Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

PICCOLI E SEMPRE DIVISI

- di Gigi Copiello

Magari pensate che sono piccoli. Ma attenti a come parlate. Sono i miei paesi delle valli dell’Astico e Posina. Nove Comuni che fanno 12.500 abitanti. Erano molti di più, anni fa. E non fosse per i «foresti» dell’Est e dell’Africa, sarebbero ancor meno.

Ho un paio di nipoti e un altro paio tenuti a battesimo: tutti a Milano. Per quelle valli e per me l’unica cosa sicura è l’età che avanza: la media per loro, gli anni per me. Niente prediche: in Veneto succede lo stesso: in meno (24.000 in tre anni) e più vecchi. Torniamo in valle. Pochi e più vecchi, ma nessuno vuol cedere. Laghi con 129 abitanti è il Comune più piccolo del Veneto, c’é quasi niente ed è difficile persino ricordare quando c’erano le scuole. Ha fatto con Arsiero il consorzio per il becchino del camposanto e niente di più. Ognuno a casa sua. Baruffa dopo baruffa, il sindaco di Posina è andato al di là del Pasubio e la vecchia Comunità dell’AsticoPosi­na è rimasta senza. Ci hanno provato, Arsiero e Tonezza, a mettersi insieme.

Ovviamente il progetto è stato bocciato. Piano, «piano con i sassi». Si è mai visto in valle un assessore regionale, meglio ancora Zaia, che dicesse: «fate voi, ma per noi sarebbe meglio così e così»? Mai visti. Aggiungo: anche i preti ci hanno messo del loro. Le case di sinistra Astico sono in diocesi di Padova, quelle di destra Astico in diocesi di Vicenza.

Parlo di case non a caso: quelle di Forni sono del Comune di sinistra Valdastico, ma nella diocesi di destra Vicenza. Con la storia poi dei Comuni confinanti con Trento, sono arrivati soldi a Laghi, Lastebasse, Pedemonte, Posina e Valdastico. Milioni di euro, bei soldi. Magari per spenderli insieme, magari per aprire qualche nuova prospettiv­a di turismo e lavoro? Insieme, neanche parlarne. Anzi: Pedemonte pensa di passare il confine e tornare sotto Trento. Insomma: 9 Comuni e ognuno per sé. L’età avanza e i giovani se ne vanno. Ma anche: aziende che dire «multinazio­nali tascabili» è il minimo. Forgital cominciò il suo gran balzo quando rilevò uno stabilimen­to in Francia. Mario della FOCiscato si è diversific­ato con la storica «De Pretto» di Schio. ForgeRossi e Siderforge si sono addirittur­a fuse in Siderforge­rossi. Secondo loro, tutti loro, è l’unico modo per «stare al mondo». Con questo, siamo al completo: siamo in Veneto. Qua o si innova o si muore, là manco morti si innova. Il bello è che sono gli stessi: Roberto ha fuso la Siderforge­rossi, ma la sua Posina rimanga com’è. Sbaglia? No, ha input diversi e contrari: in fabbrica il mondo gli dice «cambia e diventa grande», in paese un altro mondo gli dice il contrario. É questo il mondo della Regione Veneto, delle sue leggi e dei suoi orientamen­ti. Prendiamo la recente legge sul consumo di suolo, che ha suddiviso il Veneto in 31 ASO. Come è andata nelle mie Valli? Arsiero è finito con l’altopiano di Asiago, Posina nelle Piccole Dolomiti, Velo d’Astico è calato nell’alta pianura. Confinano tra loro, hanno le fabbriche a cavallo, ma vengono spediti ai tre poli cardinali. La Regione Veneto fa così: per ogni problema una soluzione diversa e magari contraria: 7 provincie, 9 USL, 5 CCIAA, 31 ASO, etc. etc.. E’ questa la visione della Regione che di dice campione del federalism­o? Sì, é questa: il sindaco di Laghi. E se arrivano soldi? Sarà come con i soldi dei Comuni di confine: ancora di più, ognuno per sé. Nel frattempo, l’età avanza e i giovani se ne vanno.

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