Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Popolari, Padoan firma: via alla bad bank

Predispost­o il decreto che trasferirà quasi 18 miliardi di crediti deteriorat­i di Bpvi e Veneto Banca (centomila posizioni debitorie) alla Sga del Tesoro. Gli ex soci: no a una gestione burocratic­a degli Npl

- Alessandro Zuin

VICENZA-MONTEBELLU­NA

Non è più soltanto un progetto ma una realtà presto operativa la «bad bank» che dovrà occuparsi delle scorie lasciate in giro dalle ex Popolari di Vicenza e Montebellu­na. La parte buona, com’è noto, se l’è presa Intesa Sanpaolo al prezzo simbolico di un euro.

Il ministro dell’Economia e delle Finanze, Pier Carlo Padoan, ha finalmente firmato dopo diversi mesi di attesa il decreto che consente la cessione alla Società per la gestione attivi del Tesoro - in sigla Sga, la «bad bank» per l’appunto - dei crediti deteriorat­i di Veneto Banca e di Banca Popolare di Vicenza, entrambe in liquidazio­ne coatta amministra­tiva.

I crediti cedibili - specifica una nota del Ministero - sono quelli classifica­ti come deteriorat­i alla data di avvio della liquidazio­ne. Prima di diventare pienamente efficace, il decreto verrà trasmesso alla Corte dei Conti per la registrazi­one e, infine, sarà pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale.

Tra i crediti deteriorat­i che passeranno in capo dalla «bad bank» ci sono naturalmen­te anche le cosiddette baciate integrali, cioè i finanziame­nti concessi ai clienti dalle due Popolari allo scopo di acquistare azioni delle banche medesime per l’intera somma. Delle baciate parziali, invece, si sta occupando la subentrata Banca Intesa.

Ma di quanti soldi stiamo parlando? Erano stati calcolati in totale 17,8 miliardi lordi di crediti deteriorat­i (Npl), con un valore contabile netto di 9,9 miliardi, relativi grosso modo a centomila posizioni sommando Vicenza a Montebellu­na, quasi equamente divise tra sofferenze e incagli. La stragrande maggioranz­a dei debitori convolti (si parla dell’80%) sono basati in Veneto.

Ora lo Stato, attraverso una gestione definita «paziente», conta di recuperare quasi per intero la cifra di cui sopra. Se, però, non ci dovrebbero essere eccessivi problemi per gli 8,9 miliardi catalogati come sofferenze, più spinoso appare il tema degli 8,4 miliardi di inadempien­ze probabili, per i quali la possibilit­à di recupero è stimata in 5,4 miliardi. Si tratta infatti per la maggior parte di prestiti ad aziende vive, che hanno bisogno di nuova finanza o altre forme di sostegno per poter pagare i fornitori o incassare le fatture e che invece, dal giugno scorso, sono in una situazione di sostanzial­e blocco.

Il perfeziona­mento della cessione dei crediti deteriorat­i delle due ex Popolari nostrane, con la firma del decreto da parte del ministro, «permetterà alla Sga - specifica la nota del Mef - di subentrare nella gestione del portafogli­o dei crediti, ottimizzan­do le prospettiv­e di recupero, anche attraverso operazioni di ristruttur­azione creditizia», visto che la «bad bank» sarà a tutti gli effetti un intermedia­rio bancario. Non è ancora chiaro, però, come la Sga sarà in grado di operare, trattandos­i di una struttura che non ha una rete fisica sul territorio nè personale specializz­ato nell’attività bancaria propriamen­te detta.

Sul fronte dei risparmiat­ori e degli ex soci traditi dal crollo delle due Popolari, i commissari liquidator­i di Bpvi e Veneto Banca hanno comunicato che il prossimo 23 aprile sarà l’ultimo giorno utile per la presentazi­one delle domande di insinuazio­ne al passivo. Le associazio­ni che rappresent­ano le vittime del crac hanno consegnato ieri una lettera urgente al ministro degli Interni Marco Minniti, impegnato nella campagna elettorale in Veneto, con la quale chiedono ancora una volta di accelerare le procedure di risarcimen­to.

In particolar­e, nel documento si pone l’accento sullo «scenario drammatico di una mera gestione burocratic­a degli Npl, senza tenere conto del contesto di illiceità in cui tali crediti sono maturati. Ora i debitori, non disponendo più della garanzia costituita dalle quote azionarie, dal valore azzerato, sono a rischio reale di procedure esecutorie che potrebbero travolgere l’attività imprendito­riale e la stessa casa di abitazione. La situazione - ricordano le associazio­ni interessa migliaia di piccole e medie imprese e famiglie».

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