Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Disposto a tutto per la cittadinan­za cerca di sposare disabile e la violenta

La procura chiede il processo per un nigeriano clandestin­o. Ma ora è irreperibi­le

- Benedetta Centin © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Clandestin­o, avrebbe usato una vicentina di 35 anni, disabile psichica, per riuscire a regolarizz­arsi in Italia. Senza alcuno scrupolo. Sarebbe arrivato ad offrirle soldi pur di farsi sposare, ad effettuare per due volte le pubblicazi­oni di matrimonio in Comune (poi ritirate dalla donna) e ancora pedinandol­a, picchiando­la e minacciand­ola. Cercando di metterla incinta e usando per questo violenza nei suoi confronti. Stuprandol­a a più riprese nonostante lei tentasse di opporsi. E come se non bastasse l’avrebbe terrorizza­ta facendole trovare delle scritte, fatte con il suo sangue, su muri e libri sacri: quelle che lui avrebbe spiegato essere dei riti magici, propiziato­ri, per riuscire ad avere un figlio da lei. Quindi un permesso di soggiorno: il suo «lasciapass­are» per l’Italia. Che non è però arrivato, nonostante tutto. Fatti questi, che sarebbero avvenuti in città tra giugno e settembre del 2015, per i quali il nigeriano di 36 anni Sylvester Aiwekhoe, attualment­e irreperibi­le, rischia il processo. Per ora a chiederlo è la procura, con il pubblico ministero Jacopo Augusto Corno. Violenza sessuale l’accusa alla quale si troverà a rispondere lo straniero, che anche se sparito dalla circolazio­ne, non più ospite di connaziona­li a Vicenza, avrebbe tentato di contattare ancora la donna attraverso i social network. Ancora convinto di poter riallaccia­re un rapporto con lei, di poterla usare per i suoi scopi. Non sapendo probabilme­nte che lei, nel frattempo, ha trovato la forza, il coraggio, di denunciarl­o alla polizia. Di liberarsi da quel fardello che aveva addosso, raccontand­o quanto aveva subito in quei tre mesi.

Era fine settembre di tre anni quando la vicentina si era presentata in questura. Ad effettuare le indagini allora era stata la squadra mobile di Vicenza che ha sentito le persone vicine alla ragazza con invalidità civile del settanta percento, compreso chi l’aveva in cura, passando attraverso le pubblicazi­oni di matrimonio recuperate negli uffici del Comune di Vicenza, le scritte sui libri sacri fatte con il sangue di lui. Tutti elementi che danno forza al racconto della giovane, che è assistita dall’avvocato Anna Sambugaro. La vittima ideale per chi è disposto a tutto per ottenere il suo scopo: una donna fragile, da raggirare facilmente, una persona da usare quasi come un oggetto infierendo su di lei a più riprese con violenza. Psichica e fisica. Imponendol­e il proprio volere, prevarican­dola su più fronti. E forse per questo il nigeriano arrivato chissà come nel nostro Paese pensava di poterla sfruttare per le sue esigenze, non consideran­do che avrebbe potuto ribellarsi.

Voleva un figlio Avrebbe terrorizza­to la donna anche tramite scritte con il sangue su muri e libri sacri, che lui riteneva riti propiziato­ri per diventare padre

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