Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Rodin in mostra a Treviso Le sculture dell’interiorità
Al Museo Santa Caterina di Treviso antologica del grande scultore a cura di Goldin. Uno stile lontano dall’accademia, affascinato dalle imperfezioni dell’uomo
a pagina 17 Madiotto e Panfido
che fu una sorta di archivio per tutta la sua opera successiva: gruppi, singole figure vengono poi sviluppati individualmente come Le tre ombre (prima del 1886), splendido gesso che replica la stessa figura di uomo da tre angolazioni diverse, nella prima sala dove ci accoglie L’età del bronzo (1877) dagli echi michelangioleschi come il potente Adamo compagno di una più intimista Eva, dove il non-finito è grazia pura, tutti in bronzo.
È nel gesso che Rodin trova quella dimensione di «variabile d’anima» possibile, quella potenzialità fremente di infinito che il marmo e il bronzo non consentono. Così nella seconda sala, un San Giovanni Battista – gesso (1880) il cui modello fu un vigoroso e selvatico abruzzese – dialoga con Uomo che cammina elaborazione più tarda (1907) e esangue della medesima figura, resa però acefala e monca di braccia, efficacissima operazione «in levare», per ottenere grazie alla cancellazione della narratività la massima amplificazione della espressività possibile (certamente Rodin aveva in mente i kuroi della tradizione classica).
Molti i bronzi di piccole e medie dimensione che meritano una sosta non distratta, mentre l’occhio si posa sulle candide superfici dei marmi che spiccano nella sala ipogea, dove a farla da padrone è la gigantesca massa del Pensatore (1903): inizialmente concepito come Minosse per la Porta dell’Inferno la statua monumentale diventa invece il Poeta.
Una fusione in bronzo di Il Pensatore è a Meudon sulla tomba di Rodin, secondo le volontà dell’artista. E accanto Il pensiero, blocco grezzo di gesso da cui spunta una testa femminile: è la scultrice e compagna Camille Claudel con cui Rodin ebbe una storia tormentata e tragica (per lei) e di cui, all’incipit della mostra, è esposto un Ritratto di Rodin.
Tra i gessi da non perdere Studio per Iride del 1890-91 e Danaide del 1895, due pensieri desideranti, fatti materia. Nel chiostro grande, finalmente liberato da una ingombrante presenza equina, il grande bronzo del Monumento a Victor Hugo, mentre nel chiostro piccolo si deve ammirare il grande bronzo del 1887 Nudo monumentale di Jean d’Aire.