Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Anzianità, calo delle vocazioni: addio alle suore «infermiere»
«Nelle corsie dell’ospedale Cà Foncello non lasciamo solo un lavoro ma anche un pezzo del nostro cuore e gran parte della nostra vita». Suor Rina, madre superiora delle Suore maestre di Santa Dorotea Figlie dei sacri cuori, dopo essersi consultata con le altre religiose ha deciso. Dopo 166 anni di impegno infermieristico lei e le altre sei sorelle si ritirano dalle corsie rimanendo con soli compiti di assistenza spirituale. Un evento che segna un’epoca, per il nosocomio trevigiano.
Era il 1852 quando il loro fondatore, monsignor Giovanni Antonio Farina, appena eletto vescovo di Treviso fece visita all’ospedale. Scoprì che c’era un solo sacerdote addetto alla cura spirituale e decise di chiedere aiuto alle «sue» suore. Per permettere alle religiose di essere adeguatamente preparate fece tradurre dal francese «Il libro delle infermiere» e fece fare loro il corso del buon samaritano. In un secolo e mezzo le suore con un ruolo attivo erano arrivate a 160, oggi sono rimaste in sette e hanno tra i 69 e gli 85 anni. Un ruolo e una professionalità riconosciuta da tutti. «Il nome della suora, prima ancora di quello del primario, identificava un reparto» ha ammesso ieri il dg Francesco Benazzi.
Sanità e Santità: la Chiesa ha elevato «alla gloria degli altari» la suora infermiera Maria Bertilla Boscardin che per 15 anni ha lavorato all’ospedale di Treviso morendo nel 1922 e diventando patrona della struttura. «Rimane vivo il debito di riconoscenza per il servizio prestato nelle corsie dell’antica sede di San Leonardo, prima, e del Ca’ Foncello, poi» prosegue Benazzi. «Una presenza che per Treviso non ha rappresentato solo la permanenza di un gruppo di religiose ma, soprattutto, un vero progresso organizzativo e professionale. Grazie alle suore Dorotee di Vicenza si è concretizzata la professione infermieristica. Con loro nacque la prima scuola destinata a evolversi accogliendo anche laici e contribuendo a preparare professionisti».
Un addio sofferto ma meditato. «Un’infermiera deve essere sempre lucida mentre svolge il suo lavoro. Abbiamo tutte superato l’età pensionabile, il resto lo ha fatto la crisi di vocazioni».
Domani sarà l loro ultimo giorno di lavoro. «Ma non ce ne andiamo dall’ospedale, continueremo a occuparci dei malati offrendo loro assistenza spirituale».