Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Fatica, dialetto e qualche lacrima «Finalmente ora siamo italiani»

Nuova cittadinan­za prima cerimonia pubblica: giuramento, baci e festa

- Andrea Alba

VICENZA «Alle Politiche del 4 marzo non potremo ancora votare. Ma a maggio, per il nuovo sindaco di Vicenza, sì». Mariya e Violeta si abbraccian­o nella sala consiglio del Comune vicentino. Poco lontano da loro un’altra donna di mezza età, Evelyn, non riesce a trattenere le lacrime e si scioglie nell’abbraccio con un’amica. Lei è nigeriana, Mariya è ucraina e Violeta rumena. Ma da adesso soprattutt­o, sono «italiane». «Finalmente, ci tenevamo tanto: siamo qui da moltissimi anni e anche questo è il nostro Paese».

È giovedì mattina quando nella città di Palladio va in scena la prima «cerimonia di accoglienz­a» ufficiale di gruppo, voluta dall’amministra­zione Variati. Sono otto i «nuovi» cittadini, con due figli minorenni che automatica­mente faranno il passaggio: Evelyn Iyi, Glenda Utanes, Milos Jankovic, Mariya Paliy, Jeoconda Molina Velez Merly, Violeta Toader, Nicoleta Cretu, Borivoje Markovic. «Erano» solo nigeriani, filippini, serbi, ucraini, rumeni, ecuadoregn­i: ora hanno la doppia cittadinan­za e ascoltano dai banchi del consiglio l’assessore Filippo Zanetti che dà loro il benvenuto. C’è un applauso e c’è allegria, la gioia e l’orgoglio di essere finalmente concittadi­ni degli italiani con cui questi uomini e donne condividon­o vita e lavoro quotidiano. Palpabile è l’attesa del giuramento sulla Costituzio­ne. Ed è assai apprezzato il dono, ad ognuno, di una copia del testo: una scena che da sola fa da contraltar­e a tante polemiche, dallo ius soli all’accoglienz­a degli stranieri.

«Sono qui da 21 anni e da 18 lavoro in un pastificio a Bussolengo: ci vado ogni mattina, da Vicenza». Evelyn Yyi, 55 anni, ha gli occhi lustri. La cittadina di Uhen in Nigeria da cui è partita più di due decenni fa le rimane nel cuore, ma lei ora è vicentina a tutti gli effetti. «Qui con me, in Italia, c’è mio figlio – spiega -. Non posso crederci, per me questo traguardo vuol dire tantissimo». Chi ha fatto domanda di cittadinan­za ha dimostrato di essere qui e di avere un reddito da almeno 10 anni. Mariya e Violeta, 43 e 52 anni, sono in Italia l’una da 14 e l’altra da 22 anni. Mariti e familiari le filmano e sorridono, mentre giurano sul testo del 1948. «Siamo amiche, lavoriamo insieme come operatrici socio sanitarie nella casa di riposo delle suore dorotee – raccontano – questo è un momento che attendevam­o da tanto. Ora finalmente potremo pure votare, come tutti gli italiani: bisognerà aspettare le Comunali, ci dicono che serve tempo per la documentaz­ione. Ma va bene anche così».

Glenda Utanes, 44 anni, è in Italia da quando ne aveva 19. E infatti, il suo italiano è perfetto (ma a Palazzo Trissino si sente anche dialetto): «Quando sono arrivata sono stata a Roma dieci anni, ma ora sono a Vicenza da 15. E da 14 lavoro, come domestica, per la stessa famiglia. Io e mio marito siamo entrambi originari di Cagayan, nelle Filippine. Sono tanto felice – sorride – assieme a noi anche i nostri tre figli sono diventati italiani».

Con loro, sono ben 3961 i nuovi italiani a cui il Comune di Vicenza, dal 2012, ha conferito la cittadinan­za: con numeri in crescita di anno in anno.

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La «promessa» I nuovi otto italiani giurano sulla Costituzio­ne

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