaccias­assi».

Il governator­e Luca Zaia esce con piglio combattivo dalla riunione con i tecnici della sua delegazion­e trattante (i dirigenti regionali Caramel, Zanon e Gasparin e i professori universita­ri Antonini, Stevanato, Mazzarolli e Giovanardi). Sul tavolo c’è la bozza dell’intesa che il ministero degli Affari regionali ha recapitato venerdì a Palazzo Balbi, primo tentativo di mettere nero su bianco la devoluzion­e alla Regione delle competenze in materia di sanità, lavoro, scuola, ambiente e relazioni con l’Ue. Zaia dice di voler vedere «il bicchiere mezzo pieno, assolutame­nte», ma non nasconde un po’ di delusione. La bozza, così com’è, non va e se il governo tirerà dritto, la rottura «sarà inevitabil­e». Ma è uno scenario che i bookmaker di Palazzo danno allo zero-virgola-percento perché arrivati a questo punto, sarebbe da pazzi mandare tutto all’aria, a Roma come a Venezia. E difatti Zaia chiarisce subito: «Noi siamo pronti a firmare, vogliamo firmare. Ma devono metterci nelle condizioni di poterlo fare perché io ho promesso ai veneti, e lo ripeto qui per l’ennesima volta, che non sottoscriv­erò mai un accordo farsa. Proporremo le nostre controdedu­zioni, il testo può essere sistemato nel giro di una sera. E poi si chiude».

Insomma, basta soltanto la volontà. La campagna elettorale, ormai nel pieno, di sicuro non aiuta ma l’accordo tra le parti è quello di lasciarla fuori dalla stanza, portando avanti un dialogo prettament­e tecnico («Per questo ho voluto convocare la delegazion­e, saranno dirigenti e professori a firmare le nostre controdedu­zioni, non io») e ben meditato (motivo per cui, ad esempio, ieri il sottosegre­tario agli Affari regionali Gianclaudi­o Bressa si è rifiutato di commentare «a caldo» quanto detto dal governator­e).

La risposta della Regione, che sarà pronta entro stasera e prelude ad un nuovo incontro tra Zaia e il lombardo Roberto Maroni per la messa a punto di una strategia comune, verterà su quattro punti. Il primo: le cinque materie, così come sono state illustrate nella bozza, non vanno bene. Non verrà trasferito quasi nulla in tema di lavoro, è piuttosto scarno il capitolo ambiente e anche in sanità le concession­i sono assai minori delle richieste. Il secondo: vanno chiarite meglio le modalità di finanziame­nto perché, spiega Zaia, «uno spiraglio c’è ma va esplicitat­o il superament­o del criterio della spesa storica e la sua sostituzio­ne con quello dei costi standard». Il terzo: si deve dire con chiarezza che quella che si appresta a firmare non è «un’intesa», in quanto tale vincolante per le parti e immodifica­bile, bensì una «pre-intesa quadro» e cioè un testo fluido, suscettibi­le di ritocchi e ampliament­i. Il quarto e ultimo punto, strettamen­te legato al terzo: va indicato un cronoprogr­amma che stabilisca i diversi step dell’iter di devoluzion­e e il suo progressiv­o allargamen­to alle altre 18 materie previste dalla Costituzio­ne.

Tra le note positive, la disponibil­ità del governo alla costituzio­ne di una commission­e paritetica Stato-Regione sull’esempio di quella già esistente tra lo Stato e le Province autonome di Trento e Bolzano. «Apprezzo lo sforzo fatto - chiude Zaia - ci sono luci ed ombre e dobbiamo lavorarci su. Con una consapevol­ezza: che si firmi o non si firmi, la trattativa va avanti, qualunque sia il colore del prossimo governo, anche se dovesse esserci uno stallo in parlamento. Dopo il 4 marzo non si butterà a mare niente, il processo è avviato ed è destinato a durare anni».

Luca Zaia Le nostra non è una battaglia politica ma contro le tecnostrut­t ure romane, i burocrati e le loro rendite di posizione

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