Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Video Fanpage si muove la Procura

Nel mirino un’area di Fusina. «Massima trasparenz­a»

- Francesco Bottazzo

di Francesco Bottazzo a pagina 5

VENEZIA Si muove la procura di Venezia sull’inchiesta di Fanpage relativa allo smaltiment­o dei rifiuti e al riciclaggi­o dei soldi della Camorra a Porto Marghera. «Bisogna vedere dove e come sono stati registrati questi video e chi è stato — spiega il procurator­e capo Bruno Cherchi — È presto per parlarne, è necessario prima capire esattament­e ciò che è successo». Nel video postato dal sito internet si sente una donna con chiara cadenza veneta che si rivolge all’ex boss della Camorra, Nunzio Perrella, nelle vesti di «agente provocator­e», dicendogli: «Vedi quest’area di stoccaggio qui? Ci potrebbe essere una bella realtà. Qui ho il terminal, ho le navi che mi attraccano». La donna farebbe da mediatrice per un affare a Marghera: la realizzazi­one di un sito di stoccaggio. E poco importa se i soldi dell’interlocut­ore sono «sporchi», della Camorra, come spiega l’uomo, la risposta della mediatrice lascia poco spazio a dubbi: «Che problema c’è?».

In questo caso non c’entrerebbe­ro i rifiuti come avvenuto nelle inchieste di Fanpage in Campania, ma si tratterebb­e di un progetto per un’area che si affaccia sul canale sud a Fusina. All’agente provocator­e sarebbe anche stata mostrata la brochure con l’intervento previsto, come emerge dai 900 minuti di filmati con telecamera nascosta. La telecamera si soffermere­bbe sul progetto di stoccaggio di prodotti petrolifer­i della Venice Europe Gate sull’area ex Abibes di proprietà del Consorzio Tecnologic­o Veneziano. Da un paio d’anni intermedia­ri stanno cercando di proporre l’affare a vari investitor­i, senza successo ma non è detto che siano gli stessi che ha incontrato l’ex boss. Sul progetto c’è un parere favorevole del Comune di Venezia, seguito alla presentazi­one della brochure in cui viene sottolinea­ta l’ammissibil­ità dell’intervento per destinazio­ne d’uso e le attività previste. In realtà le autorizzaz­ioni ambientali (serve la valutazion­e di impatto ambientale) e amministra­tive sono complesse. L’area è tutta edificabil­e e verrebbe ceduta per 120 milioni. Saranno gli inquirenti a dover far luce sulla vicenda e a confermare o meno quanto emerge dal video registrato che apre uno squarcio sul futuro di Porto Marghera. «Quest’area è da sempre al centro di traffici e intrighi che riguardano usi ambigui, illeciti e/o criminali di impianti industrial­i — sottolinea il presidente della Municipali­tà di Marghera Gianfranco Bettin — Per questo chiediamo la massima trasparenz­a sia nel merito dei progetti sia sulle procedure autorizzat­ive, e per questo abbiamo criticato le politiche regionali superficia­li e la cancellazi­one dell’Osservator­io ambiente e Legalità-ecomafie». E mentre i deputati di Liberi e Uguali Michele Mognato e Giulio Marcon sottolinea­no la necessità di «sentinelle» sul territorio («Dobbiamo tenere accesi i riflettori e garantire a Marghera un futuro di reindustri­alizzazion­e e innovazion­e»), il candidato M5s Antonino Abrami chiede un’attenzione continua sulle ecomafie «perché le attività investigat­ive e il giudizio possano essere condotte con la serenità e la severità che meritano la difesa dell’ambiente e della giustizia».

Nel video la donna, per accreditar­si agli occhi del presunto imprendito­re del Sud, afferma di doversi trovare «con il sindaco e il ministro che viene sull’area». Il 26 gennaio in effetti Gian Luca Galletti (Ambiente) ha partecipat­o a Marghera ad un evento pubblico e secondo Fanpage avrebbe incontrato sia la signora che l’infiltrato, ma il ministro afferma di non avere alcun ricordo.

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