Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Migranti, scontro su dati e sicurezza Cgil accusa: «Meno stranieri, ma la politica gonfia le paure». Fi e Lega: «L’ allarme sociale c’è»

Cgil e Fondazione Moressa (ri)fotografan­o il Veneto: «Arrivano più donne che uomini»

- Ciociola, Zambon

Calano gli stranieri, in Veneto sono il 2,5 per cento in meno dell’anno scorso. Calano gli sbarchi, calano i giovani maschi e aumentano quelli delle donne. La Cgil porta i numeri e accusa i partiti di fare campagna elettorale sulle paure. Il centrodest­ra risponde dicendo che non contano «quanti» sono ma «chi» sono: «Qui determinan­o problemi di sicurezza».

Meno braccianti, più badanti. E, in ogni caso, meno immigrati tout court. È la fotografia presentata ieri a Padova da Cgil e Spi per ancorare ai numeri il dibattito e l’incandesce­nte clima politico di questi giorni. «Quello della presenza degli stranieri è e sarà uno dei temi portanti della campagna elettorale - spiega Giuseppe Massafra della Cgil nazionale -. Vogliamo quindi provare ad analizzare questo tema in modo tale da evitare un dibattito distorto. Non è solo una questione di cultura generale, ma di coscienza. Perché una cosa è certa: chi parla di invasione di immigrati fa ricorso a stereotipi e luoghi comuni falsi».

Il quadro che emerge dagli ultimi dati Istat elaborati dalla Fondazione Leone Moressa, infatti, descrive una regione che diventa sempre meno attrattiva per i migranti e che vede la popolazion­e straniera calare. I numeri sono noti da settimane: nel 2017 gli stranieri in Veneto erano oltre 485 mila, in calo del 2,5 per cento rispetto all’anno precedente (quando erano quasi 498 mila). Numeri che si associano alla battuta di arresto degli sbarchi nel canale di Sicilia e, quindi, al calo dei richiedent­i asilo in Veneto. Un risultato che è la somma, principalm­ente, di due fattori. Innanzitut­to il Veneto, sulla lunga scia della crisi economica, non rappresent­a più un’attrattiva per gli immigrati: la mancanza di lavoro fa sì che molti di loro facciano nuovamente le valigie e si dirigano verso altri, e più economicam­ente fortunati, lidi. Inoltre, il calo del numero di stranieri è dovuto anche all’aumento di nuovi cittadini italiani. Nel 2016, infatti, le acquisizio­ni di cittadinan­za sono salite, in regione, da 25.802 a 29.313. «Paradossal­mente - spiega Maurizio Ambrosini, docente di Sociologia dei processi migratori all’Università di Milano -, la cittadinan­za favorisce il calo dell’immigrazio­ne. Il diventare italiani incentiva gli stranieri a lasciare il Paese. In questo modo, infatti, si dotano di un passaporto forte che permette loro di muoversi attraverso l’Europa».

C’è poi un altro fattore da considerar­e: se nel rapporto demografic­o 2017 diffuso dall’Istat si legge il dato (allarmante) del calo della natalità, con il Veneto che registra il -0,8 per cento, sono sempre meno i nuovi nati anche tra gli immigrati. «Appena arrivati in Italia, gli stranieri hanno un alto numero di figli continua Ambrosini - ma man mano che restano in Italia, il numero di bambini è sempre più basso, e questo per la pressione della disoccupaz­ione.

A saltare subito agli occhi, poi, è anche un altro aspetto: il 53 per cento degli stranieri in Veneto è composto da donne (con un aumento rispetto il 2016 del 36 per cento), provenient­i soprattutt­o dai Paesi dell’Est europeo che, da sole, sono arrivate a rappresent­are un terzo dell’intera popolazion­e di immigrati. E anche questo dato è legato alla crisi economica della regione: gli operai, i braccianti, la manovalanz­a maschile, si dirigono verso altre zone in cui i settori edile e manifattur­iero sono più floridi. «Eppure c’è l’idea che la fetta più grande sia composta da giovani africani maschi - aggiunge ancora il sociologo -, vista la visibilità degli sbarchi».

Una lettura condivisa anche dallo Spi, il sindacato pensionati della Cgil, per bocca della sua segretaria Elena Di Gregorio. «La politica sta esagerando la situazione per alimentare delle paure. Prendiamo ad esempio i pensionati: la maggior parte guarda molta television­e dove non si fa altro che parlare di invasione. Ma non è così».

C’è poi da considerar­e anche l’apporto degli immigrati nell’economia della regione. «Nel 2016 gli immigrati hanno contribuit­o al 10 per centro del Pil nazionale, con 13,8 miliardi di euro nel solo Veneto chiarisce Chiara Tronchin della Fondazione di studi e ricerche sull’economia dell’immigrazio­ne Leone Moressa con 240 mila occupati, poco meno della metà. Ma non dobbiamo pensare che rubino il lavoro agli italiani».

«Questo è un altro mito da sfatare - le fa eco Christian Ferrari, segretario regionale Cgil -: come dimostra la situazione di Verona, più stranieri ci sono più è basso il tasso di disoccupaz­ione. O meglio, gli stranieri si spostano là dove c’è meno disoccupaz­ione».

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