Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Altri quindici medici non timbrano l’Usl di Padova recupera 12mila euro
La Regione: sarà il cervellone a vidimare la libera professione
Non è isolato il caso dei 110 medici costretti dai vertici dell’Azienda ospedaliera di Padova a restituire le parcelle incassate per visite e interventi eseguiti in libera professione perchè non hanno timbrato il cartellino. Dopo gli altri camici bianchi richiamati per lo stesso motivo dalle Usl di Treviso, Verona, Belluno e Rovigo, il cerchio si chiude nella città del Santo. L’Usl 6 Euganea, la più grande del Veneto, ha individuato 50 medici incappati nella medesima anomalia, accertando poi l’effettivo comportamento scorretto in 15 di loro. Tutti hanno dovuto restituire i guadagni percepiti nelle ore di intra moenia non certificate dalla timbratura del cartellino, per un importo totale di 12mila euro (sui 10 milioni complessivi tra il settembre 2016 e il settembre 2017 fruttati dalla libera professione di 500 dottori).
Ennesima prova, per la Regione, della necessità di fare chiarezza sullo svolgimento dell’intra moenia. L’assessore alla Sanità, Luca Coletto, venerdì ha convocato i sindacati di categoria per proporre loro l’adozione di un provvedimento da poco in vigore in Lombardia. Adesso funziona così: quando arriva in ospedale, il medico deve timbrare l’inizio e la fine dell’attività istituzionale digitando un codice apposito sul suo badge. Dopodiché, se esercita la libera professione, deve timbrarne l’inizio e la fine con un altro codice. Il che diventa macchinoso per chi passa più volte nel corso della giornata dall’impegno pubblico a quello privato. E allora, per agevolare l’iter ed evitare dimenticanze, la Regione ha pensato di fare così: ogni medico comunicherà al Cup dedicato all’intra moenia giorni e ore in cui la svolgerà e sarà il cervellone centrale dell’azienda di riferimento a certificare in automatico la fine della sua presenza in corsia e l’inizio delle prestazioni private. Il camice bianco dovrà solo timbrare l’uscita, una volta concluse le ore di libera professione.
Il metodo è gia ampiamente sperimentato a Palazzo Balbi, dove per i dipendenti della Regione scatta lo stop all’attività dalle 12 alle 13, per la pausa pranzo. Se uno utilizza meno tempo, basta timbrare il rientro anticipato. Il procedimento automatico si potrà replicare in tutte le dodici aziende sanitarie venete perchè il sistema informatizzato è gestito dalla stessa ditta, la Sigma, e poi ogni Cup ha le aziende dei medici impegnati nella libera professione. E quindi vengono messe in lista le prestazioni a lui riferite. Nella giornata in cui, per esempio, non dovessero esserci appuntamenti per quel determinato specialista, il cervellone centrale non ne vidimerà l’inizio dell’intra moenia. «Così la finiamo con la storia di timbrare o non timbrare — dice il governatore Luca Zaia — spero che i sindacati accettino questa soluzione, anche perché abbiamo altro di cui occuparci che non star lì a guardare i cartellini. E comunque non metterei sul banco degli imputati i medici, artefici di 80 milioni di prestazioni all’anno in Veneto. Se c’è qualche mela marcia, di quello si tratta».
Nella riunione di venerdì, alla quale parteciperà anche il segretario regionale alla Sanità, Domenico Mantoan, si parlerà poi del «distorto utilizzo» delle convenzioni con ambulatori o cliniche private in deroga alla delibera regionale che impone lo svolgimento della libera professione solo dentro le mura ospedaliere. Uso improprio alla base del «caso Pietro Litta», il chirurgo dell’Azienda ospedaliera di Padova licenziato e indagato per peculato dopo essere stato ripreso dalla Rai mentre intasca 250 euro in nero per una visita e ne chiede altri 2mila per evitare le liste d’attesa.