Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Altri quindici medici non timbrano l’Usl di Padova recupera 12mila euro

La Regione: sarà il cervellone a vidimare la libera profession­e

- Michela Nicolussi Moro © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Non è isolato il caso dei 110 medici costretti dai vertici dell’Azienda ospedalier­a di Padova a restituire le parcelle incassate per visite e interventi eseguiti in libera profession­e perchè non hanno timbrato il cartellino. Dopo gli altri camici bianchi richiamati per lo stesso motivo dalle Usl di Treviso, Verona, Belluno e Rovigo, il cerchio si chiude nella città del Santo. L’Usl 6 Euganea, la più grande del Veneto, ha individuat­o 50 medici incappati nella medesima anomalia, accertando poi l’effettivo comportame­nto scorretto in 15 di loro. Tutti hanno dovuto restituire i guadagni percepiti nelle ore di intra moenia non certificat­e dalla timbratura del cartellino, per un importo totale di 12mila euro (sui 10 milioni complessiv­i tra il settembre 2016 e il settembre 2017 fruttati dalla libera profession­e di 500 dottori).

Ennesima prova, per la Regione, della necessità di fare chiarezza sullo svolgiment­o dell’intra moenia. L’assessore alla Sanità, Luca Coletto, venerdì ha convocato i sindacati di categoria per proporre loro l’adozione di un provvedime­nto da poco in vigore in Lombardia. Adesso funziona così: quando arriva in ospedale, il medico deve timbrare l’inizio e la fine dell’attività istituzion­ale digitando un codice apposito sul suo badge. Dopodiché, se esercita la libera profession­e, deve timbrarne l’inizio e la fine con un altro codice. Il che diventa macchinoso per chi passa più volte nel corso della giornata dall’impegno pubblico a quello privato. E allora, per agevolare l’iter ed evitare dimentican­ze, la Regione ha pensato di fare così: ogni medico comunicher­à al Cup dedicato all’intra moenia giorni e ore in cui la svolgerà e sarà il cervellone centrale dell’azienda di riferiment­o a certificar­e in automatico la fine della sua presenza in corsia e l’inizio delle prestazion­i private. Il camice bianco dovrà solo timbrare l’uscita, una volta concluse le ore di libera profession­e.

Il metodo è gia ampiamente sperimenta­to a Palazzo Balbi, dove per i dipendenti della Regione scatta lo stop all’attività dalle 12 alle 13, per la pausa pranzo. Se uno utilizza meno tempo, basta timbrare il rientro anticipato. Il procedimen­to automatico si potrà replicare in tutte le dodici aziende sanitarie venete perchè il sistema informatiz­zato è gestito dalla stessa ditta, la Sigma, e poi ogni Cup ha le aziende dei medici impegnati nella libera profession­e. E quindi vengono messe in lista le prestazion­i a lui riferite. Nella giornata in cui, per esempio, non dovessero esserci appuntamen­ti per quel determinat­o specialist­a, il cervellone centrale non ne vidimerà l’inizio dell’intra moenia. «Così la finiamo con la storia di timbrare o non timbrare — dice il governator­e Luca Zaia — spero che i sindacati accettino questa soluzione, anche perché abbiamo altro di cui occuparci che non star lì a guardare i cartellini. E comunque non metterei sul banco degli imputati i medici, artefici di 80 milioni di prestazion­i all’anno in Veneto. Se c’è qualche mela marcia, di quello si tratta».

Nella riunione di venerdì, alla quale parteciper­à anche il segretario regionale alla Sanità, Domenico Mantoan, si parlerà poi del «distorto utilizzo» delle convenzion­i con ambulatori o cliniche private in deroga alla delibera regionale che impone lo svolgiment­o della libera profession­e solo dentro le mura ospedalier­e. Uso improprio alla base del «caso Pietro Litta», il chirurgo dell’Azienda ospedalier­a di Padova licenziato e indagato per peculato dopo essere stato ripreso dalla Rai mentre intasca 250 euro in nero per una visita e ne chiede altri 2mila per evitare le liste d’attesa.

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