Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Stalking e minacce via WhatsApp sei ragazzini denunciati dalla polizia
Una decina le vittime, tra cui un’insegnante: i loro numeri inseriti in chat sconosciute
Nomi, indirizzi e numeri di cellulare di studentesse, ma anche di un’insegnante, messi a disposizione di sconosciuti. Ed ecco che ragazze e docente finiscono oggetto di scherni, di minacce, e pure di pesanti avances sessuali. Nella chat della scuola ma anche in altre conversazioni online.
Dopo le denunce delle vittime (di quattro scuole superiori vicentine) la questura è arrivata ad identificare i responsabili. Si tratta di sei persone in tutto, e tra loro ci sono anche dei minorenni, gli stessi compagni di classe delle vittime, bulli della rete. Grandi fruitori delle nuove tecnologie ma evidentemente ignari dei rischi connessi. Capaci di comportamenti da codice penale. Forse, per i denunciati, si era trattato solo di un gioco, di una burla ai danni dell’amichetta di banco a cui farla pagare, o di quella docente insopportabile e tanto odiata. Ma non si sono resi conto di aver superato il limite: la situazione deve essere sfuggita loro di mano quando hanno messo a disposizione dati e numeri altrui, quando hanno inserito nelle chat di scuola degli estranei. Fornendo loro indicazioni specifiche su chi prendere di mira.
La situazione è degenerata in poco tempo. Un incubo per le ragazzine minorenni, tempestate di offese, minacce, raggiunte anche da proposte scabrose a luci rosse. Tutto via cellulare, via WhatsApp, almeno fino a quando non si sono trovate loro malgrado all’interno di altre chat, anche con migliaia di utenti. Ma anche le loro foto, quelle pubblicate sui social, in conversazioni online di dubbio gusto.
Stalking, diffamazione, minacce, trattamento illecito di dati personali e sostituzione di persona i reati che vengono contestati a vario titolo ai sei indagati, anche minorenni. E tra i coinvolti ci sarebbero anche studenti che hanno meno di quattordici anni e che proprio per questo non sono imputabili.
La polizia ha fatto scattare le indagini sugli episodi di cyberbullismo dopo le prime denunce, arrivate alla fine dello scorso anno scolastico, vittime delle ragazzine di terza media. Denunce che ad oggi sono arrivate a già oltre una decina. Tra queste anche la segnalazione di un genitore che ha consegnato agli investigatori gli screenshot delle chat della figlia in cui comparivano bestemmie, ingiurie, ma anche minacce e richieste sessuali esplicite. Quello che probabilmente la figlia, da sola, non avrebbe avuto il coraggio di denunciare, tenendosi invece tutto dentro, soffrendo, incapace di reagire verso quegli sconosciuti, molestatori digitali senza un nome e un volto.
Ora non è escluso che l’inchiesta della polizia possa estendersi e che possano finire nei guai altri studenti. Le indagini potrebbero portare anche ad ulteriori sviluppi: negli smartphone, computer, tablet e chiavette usb che sono finite sotto sequestro, i cui contenuti sono stati passati al setaccio dagli investigatori, potrebbero emergere nuovi elementi. Ma potrebbe pervenire in questura anche l’ennesima denuncia: perché fatti come questi, secondo gli esperti, sono all’ordine del giorno. Esperti che parlano di cyberbullismo come di piaga sociale. Che non può e non deve passare sotto silenzio.