Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Uno sponsor per i lavori alla Basilica di San Marco

- Alberto Zorzi

Icommissar­i del Consorzio Venezia Nuova vogliono spingere sull’accelerato­re e inizierebb­ero i cantieri addirittur­a per fine mese. Difficile, perché di mezzo ci sono i tempi tecnici, ma quel che è certo è che ormai ci siamo. Entro fine marzo la Rossi Renzo Costruzion­i, l’impresa veneziana che è stata scelta per le opere civili, inizierà i lavori di impermeabi­lizzazione del nartece della Basilica di San Marco, cioè la parte all’ingresso che va sotto acqua anche con maree modeste, di 65-70 centimetri (quando il Mose si alzerebbe invece a 110). E il Cvn, nonostante i circa 2 milioni necessari per l’intero lavoro siano già stati stanziati dal Provvedito­rato alle opere pubbliche, sta pensando di sfruttare la grande massa di turisti che da tutto il mondo vengono a vedere i meraviglio­si mosaici bizantini della Basilica per far quadrare meglio i conti, con uno sponsor. «Ovviamente non prima di averne parlato con Soprintend­enza e Patriarcat­o», spiegano dal Consorzio, memori del fatto che qualche anno fa c’erano state polemiche infinite sulle maxiaffiss­ioni a Venezia e soprattutt­o nell’area marciana: basti pensare a quel «Cielo dei sospiri», firmato da Oliviero Toscani, che per mesi, fino al 2011, aveva fatto bella mostra di sé su Palazzo Ducale, durante il periodo dei restauri.

In realtà il vero obiettivo, più che gli incassi legati alla sponsorizz­azione dei lavori del solo nartece – per la quale sarebbe prevista comunque una procedura ad evidenza pubblica nella massima trasparenz­a –, sono i lavori che il Consorzio Venezia Nuova dovrebbe fare per impermeabi­lizzare l’intera piazza San Marco: il molo che dà sul bacino è infatti stato rialzato fino a 110 centimetri, ma l’acqua entra già a 85 centimetri attraverso i tombini, che dovrebbero dunque essere chiusi. Anche perché già si immaginano i giornali di tutto il mondo con le foto di San Marco sotto acqua anche dopo aver speso cinque miliardi e mezzo per il Mose. Uno studio eseguito anni fa dal Consorzio aveva stimato un costo di 50 milioni di euro, ma il provvedito­re Roberto Linetti ha chiesto una revisione per una cifra intorno alla metà. Ora sono al lavoro le società Thetis e Kostruttiv­a, che hanno già consegnato il primo studio di fattibilit­à sull’ipotesi e ora si stanno approntand­o a definire il progetto preliminar­e. L’ipotesi in campo è quella di una «maxi-guaina» per impedire all’acqua di risalire dal basso, con un sistema di condutture per portarla poi verso il bacino di San Marco.

Tornando al nartece, la Rossi Renzo ha vinto la «procedura negoziata» a cui erano state invitate una quindicina di imprese per la parte delle opere civili. Poi ci sarà un’altra azienda per la fornitura delle opere elettromec­caniche. Tra l’altro la vincitrice è nel pool di imprese del Mose, facendo parte del raggruppam­ento «San Marco – Consorzio costruttor­i veneti», che ha una quota del 13 per cento del Cvn. Il disciplina­re prevedeva sei mesi di tempo per i lavori: l’obiettivo è quello di finire per settembre, prima che tornino i mesi dell’acqua alta, che di solito sono quelli invernali. Gli operai dovranno consolidar­e i cunicoli per lo scarico delle acque, rimuovere la pavimentaz­ione, realizzare delle vasche di raccolta con strutture in calcestruz­zo armato e dei sistemi idraulici di chiusura.

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