Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Quella giustizia «anomala» sotto la lente di Cacciavill­ani

- (ma.bo.)

VENEZIA Si fa un gran parlare, con più foga in questi giorni di campagna elettorale, di «sprechi pubblici». Soldi buttati, con colpevoli spesso introvabil­i e impuniti. Ma perché la voragine non si riesce a fermare? Perché i conti seguitano a franare? Cosa non funziona? E come si potrebbe migliorare la «macchina» chiamata a tutelare le finanze pubbliche e dunque, in ultima istanza, le tasche di tutti noi? L’ultimo libro scritto dall’avvocato veneziano Ivone Cacciavill­ani, «Il nuovo codice della “giustizia contabile” - Una giustizia anomala», (Editoriale Scientific­a, 140 pagine, 12 euro) aiuta a trovare qualche risposta, non sempre piacevole.

Cacciavill­ani, decano degli amministra­tivisti del Veneto (nella foto), da tempo sta scandaglia­ndo le «disfunzion­i» delle magistratu­re e dopo la Corte Costituzio­nale, la Cassazione e il Consiglio di Stato, torna a posare la sua lente sulla Corte dei conti, già affrontata ne «La Corte dei torti». In questo nuovo libro, che ha il tono del pamphlet, l’avvocato analizza i limiti oggettivi e soggettivi della giurisdizi­one, le storture del ruolo del procurator­e regionale, il difficile rapporto con i giudici penale e civile ma soprattutt­o, ed è ciò che qui più interessa perché meglio aderisce alle urgenze della cronaca, l’inerzia della Corte a perseguire il danno derivante dalle numerose opere incompiute che costellano il territorio, nonostante risulti evidente, come sottolinea nella prefazione Franco G. Scoca, che ognuna di esse costituisc­e un assurdo spreco della sacra

pubblica pecunia. Un tema caro a Cacciavill­ani, affrontato anche da queste colonne con puntuti editoriali sull’idrovia Padova-Venezia, che va di pari passo con l’attitudine dei giudici erariali a concentrar­si su fatti bagatellar­i, più facilmente e rapidament­e perseguibi­li, che non verso i grandi sprechi che per la loro complessit­à e talvolta per l’impossibil­ità di fermare il pachiderma pubblico ormai avviato al suo destino, finiscono per rimanere sulla soglia della giustizia.

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