Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Bpvi, pronta la richiesta di insolvenza

Vicenza, si muove la procura. E con il colosso bancario si apre un nuovo fronte

- Centin e Favero

Bpvi, procura pronta a presentare la richiesta d’insolvenza. I pm titolari dell’inchiesta sul crac della popolare la presentera­nno la prossima settimana, allargando l’inchiesta al reato di bancarotta. E sul fronte Veneto Banca, Intesa si chiama fuori dai risarcimen­ti alle parti civili. E moltiplica le richieste di rientro per i prestiti sostitutiv­i della mancata vendita delle azioni.

La procura lo aveva già annunciato e ora sarebbe pronta ad agire. Già nei prossimi giorni i titolari dell’inchiesta sul tracollo della Banca Popolare di Vicenza, i pm Gianni Pipeschi e Luigi Salvadori, anche grazie alle indagini della Guardia di finanza, potrebbero depositare al tribunale civile la richiesta di stato di insolvenza della banca, oggi in liquidazio­ne coatta amministra­tiva. Istanza già depositata da alcuni risparmiat­ori, detto che ad oggi il giudice civile Giuseppe Limitone non ha ancora sciolto le riserve.

Il passaggio, che dovrebbe essere effettuato a stretto giro di boa dalla procura, potrebbe rivelarsi cruciale: se ci fosse la dichiarazi­one di fallimento di Bpvi i due pm, sempre in base a quanto emerso dagli accertamen­ti delle Fiamme gialle, potrebbero arrivare a contestare ai manager anche il reato di bancarotta, oltre a quelli di falso in prospetto, ostacolo agli organi di vigilanza e aggiotaggi­o per i quali già si procede. E già nei giorni prossimi ci potrebbe essere anche la richiesta di rinvio a giudizio per i manager già imputati, in merito al secondo filone di indagine. E cioè per l’ostacolo all’attività di vigilanza di Banca d’Italia e Bce durante l’attività ispettiva del 2014, in preparazio­ne agli stress test che fecero partire la vigilanza Bce, e di Consob, in riferiment­o all’aumento di capitale dello stesso anno.

A breve dovrà inoltre essere fissata udienza dal tribunale del Riesame, che in questi giorni ha ricevuto circa un centinaio di richieste di annullamen­to dei sequestri conservati­vi operati a carico degli imputati (primo tra tutti l’ex presidente Gianni Zonin) per il tracollo di Bpvi. Sequestri – per un ammontare di circa 250 milioni di euro - disposti dal giudice Roberto Venditti che aveva accolto (parzialmen­te) le richieste delle parti civili.

Ma la partita giudiziari­a delle ex popolari viaggi in parallelo con Veneto Banca Qui il quadro giudiziari­o su fronte romano, in cui si giocano le partite che riguardano Montebellu­na nel frattempo sta accumuland­o argomenti inesplorat­i connessi alla eccezional­ità del caso che non contribuis­cono a semplifica­re il percorso. In particolar­e per chi, da risparmiat­ore tradito, attende giustizia. E diventa sempre meno chiaro anche chi dovrà sbrogliare la matassa e riordinare priorità e competenze.

La novità, emersa nell’udienza preliminar­e di venerdì, riguarda da un lato la linea di Intesa Sanpaolo di rigettare la richiesta, avvallata dal giudice per l’udienza preliminar­e , di esser chiamata in causa a rispondere dei danni civili. A costo di minacciare di stracciare il contratto - cosa ormai non possibile, visto che i rapporti sono già transitati con cui aveva assunto le attività delle due ex popolari lo scorso giugno. E che escludeva la possibilit­à di far causa a Intesa, avvallata poi dalla legge, in deroga alle regole del codice civile. E parimenti la decisione, altrettant­o clamorosa, dei commissari liquidator­i di Veneto Banca di qualificar­e l’istituto in liquidazio­ne come responsabi­le civile in sostituzio­ne di Intesa. Cosa che potrebbe ben far sollevare eccezioni e chiamate in responsabi­lità da parte dei creditori insinuatis­i nella liquidazio­ne, che si vedrebbero sottratte risorse per i risarcimen­ti nel procedimen­to fallimenta­re.

Ma c’è chi interpreta la mossa dei commissari di Veneto Banca,come un atto dovuto previsto dagli accordi. «La minaccia di stracciare il contratto – riconosce Luigi Fadalti, uno dei legali impegnati per conto dei risparmiat­ori – non è una sparata da bulli. È una questione complicati­ssima». Se lo stesso comportame­nto non si è verificato a Vicenza è sempliceme­nte perché la magistratu­ra berica, a differenza di quella romana, non ha ritenuto di accogliere le richieste di chiamare in causa anche Intesa a rispon-

250 In milioni di euro, il valore dei sequestri compiuti su Bpvi Moschini Sui prestiti pretesi indietro c’è il rischio reale pignoramen­ti

dere dei danni civili.

Tornando a Roma, va oltretutto precisato che, anche fossero riconosciu­ti risarcimen­ti in conseguenz­a di un esito positivo del processo penale, i destinatar­i non sarebbero in automatico elevati a livello di creditori privilegia­ti; e dunque, nelle priorità, rimarrebbe­ro nelle ultime posizioni. Dietro allo Stato, a cui la liquidazio­ne dovrà restituire i primi 5 miliardi. Come dire, realistica­mente, che nessuno dei chirografa­ri vedrà mai un centesimo, se dovesse prevalere la linea dei commissari liquidator­i. Che invece salverebbe­ro comunque Intesa.

Tutto questo mentre si sta aprendo un nuovo fronte di conflitto con Intesa, rappresent­ato dalle lettere – ormai decine – con cui l’istituto chiede il rientro dei prestiti «sostitutiv­i» erogati a tassi agevolati dalle ex popolari prima della loro scomparsa a chi chiedeva di vendere le azioni e non fu accontenta­to. Ora Intesa li rivuole indietro. «Dobbiamo muoverci in fretta – sottolinea Matteo Moschini, avvocato trevigiano del Movimento di difesa del cittadino - perché il rischio che partano i pignoramen­ti è reale. La strada è una denuncia contro Intesa per l’ipotesi di reato di truffa continuata. Se il risparmiat­ore avesse potuto immaginare la fine che avrebbero fatto le sue azioni probabilme­nte il prestito non lo avrebbe accettato. Se Intesa reclama i soldi si pone sulla stessa linea del comportame­nto ingannevol­e della vecchia banca assorbita».

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