Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Mascolo ci ricasca e rischia il trasferimento
Errore nell’ordinanza di custodia, scarcerato presunto assassino. È polemica: «Intervenga il Csm»
Un vizio di forma nella TREVISO sua ordinanza ha spalancato le porte della cella a un presunto assassino. E il giudice Angelo Mascolo si trova, ancora una volta, al centro di un polverone mediatico. A scatenarlo la decisione dei giudici del tribunale del Riesame di annullare il provvedimento di misura cautelare emesso dal gip più controverso del tribunale di Treviso, rimettendo così in libertà Luca Furlan, il 49enne di Preganziol finito in carcere il 22 gennaio scorso, accusato dell’omicidio preterintenzionale della compagna Elda Tandura, 66 anni. La donna era morta il 24 ottobre per le conseguenze di un trauma cranico provocato, secondo il medico legale, da una caduta a terra indotta da una violenta spinta. A spingere la vittima secondo la Procura è stato Furlan, di cui ha chiesto la custodia in carcere. Concessa da Mascolo con un’ordinanza che però il Riesame ha bocciato, accogliendo il ricorso dell’avvocato dell’indagato, Alessandra Nava. Nel provvedimento mancherebbe «la valutazione critica degli elementi accusatori»: in sostanza il giudice avrebbe fatto troppi «copia-incolla».
Non è la prima volta che i provvedimenti di Mascolo vengono censurati o appellati e lui non se n’è mai fatto un cruccio. Ora però si difende: «Rispetto i giudici del Riesame, ma io sono convinto di aver fatto il mio dovere. La ricostruzione della Procura, secondo la quale erano state le percosse a cagionare la morte della donna, mi è parsa chiara e l’ho fatta mia. Forse avrei dovuto usare più parole, o parole diverse. E’ una questione di forma e non di sostanza, anche se in questo caso ritengo di non aver sbagliato nemmeno la forma». Mascolo è convinto che Furlan dovesse stare dietro le sbarre: «E’ pericoloso, soprattutto quando beve. E quindi ho concordato con il pm sul rischio di reiterazione del reato. Forse avrei dovuto trovare altri argomenti». La valutazione del Riesame lo ha fatto finire al centro di un nuovo caso che rischia di costargli caro. Mascolo infatti è gia sotto procedimento disciplinare del Consiglio superiore della magistratura per una lettera inviata ai giornali nella quale dichiarava: «Lo Stato non c’è più, io mi armo». Rischia il trasferimento d’ufficio. Lo confermano fonti interne al Csm. L’annullamento dell’ordinanza da parte del Riesame è, tutto sommato, il meno rilevante nel curriculum delle polemiche che hanno investito il magistrato ma può diventare «la goccia che fa traboccare il vaso». Troppa l’esposizione di Mascolo, che tra sentenze contestante, scarcerazioni facili e candidature lanciate e ritirate è spesso al centro delle cronache. Intanto a patire l’annullamento della sua ordinanza è la Procura di Treviso. «Siamo avviliti — dice il procuratore Michele Dalla Costa — soprattutto se le motivazioni del Riesame confermeranno che il problema non è il nostro lavoro. Sono errori purtroppo già visti». Il riferimento è alla scarcerazione, per lo stesso vizio di forma commesso dall’allora gip Umberto Donà, di una banda di giostrai accusati di assalti ai Bancomat. E ora si cerca di correre ai ripari: «La strada è in salita. Dovremo valutare se procedere con una nuova richiesta di misura cautelare a un altro gip. Ma il tempo passa».
Non mancano le reazioni politiche. Dice Laura Puppato, senatrice del Pd: «Stavamo attendendo con speranza che dopo essere stato richiamato e redarguito il giudice Mascolo venisse spostato, mi spiace non sia avvenuto. Auspichiamo che il Csm faccia ciò che deve». «Che fosse un personaggio controverso era assodato — nota il segretario veneto della Lega, Gianantonio Da Re — non entro nella materia giuridica, ma un omicidio è quanto di più serio esista e richiede un’analisi approfondita degli atti. Dispiace perché in magistratura un comportamento non cristallino rovini il lavoro di molti che invece si impegnano».