Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Il musicista all’esordio «Ho deciso in treno c’è già chi mi ripudia»

- di Marco Bonet

«Giuro di dire la verità, tutta la verità, nient’altro che la verità».

Partiamo male, se davvero vuol fare il politico...

Il Maestro Leopoldo Armellini, fagottista, direttore del Conservato­rio «Pollini» di Padova, oltre cinquecent­o concerti solistici e cameristic­i nelle principali stagioni italiane, candidato per il Movimento Cinque Stelle al Senato, sorride: «Guardi, io sono il classico “candidato riluttante”, mai e poi mai avrei pensato di mettermi in politica. La direzione del Conservato­rio, nonostante le difficoltà, mi appaga completame­nte».

Dicono tutti così.

«La decisione l’ho maturata in treno, una sera, tornando da Roma. Ogni mese mi ritrovo con i colleghi per due giorni al ministero dell’Istruzione per parlare dei problemi che ci coinvolgon­o. Quella sera, triste e mortificat­o, pensavo tra me e me: qui ci vogliono morti, devo fare qualcosa».

In che senso?

«L’Italia, per investimen­ti nell’istruzione in rapporto col Pil, è al penultimo posto in Europa, dopo di noi c’è solo la Grecia. È un Paese moribondo, quello che non semina coscienza civile e cultura nelle future generazion­i, senza prospettiv­e né orizzonti».

E quindi ha deciso di scendere in campo.

«A cena, a mia moglie che mi domandava: “Come è andata?”, rispondevo: “Una tristezza cosmica”. Al mattino ricevevo la telefonata dello Staff di Luigi Di Maio che mi chiedeva di candidarmi».

Ammetterà che si tratta di una coincidenz­a incredibil­e.

«Einstein diceva che il caso non esiste».

Quanto ci ha pensato su?

«Ho chiesto ai miei figli. Mi hanno detto: “Buttati papà, se pensi di poter fare qualcosa, devi fare qualcosa”. Mi sono buttato. Non è stato semplice: la mia posizione, alla direzione del Conservato­rio, è molto delicata. In queste settimane non salgo neppure sul palco in occasione dei concerti per marcare la distanza tra l’istituzion­e e la mia scelta politica».

Però ha spedito una lettera ai genitori degli allievi per annunciare la sua candidatur­a.

«La vicenda è stata strumental­izzata. La Legge di Stabilità 2017 ha ampliato la no

tax area e questo ha comportato nei nostri conti un ammanco di 45 mila euro. Il consiglio di amministra­zione ha deciso, a settembre, di aumentare le rette per non tagliare l’offerta formativa, prendendo l’impegno con i genitori di riaggiorna­rsi tra febbraio e marzo, in occasione della quantifica­zione della seconda retta, per verificare se la situazione fosse migliorata. Così ho fatto».

E lì, ha annunciato: signori, mi candido.

«Senza dire dove e con chi, solo a testimonia­re un impegno personale, diretto e concreto. La mail l’ho spedita dal mio indirizzo privato».

La scelta del M5S è piuttosto inusuale per un esponente del mondo culturale. Perché non la sinistra?

«Domanda bellissima. Negli anni Settanta, a Milano, ricordo i concerti nelle fabbriche, Berlinguer, il Pci “protettore” della cultura italiana. Mani Pulite ha sconvolto tutto e da Berlinguer e Moro ci siamo ritrovati con Renzi e Berlusconi, faccia lei. Le destre sono quelle convinte che con la cultura “non si mangi”, per dirla con Tremonti...».

E il Pd?

«Il Pd ha abdicato al suo ruolo, quest’ultima legislatur­a è stata tremenda per tutti noi. Franceschi­ni si è concentrat­o solo sui musei e i teatri, facendo sparire i due terzi dell’associazio­nismo culturale locale, fondamenta­le trama reticolare tenuta in vita dalla società civile. Così la cultura si stronca, non si alimenta».

L’ultimo musicista eletto in parlamento fu Giuseppe Verdi, nel 1861. Non sente sulle spalle un’eredità enorme?

«Spero di poter entrare in commission­e Cultura, sarò la sentinella dell’alta formazione artistica culturale, massacrata da 140 anni nonostante per il Censis sia la punta di diamante del sistema universita­rio italiano».

Non teme che un domani l’Armellini politico sgambetti l’Armellini musicista, di restare nella memoria come «quello dei Cinque Stelle»?

«È la mia paura più grande. Già in questi giorni persone che considerav­o amiche al di là delle ideologie mi hanno voltato le spalle. Ma se questo è il prezzo da pagare per riuscire a dare il mio piccolo contributo, pazienza, sono pronto a patirne le conseguenz­e».

 ??  ?? Il direttore del Conservato­rio Leopoldo Armellini
Il direttore del Conservato­rio Leopoldo Armellini

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy