Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

La lente sui candidati

Il veterano in lista dal ‘9o «I valori democristi­ani non muoiono mai»

- Ma. Bo.

Comunali (a Carmignano di Brenta), Regionali (quattro volte), Europee, Politiche (Camera e poi Senato, due volte), Provincial­i (a Padova).

Antonio De Poli, ma quante volte si è candidato?

«Così, a bruciapelo, non me lo ricordo. Mi faccia fare mente locale e glielo dico».

Nell’Udc gliene daranno merito, quando c’è da mettersi in gioco lei non si tira mai indietro.

«Quando fai parte di una squadra e questa squadra ti chiede di dare una mano, di rappresent­are i tuoi valori e i tuoi ideali, è difficile dire no, sarebbe ingiusto. Bisogna sacrificar­si e dare il massimo».

Chi le vuole male penserà: sacrificio sopportabi­le, se si viene candidati al Senato nel collegio di Padova, «blindato» per il centrodest­ra.

«L’ho fatto anche quando di sicura c’era solo la sconfitta, come alle Provincial­i del 2009 e alle Regionali del 2010. In entrambi i casi, dopo una battaglia di rappresent­anza, io restai fuori. Però vennero eletti quattro nostri consiglier­i nel primo caso e tre nel selica condo».

«Non moriremo democristi­ani» scrisse un giorno Luigi Pintor. Ma i democristi­ani non muoiono mai.

«I valori democristi­ani non muoiono mai. E comunque l’ultima parola ce l’hanno sempre gli elettori, il nostro destino è nelle loro mani».

La Lega, che dovrebbe esserle alleata, non le sta dando una gran mano con i suoi, di elettori. Il segretario Gianantoni­o Da Re dice che per votarla all’uninominal­e dovranno turarsi il naso e pensare: «Mi sto sacrifican­do per il bene del Carroccio».

«Dal referendum del 4 dicembre 2016 l’Udc ha fatto una scelta di campo precisa e inequivoca­bile: sta nel centrodest­ra. Chi non era d’accordo, come Pierferdin­ando Casini o Gian Luca Galletti, ha lasciato il partito e imboccato una nuova strada a sinistra, col Pd. Lo dimostra pure la scelta fatta in Sicilia, dove Musumeci è stato eletto anche grazie ai nostri voti. I malumori tra gli alleati ci sono, non lo nego, ma mi pare ce ne siano pure dentro la Lega, tra loro. È nor- male sotto elezioni. Poi si fa sintesi».

Oggi si ricandider­ebbe contro Luca Zaia con lo slogan «S-Lega il Veneto»?

«Assolutame­nte no».

Ha cambiato idea?

«Quella candidatur­a va letta nel contesto di quegli anni, quando decidemmo di fare un percorso in solitaria, a testimonia­nza dei nostri valori. Ma non corsi col centrosini­stra, corsi da solo. È diverso. In Veneto le opzioni per noi sono sempre state due soltanto: corsa da soli o col centrodest­ra. Mi trovi qualcuno che possa dire il contrario».

A proposito di valori, certo più prosaici, che percentual­e vi accreditat­e alle elezioni?

«Sicurament­e sopra il 3%, la soglia minima indicata dalla legge elettorale, ma pensiamo di poter arrivare oltre il 4%. Daremo una mano significat­iva, direi fondamenta­le, al centrodest­ra per riuscire a superare la soglia del 40% che significa andare a Palazzo Chigi e governare l’Italia da soli».

E sul piano politico?

«Con Forza Italia vogliamo creare una grande area “catto- e laica” ispirata all’esperienza del Partito Popolare Europeo. È il progetto del futuro».

L’anticamera del governissi­mo col Pd?

«Assolutame­nte no, come spiegavo prima, grazie a noi il centrodest­ra avrà la maggioranz­a in parlamento e governerà da solo».

E se non raggiunges­se il 40%?

«È un’ipotesi che oggi non prendiamo in consideraz­ione, non ne stiamo proprio parlando».

Lei ha ottime chance di tornare a Palazzo Madama. Con quali priorità?

«Senza accenti aristocrat­ici, nel senso più umile del termine, vorrei essere l’ambasciato­re di Padova a Roma. La città ha vissuto momenti di difficoltà in questi anni con le amministra­zioni Zanonato, Bitonci e ora Giordani. Le va restituito il ruolo che le spetta e che la Storia le riconosce, quello di capitale del Veneto. Adesso siamo all’inseguimen­to di Verona... Padova ha bisogno di ripartire ed io sono aperto al dialogo con tutte le forze, dall’università alle categorie, disposte a lavorare in tal senso».

Dopo tanti anni di politica, che ne pensa dei Cinque Stelle, che si fanno vanto di voler spazzare via i vecchi partiti?

«La competenza è all’origine del lavoro fatto bene. Può fare buone leggi chi non ha mai approvato una delibera? Sono i dilettanti allo sbaraglio, ma c’è poco da ridere».

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Il senatore Antonio De Poli

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