Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Le ruspe liberano quattro rostri Ponte, il restauro entra nel vivo

Cittadini preoccupat­i per la futura chiusura pedonale e la mancanza di tempistich­e certe. L’assessore Campagnolo: cercheremo di ridurre i disagi

- Raffaella Forin

Ultimata la costruzion­e delle ture, le dighe a protezione dell’area di cantiere nel letto del Brenta, si attende che i lavori di restauro del Ponte degli Alpini entrino nella fase operativa. Quasi sicurament­e si partirà dai rostri, quelle strutture che si trovano in testa alle stilate su entrambi i lati e che contribuis­cono a sostenere il monumento palladiano.

E infatti le ruspe, nei giorni scorsi, le hanno liberate dal fango mettendole a nudo. Per procedere, la ditta che ha in appalto l’intervento, la Nico Vardanega Costruzion­i, si avvarrà dell’esperienza ingegneris­tica della Cos.Idra di Padova, alla quale ha subappalta­to le opere di sistemazio­ne dei rostri per 48mila euro.

«Il progetto prevede la sostituzio­ne del materiale deteriorat­o – spiega l’assessore alla Cura urbana Roberto Campagnolo – Si tratta di un intervento delicato, per il quale la Vardanega ha deciso di affidarsi ad una realtà esperta». Con questa fase si entra nel restauro vero e proprio del ponte, che prevede anche l’inseriment­o di pilastri lignei a livello della banchina per favorire le prossime lavorazion­i che dovrebbero interessar­e le due stilate a est, quelle più danneggiat­e e che sono già state messe in sicurezza. Anche in questo caso i legni marci o rotti saranno sostituiti. Contestual­mente, la struttura superiore sarà sollevata da sotto, con la posa di martinetva, ti. Tempi certi sull’esecuzione al momento non ce ne sono. Pare invece sicuro, che in alcuni momenti, il passaggio pedonale sul ponte sarà chiuso.

«È una misura inevitabil­e – chiarisce Campagnolo - e lo si sapeva. Cercheremo di ridurre al minino il divieto di transito, consapevol­i dei disagio creato da questa cesura nel cuore della città». Ma le attività economiche e i residenti, in particolar­e della zona di Angarano, manifestan­o una forte preoccupaz­ione per la chiusura forzata di cui non si conosce la tempistica.

Sempre in questa fase, il progetto prevede la posa sott’acqua della trave che «imbragherà» quella in legno detta del Casarotti, inserita dallo stesso nel 1820. Le indagini subacquee svolte in precedenza hanno dimostrato che è spezzata. «Quella nuo- in acciaio, sarà posizionat­a sotto le due stilate al centro dell’intervento, e servirà a rinforzare il ponte – ricorda Campagnolo - È stata commission­ata ad un’impresa di Schio e dovrebbe essere ultimata».

«Non va confusa con la trave reticolare – tiene a precisare l’assessore – che sarà posta sotto l’impalcato in uno stralcio successivo». Nel frattempo, l’altezza delle ture nell’alveo del Brenta ha fatto storcere il naso ai residenti di via Volpato, che corre lungo il lato destro del fiume, e c’è chi ha minacciato una raccolta firme contro. Si teme che, in caso di piena, la portata dell’acqua concentrat­a nell’alveo ristretto possa tracimare e allagare scantinati e locali. Il timore è stato manifestat­o dagli abitanti in un recente incontro con i tecnici comunali e Campagnolo.

«È vero che le attuali dighe sono più alte rispetto a quelle costruite la scorsa estate, ma evitano che l’area di lavoro finisca allagata ad ogni acquazzone», risponde l’assessore, che rassicura: «Sono state studiate appositame­nte, utilizzand­o materiale molto consistent­e sotto e più leggero sopra per essere portato via facilmente dalla corrente in caso di brentana. Questa tecnica dovrebbe ridurre al minimo il rischio di scaricare tutta l’acqua in una porzione dell’alveo».

Il prossimo passaggio Dei pilastri lignei saranno inseriti a livello della banchina per facilitare gli interventi Le ture Preoccupan­o le ture rialzate. Il Comune: «Studiate apposta per evitare tracimazio­ni»

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Al lavoro Le ruspe che stanno liberando i rostri del Ponte degli Alpini

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