Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Asco, scontro su rinvio e piano Finint

Braccio di ferro-bis nell’assemblea della Holding sulla fusione con la Piave e sulle scadenze della Madia: il cda prende tempo e incarica l’advisor per definire la via d’uscita

- Gianni Favero © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

L’assemblea di Asco Holding opta per TREVISO un altr o rinvio sulle decisioni da assumere per rispettare la legge Madia. E intanto il consiglio di amministra­zione decide di affidare a Finanziari­a Internazio­nale, in qualità di advisor, il compito di mettere ordine e redigere «un progetto anche in più fasi». Ma la divisione sul da farsi fra i sindaci è tutt’altro che vicina a rimarginar­si. Sono i dati che compongono l’esito dell’assemblea dei soci convocata ieri, a Pieve di Soligo, per discutere l’ordine del giorno presentato da una minoranza di soci, compreso il privato Plavisgas, che, se approvato, avrebbe impegnato il cda a procedere verso la fusione inversa nella controllat­a quotata Ascopiave.

In un’altra giornata difficile sul fronte delle utility venete, di fronte alla decisione, presa tra Verona e Vicenza, con cui le multiutili­ty Agsm e Aim, con i sindaci di Verona e Vicenza, Federico Sboarina e Achille Variati, che hanno comunicato il congelamen­to delle trattative per la fusione tra le due società fino a dopo le elezioni. Uno stop che sa però tanto di addio definitivo, dopo un oltre un anno di trattativa.

E ieri pomeriggio è andato in scena il capitolo Asco. L’ordine del giorno per mettere ai voti la fusione tra Holding e Piave è stato per la seconda volta respinto da una maggioranz­a che, per peso di azioni rappresent­ate, non va oltre il 65%, dunque tutt’altro che schiaccian­te. La manovra è quella che i proponenti vedono come unica soluzione valida per non infrangere la norma sulla vendita delle società partecipat­e. Ed è anche la questione che condensa tutte le divergenze fra due «cordate» di amministra­tori: la più corposa, rappresent­ata in larga misura da municipi governati dalla Lega, vorrebbe invece una fusione con l’altra controllat­a, non quotata, e cioè Asco Tlc. Sullo sfondo c’è il ruolo del socio privato Plavisgas, che detiene l’8,61% della holding.

Riassunto per sommi capi lo scenario, l’impronta che deriva dagli interventi di ieri di alcuni sindaci, favorevoli all’una o all’altra soluzione, è quella di una preoccupaz­ione per le incognite che pesano sul percorso da compiere e per il poco tempo a disposizio­ne. In ordine di tempo la prima data cruciale è il 7 marzo. In quel giorno il Tar del Veneto dovrà esprimersi su un ricorso presentato proprio da Plavisgas contro gli amministra­tori orientati, con le delibere dei rispettivi Comuni, alla soluzione Asco Tlc. Un percorso ritenuto dal ricorrente sbagliato e che danneggerà, se non lo ha già fatto per le troppe incertezze, il valore delle azioni degli enti locali. «In una settimana il mio Comune ha perso 1,8 milioni – fa presente il sindaco di Spresiano, Marco Della Pietra – e di questo qualcuno dovrà rispondere». Così un’azione legale è partita anche dai suoi uffici ma questa volta contro il Cda di Asco Holding. E forse non è un caso se anche il sindaco di Maserada, Anna Sozza, che ieri avrebbe dovuto essere eletta al posto di un consiglier­e dimissiona­rio, ha chiesto il rinvio anche di questo punto. Tornando al Tar, è stata la necessità di attendere un suo pronunciam­ento la ragione con cui è stata motivata dai più lo slittament­o della decisione sulla fusione.

La seconda scadenza sottolinea­ta più volte è quella del 23 marzo, indicata come termine ultimo per compiere una scelta ma, secondo altri, invece per niente vincolante. Anzi, ci sarebbe tempo fino al 30 settembre che, però, non è poi così lontano. «Forse – ha detto Ruggero Feltrin, sindaco di Trevignano – concedere all’advisor quattro mesi per elaborare un progetto è troppo. Si rischia di arrivare ad agosto con un nulla di fatto». «Vero che il consulente scelto conosce bene il territorio – è stato il sibilo di Marco Serena (Villorba) – ma il problema è che casomai lo conosce troppo bene». Se doveva essere un profession­ista terzo, insomma, andava preso lontano dai complicati impasti politici locali. «Il sindaco di Spresiano mi denuncia? È una cosa che dispiace – ha commentato a margine il presidente, Giorgio della Giustina – ma se voleva intimidire è del tutto fuori bersaglio». Per Alberto Cappellett­o (San Biagio di Callalta), Della Pietra «agisce solo per interesse individual­e e, per paradosso, la sua azione mette solo in difficoltà la società di cui è egli stesso socio». Stefano Marcon (Castelfran­co), non ha poi dubbi nell’attribuire le lentezze «proprio a chi ha fatto ricorso sulle nostre delibere». E questo è il clima sul quale Finint lavorerà.

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