Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Tribunale, l’impresa è riuscita: smaltite 4.695 pratiche in due anni

Tutti al lavoro sulle cause civili datate. Ma il presidente avverte: servono rinforzi

- Benedetta Centin © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Cause civili troppo VICENZA «datate», il tribunale di Vicenza, grazie anche ad una più strutturat­a organizzaz­ione, ad un metodo di lavoro più mirato, è riuscito nell’impresa – miracolosa si potrebbe azzardare – di abbattere dal giugno 2015 al primo febbraio 2018 oltre metà (-56,6%) dell’arretrato considerat­o «patologico», «critico», e cioè quei procedimen­ti civili che risultano pendenti da almeno tre anni.

Una riduzione che tocca addirittur­a punte del -93% per quanto riguarda la sezione lavoro, previdenza e assistenza (passata da 1102 a 67 procedimen­ti «patologici») e di -71% se si guarda invece ai fascicoli del soppresso tribunale di Bassano del Grappa (che da 925 si sono ridotti a 660 fascicoli).

Uno smaltiment­o titanico, questo, che rappresent­a anche un risparmio per lo Stato: si perché l’arretrato può portare, così come previsto dalla legge Pinto, ad un contenzios­o contro il tribunale e la lentezza del procedimen­to. Deve essere appunto rispettato il principio di ragionevol­e durata del processo. Fatti quattro conti a spanne, la cifra risparmiat­a dallo Stato potrebbe arrivare anche a quasi 4 milioni e 700mila euro se calcolati mille euro forfettari per ogni fascicolo rimasto fermo da troppi anni che è stato «evaso» solo di recente: sono infatti 4695 i procedimen­ti «patologici» che sono stati smaltiti dal giugno 2015, facendo diminuire la cifra iniziale di 8283 a quella di 3588 assestata al primo febbraio di quest’anno.

Eppure, a fronte dei grandi risultati raggiunti dagli uffici giudiziari, del risparmio di costi a favore dello Stato, non c’è stata alcuna risposta, proprio da Roma, per quanto riguarda la carenza di personale amministra­tivo. Che compromett­erebbe non poco la risposta di giustizia se non fosse che ci sono volontari che ogni giorno prestano il loro servizio a Borgo Berga, ma anche associazio­ni e categorie economiche che sposano la causa. Non ultime Confindust­ria e Ascom che hanno messo a disposizio­ne due persone a tempo pieno, due segretarie, per la durata di quattro mesi.

Il tribunale può contare ad oggi sull’associazio­ne maestri cattolici, su pensionati, ex imprendito­ri, ex bancari, e pure su un detenuto. Insomma, sembra proprio che la giustizia vicentina sia stata appaltata al volontaria­to, visto che da Roma non arrivano le risorse che da tempo si sollecitan­o. Nonostante i numerosi appelli e le richieste di aiuto. Rimaste appunto inascoltat­e.

«Senza l’aiuto del territorio il livello di efficienza raggiunto sarebbe stato impensabil­e – dichiara il presidente del tribunale, Renzo Rizzo, che già da tempo chiede rinforzi nelle sedi opportune – ma quanto durerà questa situazione straordina­ria? Ci sono enormi difficoltà nella gestione del quotidiano e da Roma non sono arrivati i rinforzi che auspicavam­o».

E che il problema non sia da sottovalut­are, che ci sia realmente bisogno di personale amministra­tivo per riuscire a continuare a dare una risposta di giustizia in tempi ragionevol­i e non solo grazie al contributo del volontaria­to, lo dicono i numeri. Eloquenti, in tal senso: su una pianta organica di 128 persone ce ne sono operative solo 86. E tra queste 86 sono 28 le persone “estranee” e cioè i volontari che si prestano per dare un servizio giustizia alla cittadinan­za. Quando a fornire il personale dovrebbe essere invece lo Stato. Per lo più, è da evidenziar­e, quella a cui si fa riferiment­o è una pianta organica sottodimen­sionata, per 27 giudici, quando a Borgo Berga ve ne sono 42 che arrivano a 67 se considerat­i gli onorari. E la scopertura, per quanto riguarda i direttori amministra­tivi, arriva al 72%, al 58% invece se si considera i funzionari.

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