Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Il fratello di Fanesi: «Vera amicizia quella nata fra noi e i tifosi vicentini»
Il tifoso ferito è tornato a San Benedetto: grande festa in città
Cori con il suo nome e fiaccole rossoblù accese nel piazzale della curva nord, allo stadio di San Benedetto del Tronto: così un centinaio di amici e tifosi della Sambenedettese hanno accolto, venerdì sera, il rientro a casa di Luca Fanesi, il 44enne marchigiano che ha lasciato l’ospedale di Vicenza dove era ricoverato dal 5 novembre scorso. Da quando cioè è rimasto ferito dopo la partita, a poca distanza dallo stadio Menti, forse manganellato dalla polizia come riporta il referto del 118.
Il tifoso era stupito e commosso per l’accoglienza che gli era stata riservata una volta nella sua città e ha riabbracciato alcuni dei tifosi che erano con lui quel 5 novembre scorso a Vicenza. A portarlo a casa venerdì, per riabbracciare i suoi due figli, la famiglia, gli amici e colleghi, sono stati il fratello Massimiliano e la moglie Teresa che gli sono sempre stati accanto in questo periodo. «Ringrazierò sempre questa città e questo ospedale che ha salvato Luca» le parole della compagna, commossa, lasciando il San Bortolo e il capoluogo in cui è vissuta in questi quattro mesi, grazie anche all’aiuto di tifosi vicentini.
«Vicenza ci ha supportati in modo esemplare – le fa eco il cognato Max – in particolare i tifosi vicentini, che già a distanza di un’ora dai fatti erano presenti al pronto soccorso per darci conforto e che da allora ci hanno aiutato dal punto di vista logistico, economico, morale: comportamenti non scontati, esemplari. E tra noi è nata anche un’amicizia».
Il parente si augura che la procura berica, che sull’aggressione del 44enne ha aperto un’inchiesta, arrivi presto ad identificare i responsabili.
«Tutte le testimonianze e immagini che abbiamo raccolto fino a qui portano in un’unica direzione: dietro quel furgone della polizia non è accaduto nulla di accidentale – continua Max Fanesi – noi abbiamo massima fiducia nella magistratura, lo ribadiamo, e ci auguriamo che presto vi siano dei nomi iscritti sul registro degli indagati».