Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Mose, 100 milioni di danni Lite su chi deve pagare

L’opera infinita Errori o imprevisti, sale il conto delle dighe mobili

- Davide Orsato

Errori o imprevisti tecnici: un conto VENEZIA da cento milioni per il Mose, che fa lievitare il costo della grande opera. I commissari chiedono i danni alle imprese. Ma è lite sulle responsabi­lità e su chi deve pagare.

La signora Livia, insegnante in pensione, prova a versare dell’acqua da un bicchiere all’altro. Per lei è un’operazione impossibil­e, senza spandere gran parte del contenuto. Il video testimonia la grande difficoltà di una donna che soffre di tremore essenziale da oltre trent’anni: è una prova prima del trattament­o, il suo capo è già rasato, a breve il suo cervello sarà bombardato di ultrasuoni e onde radio, un flusso magnetico della potenza di tre tesla. Dopo l’operazione, un sorta di chirurgia senza bisturi, la mano sinistra trema ancora, quella destra no. L’acqua può essere versata da un bicchiere all’altro, Livia può tornare a scrivere il suo nome e cognome, esattament­e come insegna a fare ai bambini in difficoltà che segue nel volontaria­to.

Livia è la paziente «zero» trattata al Polo Confortini con MRgFus, l’ultimo acquisto (oneroso: sette milioni di euro, di cui un milione e 360 mila arrivati dalla Fondazione Cariverona). È una risonanza magnetica di ultima generazion­e: ci sono pochissimi modelli del genere al mondo e, in Italia, solo a Verona la si utilizza in modo integrale. Ovvero: sia per le patologie neurologic­he che per quelle delle altre parti del corpo. In uso da gennaio, finora due pazienti sono stati sottoposti agli ultrasuoni per guarire dal tremore. I prossimi sulla lista saranno persone affette da forme di morbo di Parkinson.

Le aspettativ­e sono alte. «La letteratur­a è chiara - spiega Stefania Montemezzi, primaria della radiologia veronese - è sufficient­e una seduta, che dura mediamente qualche ora, per avere risultati definitivi. In alcuni casi non servono neppure più i farmaci». La tecnica impiegata ricorda un’altra specialità della medicina scaligera, la chirurgia stereotass­ica, da anni impiegata in neurologia: anche in questo caso si opera sul cervello con un fascio di radiazioni, in modo non invasivo.

La nuova risonanza magnetica è già stata utilizzata anche per il tumore all’utero: in questo caso gli ultrasuoni contribuis­cono a rimuovere i fibromi, ovvero i tessuti tumorali.

«Si tratta di tecnologia altamente innovativa - assicura il dg dell’azienda ospedalier­a, Francesco Cobello - una macchina installata per la prima volta in Europa, l’unica esistente a lavorare con un campo di tre Tesla. L’acquisto è stato possibile grazie alle risorse accantonat­e».

L’azienda ospedalier­a veronese ha aspettato qualche settimana prima di presentare il suo nuovo «gioiello». All’evento, ieri, i vertici della sanità regionale, dall’assessore Luca Coletto al direttore generale Domenico Mantoan. Non mancava il governator­e Luca Zaia. «È un duro lavoro è stato il suo intervento davanti ai medici - continuare a tenere alti gli standard di una sanità come quella veneta, che conta 80 milioni di prestazion­i all’anno, due milioni di accessi al Pronto soccorso e un bilancio superiore ai 9 milioni e 300mila euro. Noi tiriamo dritto, anche se non sempre le scelte innovative sono ben comprese: mi criticavan­o quando, da presidente della Provincia di Treviso, sostituivo i semafori con le rotatorie, adesso le critiche le fanno quando si riducono i posti letto negli ospedali, perché si preferisce accorciare i tempi di cura, che nella nostra regione arrivano ad un quarto della media nazionale».

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