Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
La tesi dei Sorgato: Isabella dal fiume è finita in mare Chiesto l’Appello per i tre accusati. Freddy non avrebbe mentito sul corpo della donna PADOVA
La premeditazione non c’era, Freddy Sorgato e la sorella Debora non avevano organizzato l’omicidio di Isabella Noventa, 54enne segretaria di Albignasego uccisa con una mazzetta nella casa dell’ex fidanzato la notte tra il 15 e il 16 gennaio 2016. Il reato per i due andrebbe quindi rivalutato in omicidio preterintenzionale o colposo. E Manuela Cacco andrebbe invece scagionata dall’accusa di concorso in omicidio perché non ci sono prove che stabiliscano con certezza il piano dei due fratelli e la partecipazione di Manuela all’omicidio.
Sono queste le richieste che gli avvocati delle difese hanno affidato ai giudici della corte d’Appello che a breve dovrebbero stabilire la data dell’udienza. Allegate alle memorie anche alcune perizie a sostegno della tesi che l’esito del processo, conclusosi con una pena di 30 anni a testa per due fratelli padovani e 16 anni alla tabaccaia veneziana, vada rivisto. Studi fatti da un perito ingaggiato da Giuseppe Pavan e Massimo Malipiero, difensori di Freddy, che dimostrerebbero come il corpo di Isabella, che Sorgato dice di aver gettato nel Brenta, sarebbe arrivato nell’Adriatico in 48 ore. Sorgato aveva detto di aver messo il corpo in un sacco e di averlo gettata nel fiume con alcuni sassi, per costringerlo ad adagiarsi sul fondale. Secondo la difesa il cadavere, gonfiandosi, avrebbe navigato senza essere visto, fino al mare.
Il giudice di primo Grado Tecla Cesaro non aveva creduto al gioco erotico raccontato dall’omicida, ma aveva accolto la confessione di Manuela secondo cui era stata Debora a riferirle di aver ucciso Isabella. Ebbene, dicono gli avvocati del camionista, nulla nelle parole di Manuela lascia intendere che ci fosse stata una premeditazione.
I rilievi per la richiesta del l’appello di Debora Sorgato proposta dagli avvocati Luca Motta e Roberto Morachiello riguardano anch’essi l’eliminazione della premeditazione e la derubricazione del reato da omicidio premeditato a preterintenzionale. Inoltre Debora andrebbe prosciolta dall’accusa di occultamento di cadavere, visto che non ci sono prove che lei avesse accompagnato il fratello al Brenta. Per quanto riguarda Manuela, infine, i legali chiedono l’assoluzione dal concorso in omicidio perché le prove raccolte (telefoni, immagini di videosorveglianza) non definiscono in modo univoco la sua colpevolezza.