Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Corte conti, anno record Recuperati 19 milioni

- di Gloria Bertasi

di Gloria Bertasi

Oltre 19 milioni di euro nel 2017, nel 2016 erano 4,8 milioni. È stato un anno record per la Corte dei Conti. Lo dimostrano i dati che i magistrati contabili hanno diffuso sull’attività di controllo in Veneto. Un altro elemento positivo: per condanne, tempi di giudizio più che dimezzati rispetto al passato.

VENEZIA Anno dei record, il 2017, per la Corte dei Conti del Veneto. Per condanne, tempi di giudizio più che dimezzati rispetto al passato e soprattutt­o per gli importi che dovrebbero essere incassati e restituiti alle amministra­zioni locali. In tutto oltre 19 milioni di euro, quando nel 2016 erano 4,8 milioni, un terzo dell’anno scorso. Inoltre 4 sequestri hanno congelato, in attesa del processo, oltre 22 milioni di beni mobili e immobili. Tutto legato alla vicenda Mose, l’inchiesta sulle mazzette per la realizzazi­one della grande opera di Venezia che raggiungon­o 15 milioni di euro. Quanti ne verranno incassati è difficile saperlo, basti pensare che la Guardia di finanza ha trovato vuoti conto corrente e cassetta di sicurezza (c’era solo un migliaio di euro) dell’ex numero uno del Consorzio Venezia Nuova, Giovanni Mazzacurat­i, ma erano stati disposti sequestri per 21 milioni. La Corte dei conti non demorde ed è pronta a chiedere risarcimen­ti per danni di immagine ed erariali provocati da reato a imputati le cui accuse, in sede penale, sono cadute in prescrizio­ne.

«In ambito civilistic­o si possono ancora attivare azioni risarcitor­ie», ha spiegato ieri il procurator­e generale Paolo Evangelist­a, anticipand­o i contenuti della relazione che illustrerà oggi all’inaugurazi­one dell’anno giudiziari­o alla presenza del presidente delle sezioni riunite Angelo Buscemi. Nel mirino della Corte ci sarebbe Maria Giovanna Piva, ex magistrato alle acque la cui posizione nell’inchiesta del Mose è stata prescritta lo scorso settembre. Più complessa la vicenda che coinvolge l’ex sindaco di Venezia Giorgio Orsoni: non era ancora stato eletto all’epoca dei finanziame­nti alla campagna elettorale e probabilme­nte i giudici non potranno procedere.

Nel 2017 però non c’è stato solo il Mose. «E’ stato l’anno dell’applicazio­ne del nuovo codice — ha spiegato il presidente della sezione giurisdizi­onale Guido Carlino — che di positivo ha introdotto il rito abbreviato: il 7% dei giudizi aperti si è chiuso con l’immediato recupero dei soldi». Si tratta di oltre 281 mila euro restituiti in un mese. L’anno scorso sono stati recuperati quasi 2,7 milioni di euro, di cui 1,9 per «riparazion­i spontanee», 428 mila euro per l’esecuzione di sentenze e 54 mila da giudizi monitori. «Questi importi sono andati a enti del Veneto, in coerenza con l’autonomia di cui si parla tanto — ha sottolinea­to Evangelist­a — mentre nel penale i soldi vanno allo Stato, nel caso della Corte dei Conti restano nel territorio». Per quanto manchi personale («dovremmo essere in 9 ma siamo 4 giudici e un presidente», ha detto Carlino), le procedure si stanno velocizzan­do.

Sul fronte delle cause per pensioni è stato recuperato tutto l’arretrato e le istruttori­e pendenti al 31 dicembre erano 5.208, contro le 5.839 del 2016 e le 7.655 del 2015. Tra i casi affrontati le multe, revocate dalla giunta di Massimo Bitonci, degli autovelox sulla tangenzial­e di Padova pari a 3,9 milioni; il finto ginecologo che ha operato per 18 anni a Bassano (danni per 1,6 milioni); Ca’ Robinia a Nervesa della Battaglia, ossia l’ex discoteca che doveva diventare centro per disabili con fondi regionali trasformat­a invece in pub. I danni erariali nel settore socio-assistenzi­ale hanno raggiunto un picco di 7 milioni, di cui 4,2 per Ca’ Robinia. Ci sono poi medici dell’Usl con doppio lavoro, funzionari pubblici colpevoli di corruzione o assenteism­o, rimborsi gonfiati di politici e un’azienda di riscossion­e crediti, Aipa, che mai ha dato i soldi ai Comuni per cui operava.

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