Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

L’ex bidello è stato massacrato: era lui l’obiettivo degli assassini

Coniugi uccisi, sull’uomo hanno anche infierito. I Ris cercano impronte e tracce

- Citter

Gli assassini dei coniugi Loris e Anna Maria Nicolasi, giovedì mattina aggredita nella loro villetta, si sono accaniti sul bidello in pensione. E’ stato massacrato con una decina di fendenti, coltellate e forse pugnalate, mentre per finire la moglie ne sono state sferrate due o tre. Difficile pensare alla rapina, dalla casa non manca nulla.

Loris è inerme sulla terra gelata. Il suo corpo seminudo e tutto intorno una macchia rossa di sangue nella neve appena caduta. Ucciso, anzi martoriato dai colpi di lama, almeno una decina, e di un oggetto contundent­e a punta, forse un tondino di ferro. E poi spinto giù, in fondo alla scarpata, con violenza. Anna Maria invece è più su, vicino alla casa. Lei indossa vestiti pesanti, ma anche accanto al suo corpo ci sono tracce di sangue. Perché anche lei è stata accoltella­ta, con un coltello o un pugnale. Ma su di lei il killer ha usato meno violenza. Due, forse tre, coltellate sono bastate a farla crollare a terra. E su di lei non ha infierito.

Una modalità, quella con la quale sono stati uccisi i coniugi Nicolasi, che sembra tradire un movente personale. Come se la loro morte non fosse la conseguenz­a di un furto che è diventato una rapina degenerata nel sangue. Come se l’assassino o gli assassini giovedì mattina fossero arrivati in via Marzolle già armati. Se non già determinat­i a uccidere, comunque pronti a farlo. E che l’obiettivo fosse proprio Loris Nicolosi, il pensionato 72enne, bidello in pensione. Perché è su di lui, più che sulla moglie Anna Maria Niola di 69 anni, che si è scatenata la violenza più bruta. Quanto brutale sia stata la loro uccisione, lo stabilirà l’autopsia che, domani, sarà effettuata dal medico legale Alberto Furlanetto. Solo allora si saprà con esattezza quanti fendenti ha sferrato l’assassino per togliere loro la vita. E se Loris e Anna Maria hanno provato a difendersi. Magari riuscendo a trattenere sui propri corpi o sotto le unghie le tracce di chi li ha uccisi.

Dall’esame si potrà sapere anche quale tipo di lama è stato usato, se di un coltello o di un pugnale. Di che lunghezza. L’arma del delitto, infatti, non è stata trovata. Neppure dagli uomini del Reparto investigaz­ioni scientific­he dell’Arma che ieri sono arrivati nella villetta di Rolle. Ci sono rimasti tutto il giorno e probabilme­nte ci torneranno oggi. Il lavoro da fare è tanto. In casa vanno repertate le orme impresse sul pavimento delle stanze, le impronte digitali e le eventuali tracce biologiche. Impronte e tracce biologiche che sono state cercate anche all’esterno. Riscontri fondamenta­li, insieme ai risultati dell’autopsia, per gli inquirenti che, precisano, ogni pista continua a essere aperta. Le indagini dei carabinier­i del nucleo investigat­ivo di Treviso guidati dal maggiore Giovanni Mura e coordinati dal sostituto procurator­e Davide Romanelli, procedono a 360 gradi.

Anche sull’ipotesi di una rapina finita male. Perché è anche questo che racconta la scena del delitto, con la casa della coppia messa completame­nte a soqquadro, come fanno di solito i ladri. Solo che in quella casa non sembra mancare proprio nulla di quel po’ di valore che la coppia possedeva. E allora quel disordine è stato fatto apposta, per simulare la rapina e per nascondere invece quello che è realmente accaduto. E cioè un doppio omicidio. Ma perché? Chi ce l’aveva con il pensionato e la moglie casalinga al punto da ordire un delitto così efferato? E perché? Qual è il movente che può spiegare tanto orrore? Uno sgarro personale? Fatto a qualcuno di conosciuto che si è voluto vendicare a così caro prezzo? O una questione di debiti? Loris e Anna Maria vengono descritti come due persone normali, in condizioni economiche modeste. Forse avevano accumulato dei debiti e hanno chiesto aiuto alla persona sbagliata? Ipotesi. Interrogat­ivi. Tutto per ora senza risposta.

Gli investigat­ori stanno scandaglia­ndo le vite dei due pensionati e, inevitabil­mente, quelle dei figli. Katiuscia, la 45enne che viveva con loro e che li ha ritrovati barbaramen­te uccisi. E Eddi, che con la moglie rumena da qualche anno vive in Germania, dove gestisce alcune gelaterie. Starebbe per tornare a Farra di Soligo, dove viveva prima di trasferirs­i. Appena saputa la notizia aveva espresso parole poco affettuose nei confronti del padre, definendol­o «un violento» e non fa mistero di aver avuto con lui e con la madre un rapporto molto complicato.

Katiuscia è stata già sentita due volte dai carabinier­i. Eddi invece sarà convocato probabilme­nte nei prossimi giorni. Di fronte a omicidi di questo tipo indagare sui familiari e sui conoscenti più stretti è praticamen­te un atto dovuto. Non fosse altro che per escluderli dalla rosa dei sospettati. Perché al momento, non essendoci nessuna certezza, tutti potrebbero virtualmen­te esserlo.

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