Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Scontro su Veneto Strade che passa all’Anas «Ora Roma è padrona»
Per la Regione è un affare: da Roma arriveranno un sacco di soldi. Ma per le opposizioni in consiglio regionale il passaggio di potere con la maggioranza delle azioni di Veneto Strade all’Anas è la fine del «federalismo stradale». Da «Roma ladrona», è il commento, a «Roma padrona».
Veneto Strade a maggioranza Anas, c’è un accordo tra quelli firmati dal governatore Luca Zaia e l’amministratore delegato Gianni Vittorio Armani che l’opposizione non vede l’ora di studiare. A palazzo Ferro Fini si favoleggia di questo protocollo «secretato» che elenca le infrastrutture sulle quali la Newco dovrebbe investire dal 2020 al 2032 metà dei ricavi di Cav, la società del passante che Regione e Anas condividono al 50 per cento. E toccherà giovedì all’assessore alle Infrastrutture Elisa De Berti spiegare in audizione in commissione quali sono i progetti e disegnare il profilo di questa Veneto Strade «reloaded» col 51 per cento di Anas che avrà qualcosa come quattrocento milioni in portafoglio e, come spiega l’articolo 3 del protocollo d’intesa firmato venerdì, competenza su «progettazione, costruzione, manutenzione e gestione» delle infrastrutture.
Potrebbe insomma diventare una specie di Azienda Zero delle strade venete a patto che ministero delle Infrastrutture dia l’ok, le strade siano riclassificate e Veneto Strade sia qualificata come azienda «in house» della Regione. Troppe condizioni e infatti l’intesa chiarisce in coda che il patto non è vincolante. «Zaia è passato da Roma ladrona a Roma padrona ed è completamente venuta meno la coerenza scuote la testa il consigliere Pd Graziano Azzalin – Il controllo passa tutto ad Anas che avrà amministratore delegato, direttore tecnico e direttore legale. Che sia conveniente è tutto da dimostrare e sull’efficienza stendiamo un velo pietoso: basta vedere come Anas gestisce la Transpolesana, la Romea o la viabilità RovigoPadova. Senza dimenticare cosa è accaduto a dicembre a Cortina con la Statale Alemagna».
Venerdì Zaia e Armani hanno firmato l’intesa, domani Zaia e il governo firmano l’accordo per l’autonomia del Veneto: un tempismo sfocato obietta Marino Zorzato (Ap), consigliere regionale, già vice presidente della giunta Zaia e che di Veneto Strade fu il primo presidente. «Avrei capito sei mesi fa, ma a ridosso dell’autonomia non vedo le motivazioni – alza le spalle – Oltretutto era già previsto che i ricavi di Cav fossero investiti in Veneto dal 2019». Tutti i 600 milioni che si stima si incasseranno, tra l’altro, non metà. «Ma ho stima della struttura regionale e spero mi forniscano motivazione che politicamente adesso non capisco e non vedo», conclude Zorzato. La Lega non disdegna l’aiuto di Roma, nota Andrea Zanoni, Pd: «Prima le Ferrovie, ora le strade. Questo accordo pone fine al mito della presunta autosufficienza veneta».
La manovra era stata preparata dall’articolo 1 del collegato alla finanziaria che Piero Ruzzante, Liberi e Uguali, non ha votato. «Dopo il referendum
Azzalin Anas controllerà ogni cosa, che sia conveniente è tutto da dimostrare
per l’autonomia per chiedere 23 materie, adesso il Veneto fa una società con l’Anas – sorridono Ruzzante e il deputato di Leu Michele Mognato – Non siamo pregiudizialmente contrari alla collaborazione con Roma, noi. Ma Zaia lo è: evidentemente è stato costretto a baciare il rospo». Si vedrà se si trasformerà in principe, ragionano in casa leghista, ma intanto la Regione si libera del problema della manutenzione delle strade che non è sua competenza fondamentale ma che ha ereditato un po’ per una leggina voluta nel 2007 dall’allora assessore Renato Chisso (il fondatore di Veneto Strade) in tempi di vacche grasse e un po’ perché le Province si sono viste tagliare i fondi . E quindi tutto il giro delle strade ex Anas date agli enti locali torna al punto di partenza: l’Anas. Che però oggi porta in dote 21 milioni l’anno per la gestione.