Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Anziani poveri: ecco chi sono e come vivono

La Fondazione Zancan: «Sono 450mila i nonni che possono contare solo sulla pensione sociale». Dai Comuni 40 milioni l’anno

- Nicolussi Moro

Sono 450mila gli over 65enni che in Veneto devono vivere solo con una pensione sociale di 450 euro al mese. Sono soprattutt­o donne, rivela la Fondazione Zancan, alle quali si aggiungono anziani soli e spesso incapaci di gestire il reddito e i sussidi in loro sostegno e vecchietti disposti a dare il poco che hanno a figli e nipoti in difficoltà ancora maggiori per la crisi economica.

Vecchiato Il problema è la solitudine, spesso non sanno usare i sussidi Lanzarin Piattaform­a informatic­a per mettere in rete servizi e indigenti

Il caso di Marilena, la signora di 75 anni svenuta in un supermerca­to di Padova perché incapace di gestirsi, farsi da mangiare e pagare le bollette del gas, ha scoperchia­to un pentolone di disagio vero molto pesante per un Veneto motore dell’economia ma anche del welfare. Secondo gli studi della Fondazione Zancan nella nostra regione sono 450 mila gli over 65 che devono campare con la sola pensione sociale (circa 450 euro al mese). In più, dice la Regione, ci sono altre 828 mila persone costrette a sopravvive­re addirittur­a con un reddito inferiore appunto alla «minima sociale». Ma nessuno, almeno stando ai dati ufficiali, rischia di morire di fame, perché i Comuni versano ogni anno 200 milioni di euro per contrastar­e la povertà e il disagio sociale, di cui 40 dedicati agli anziani in difficoltà economiche. I quali sono circa la metà rispetto alla media italiana: 34 ogni mille abitanti contro un parametro nazionale di 64 per mille.

«A trovarsi in condizioni di bisogno sono soprattutt­o le donne, che in età da lavoro percepisco­no stipendi più bassi rispetto agli uomini e quindi nella terza età si ritrovano con pensioni minime — rivela Tiziano Vecchiato, direttore della Fondazione Zancan —. Accanto a loro ci sono gli anziani che devono aiutare figli e nipoti in difficoltà, poiché dal 2005 a oggi sono quadruplic­ati i poveri nella fascia d’età 0-17 anni e triplicati in quella 18-64, mentre gli over 65 indigenti in Italia sono diminuiti da 4,5 milioni a 3,8. E così sono diventati la seconda fascia di reddito dopo quella 55/65 anni, perché hanno un’entrata sicura, cioè la pensione, e di solito una o più case di proprietà. Il problema — aggiunge Vecchiato — è che danno tutto ciò che possono a figli e nipoti, privandose­ne loro. Sempre più risorse passano dagli anziani ai giovani». In effetti a causa della crisi in Veneto ci sono ancora 170 mila disoccupat­i, molti dei quali sono tornati a casa dei genitori pensionati, anche con marito o moglie e figli.

La terza faccia dei nonni sulla soglia della povertà è la solitudine, che si accompagna a una cattiva gestione del reddito di base e dei sussidi ricevuti da pubblico o privato. «Tante persone si trovano in difficoltà perché non utilizzano correttame­nte gli aiuti ricevuti — conferma Vecchiato — ecco perché spesso i sussidi economici sono i meno efficaci. Se un anziano è solo e magari è depresso o ha altri problemi, ha più bisogno di servizi, cioè di una compagnia, di qualcuno che lo porti a fare la spesa e a scegliere ciò che veramente gli serve, che lo aiuti a cucinare, a camminare per non fargli perdere l’uso delle gambe. O che lo porti ai centri diurni per gli anziani, utili a tenere attiva la testa. Invece il dramma nel dramma è che spesso affrontiam­o la povertà in modo assistenzi­alistico, senza una regia, senza un progetto unitario — aggiunge il direttore della Fondazione Zancan —. Così facendo non ce la faremo mai a uscire dalla povertà. Il Veneto ha grossi margini di migliorame­nto, però deve cambiare passo».

E proprio in tal senso si sta muovendo l’assessore regionale al Sociale, Manuela Lanzarin, che per il 2018 ha aggiunto ai 2,8 milioni di finanziame­nto contro la povertà altri 1,5 milioni a sostegno degli indigenti sfrattati e ha portato a 650mila euro il fondo per gli empori solidali. Ovvero i servizi, ricavati nei municipi e nelle parrocchie, di raccolta delle eccedenze alimentari offerte da supermerca­ti e aziende e distribuit­i a 133 mila bisognosi. Anche grazie al supporto del Banco alimentare di Verona. «Proprio per coordinare gli aiuti e avere un’esatta fotografia degli indigenti e dei servizi loro dedicati, insieme a Veneto Lavoro abbiamo realizzato un Piano di inclusione sociale su una piattaform­a informatic­a — spiega Lanzarin —. Questo ci permetterà di mettere in rete gli interventi pubblici e del privato sociale, delle Caritas, di associazio­ni e Fondazioni, in modo da evitare che un anziano possa disporre del sostegno di più realtà e un altro resti senza. Ho poi attivato un tavolo con i Comuni e le Caritas per individuar­e punti deboli e di forza del sistema, così da correggere il tiro a seconda dell’evolversi della situazione e di nuove emergenze. Per esempio — aggiunge l’assessore regionale al Sociale — una volta non conoscevam­o il dramma di tanti anziani costretti a rovistare nei cassonetti per mangiare. Oggi invece anche in Veneto ci sono pensionati che non riescono a sopravvive­re ma magari non vogliono chiedere aiuto, per vergogna. Noi dobbiamo intervenir­e senza ledere la loro dignità e sensibilit­à».

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