Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
E il detective collettivo ha già scelto il colpevole
Voci e veleni anche sulla vittima: «Loris? Traffichino»
Il detective collettivo, quello di paese, è cinico e maldicente, va per le spicce e non aspetta i risultati dei Ris per farsi un’idea. Non sarà affidabile ma alla pista della rapina finita male non ci crede e non ci ha mai creduto. E qual è la rapina che finisce bene? Forse che ce n’è una che finisce così così?
Il detective CISON VALMARINO (TREVISO) collettivo, quello di paese, è cinico e maldicente, va per le spicce e non aspetta i risultati dei Ris per farsi un’idea. Non sarà affidabile ma alla pista della rapina finita male non ci crede e non ci ha mai creduto - e qual è la rapina che finisce bene? Forse che ce n’è una che finisce così così? – il detective collettivo sa che c’è niente da rubare da queste parti, non qui tra le colline del Prosecco dove l’unica cosa che vale è la terra, «trenta euri al metro come minimo».
La ricchezza non abita qui, non se ne vedono le insegne, salendo da Follina a Rolle persino la strada è stretta e in perenne competizione con l’invadenza dei vigneti che straripano fino a contenderle l’asfalto. Qui le case hanno abbastanza spazio per guardarsi e per ascoltarsi, si fanno compagnia da lontano, cariche di anni e di memorie.
All’orribile delitto manca persino la cornice di un paese degno del nome: Rolle è più avanti e per arrivare a Tarzo si deve fare altra strada. Non ci sono telecamere di sicurezza e le case sono così distanti da potersi ignorare reciprocamente tanto che persino la tanto raccomandata vigilanza di prossimità qui è un concetto vuoto: quel che accade tra le mura di una non va oltre il recinto dei suoi vigneti.
Ecco perché nessuno sa niente, né ha visto o sentito niente.
Eppure il detective collettivo ricorda e ha aperto i suoi file, colleziona fatti e circostanze lontane, collega e incrocia e quel che non dice allude. «E’ roba di mafia», spiega uno che quelle case non abita. Il signore è venuto su da Pieve di Soligo a curiosare assieme ad altri e se dice «mafia» lo dice nel senso veneto del termine che sta a significare affare losco di gente ladra abituata al segreto e al malaffare, nell’accezione più corrente la mafia riguarda gli uomini e le pratiche che girano attorno agli affari pubblici.
«Loris Nicolasi commerciava in insegne stradali. Sì, insomma, faceva il rappresentante di cartelli, divieti di sosta, stop e cose simili, li vendeva alle amministrazioni comunali. Faceva anche il bidello, ma trent’anni fa, a Pieve di Soligo, quando fu costretto ad andare in pensione per una certa cosa. Qui non lo conoscono ma giù sapevano chi era».
E chi era Loris Nicolasi? Cosa ha fatto per meritarsi di morire assieme con la testa fracassata in mezzo alla neve di casa sua? Nulla che abbia a che fare con quel passato, nulla che meritasse anche la morte della moglie Anna Maria Niola, sennonché nemmeno quel passato sfugge all’inchiesta collettiva, un paese un gruppo di case? – e una collettività abituata a lasciare aperte le porte e che ora, disperatamente, cerca spiegazioni per dormire meglio la notte persino quando le spiegazioni sono diffamatorie.
«Era un traffichino, lo è sempre stato. Nel 1985 la scuola dove lavorava decise di rifare il linoleum alla palestra. A lavori fatti rimase avanzato un rotolo. Loris se lo prese e se lo portò a casa. Lo beccarono e gli offrirono due possibilità, o se ne andava o lo denunciavano. Lui se ne andò».
Basta a inquadrare un delitto? No, neanche a immaginarne uno. Ma se non hai fatto niente non ti succede niente dice il mantra, così ognuno gratta il fondo e manca di pietà alle vittime pur di allontanare il pensiero che possa accadere anche a lui. «Qualcuno è venuto da fuori, non è roba nostra, da noi non succedono cose del genere, non sono mai successe».
Ieri i carabinieri del Ris bloccavano la strada, alla casa maledetta non ci si poteva nemmeno avvicinare. Impronte, tracce organiche. Manca l’arma - coltello e spranga - e il silenzio è tale che da un momento all’altro potrebbe essere clamorosamente rotto da uno o più arresti.
L’incubo degli investigatori è che tutto finisca come finì il delitto di Enego tredici anni fa: anche lì una coppia massacrata in casa, anche lì quattro case addossate le une alle altre, con tutti che sanno tutto e vedono tutto senza che nessuno abbia visto o sentito niente. A quel tempo gli uomini del Ris frugarono dappertutto, presero le impronte digitali di tutti i cittadini di Enego, eppure il delitto dell’Altopiano non ha colpevoli e il tempo ne ha fatto una maledizione.
Il figlio della coppia di Rolle sarebbe in viaggio dalla Germania, raggiunto dalla notizia non si è precipitato a casa dei genitori come avrebbe dovuto e i carabinieri non l’avrebbero ancora interrogato; niente contro di lui ma, anche qui e ancora una volta, arriva maligna la voce popolare a spiegare e dar ragione dei fatti: «Non andavano d’accordo, padre e figlio non si guardavano nemmeno in faccia. Lui fa l’imbianchino in Germania e stava lavorando in cantiere quando è stato raggiunto dalla notizia. Prima devo finire le tinte - ha detto poi vengo giù».
I Nicolasi stavano ristrutturando una legnaia per trasformarla in una seconda abitazione. Non era destinata al figlio, una volta finita sarebbe andata alla sorella che viveva con i genitori. Fuori c’è ancora il cartello con la licenza di costruzione. Incaricata dei lavori era la ditta dei fratelli Soldà, uno dei Soldà spiega: «Siamo intervenuti per un’opera di consolidamento, non un gran lavoro. Poi, a luglio dell’anno scorso, il padrone ci disse che non aveva fretta e che magari avrebbe continuati lui. I pagamenti erano regolari e a emettere i bonifici era la figlia».
Non una rapina finita male, un sicario venuto da fuori forse ma improvvisato e dal lavoro fatto male, per cui si torna all’inizio: l’istruttoria popolare è conclusa e un’idea se l’è fatta, ci arriva per suggestioni e logiche di paese ed ora aspetta solo la conferma dei carabinieri, lo vuole per sé innanzitutto, per dormire meglio la notte.
Qualcuno è venuto da fuori, non è roba nostra, da noi non succedono queste cose, non sono mai successe Padre e figlio non sono mai andati d’accordo, a volte non si guardavano neanche in faccia