Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Autonomia, Gentiloni e Renzi dietro la svolta Zaia: «Superato il guado»
Il timore di una bomba sulle elezioni. Il governatore: guado superato
Nel mezzo del cammin. Anzi, un po’ più in là. «Diciamo che non siamo più a metà del guado, siamo un po’ più verso riva», per dirla come l’ha detta ieri il governatore Luca Zaia da Verona. Si parla ovviamente della trattativa che il Veneto — assieme a Lombardia e Emilia — ha intavolato con Roma per avere dal governo centrale maggiori forme di autonomia, dopo il mandato avuto dai 2,5 milioni di veneti al referendum dello scorso 22 ottobre. Come raccontato ieri, tra domenica e lunedì si è assistito ad un passaggio decisivo: dopo mesi di lavoro, il governo — meglio, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianclaudio Bressa, che ha la delega dal premier a trattare — ha accolto due fondamentali richieste della Regione. Cioè quella di abbandonare da un lato il criterio della «spesa storica» per i trasferimenti necessari a coprire le nuove competenze; e dall’altro lato di far «compartecipare» la Regione al prelievo dei tributi.
Una svolta importante, appunto, che ha dato la stura ad una serie decisiva di effetti: l’assemblea regionale dell’Emilia, che ha dato l’ok alla firma dell’intesa con il governo (senza i voti contrari della Lega); la Lombardia, che si è detta d’accordo sul testo «all’80%»; il Veneto che ha annunciato di essere pronto a firmare. Proprio domenica, tuttavia, la trattativa sembrava essersi incagliata: il controdocumento che il Veneto voleva spedire a Roma, pubblicato in esclusiva dal nostro giornale, mostrava tutte le perplessità della Regione sulla prima bozza di accordo. E sembravano differenze incolmabili. Per cui ieri l’interrogativo era questo: c’è stato qualcuno o qualcosa che ha dato un input decisivo? Un
deus ex machina che è intervenuto dall’alto a dirimere i nodi e a far procedere l’iter che rischiava di finire nelle sabbie mobili? Tra le bocche cucite dei tecnici, che stanno assistendo le parti e quelle dei diretti interessati, cioè i presidenti di Regione, un elemento interessante è tuttavia emerso. L’idea è che a dare il placet al passo in avanti, fatto poi da Bressa e dal suo team, siano stati proprio i piani alti del governo e del Pd: il premier Paolo Gentiloni e soprattutto il segretario Matteo Renzi. «Hanno chiesto a Bressa di sminare il pericolo che la trattativa si interrompesse e il caso potesse così esplodere nella campagna elettorale», confidava ieri una fonte. Il punto cruciale, in particolare, su cui si sarebbero mossi i vertici del Nazareno e di Palazzo Chigi sarebbe stato quello relativo al superamento della «spesa storica». Insomma, è stato quando si è capito che sarebbe arrivato il via libera su quel punto che c’è stata l’accelerata. E una prima nuova bozza di accordo, contenente questo tema, risulta che sia stata spedita da Roma a Venezia già domenica sera.
Ora dunque siamo un po’ oltre la metà del guado, come ha dichiarato Zaia. Certo, restano da limare ancora alcuni aspetti (in particolare per quanto riguarda la materia dell’ambiente, su cui il Veneto chiede più manovra), però la direzione sembra essere tracciata. «Le tre Regioni firmeranno insieme davanti a Gentiloni entro 710 giorni», si sussurrava ieri.
E si sarebbe convinto anche Zaia: è vero che arriverebbe al traguardo assieme a Lombardia ed Emilia, ma lo spettro di un nuovo governo «ostile» all’autonomia, che potrebbe far ricominciare tutto da capo (resterebbe allora la via Catalana?), e, soprattutto la convinzione che la storia lo farà comunque emergere come il vero artefice di questa stagione riformista, gli avrebbero fatto sciogliere le ultime riserve.