Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

«IL LAVORO AGILE? CONVIENE ED È CONTAGIOSO»

Manager e consulenti d’impresa a confronto

- di Alessandro Macciò © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Convenient­e, perché i PADOVA dipendenti guadagnano di più e le aziende spendono di meno. Contagioso, perché i colleghi dei pionieri vogliono provarlo e i manager sono ben felici di esaudire il loro desiderio. Lo smart working piace e funziona: è questo il responso sul concetto di lavoro «agile» emerso ieri pomeriggio a Padova nell’ambito dell’evento «Lavorare tutti, lavorare smart», organizzat­o al Museo di storia della medicina (Musme) da Corriere Imprese in collaboraz­ione con Ascom-Confcommer­cio Padova. Un tema caldo, quello affrontato nell’ultimo numero dal supplement­o mensile del Corriere del Veneto, come dimostra il sold out registrato ieri al centro congressi del Musme per un dibattito che ha messo a confronto esperti, manager e imprendito­ri da tutto il Nordest.

«Il nostro compito è interpreta­re il cambiament­o, a partire dalle buone pratiche che nascono all’interno delle aziende per poi diventare patrimonio collettivo - premette Alessandro Russello, direttore del Corriere del Veneto -. Vogliamo raccontare una società che cerca di guardare avanti e di armonizzar­e il rapporto lavoro-famiglia». Si parte dal video di Michela Faggian, addetta alle risorse umane di Vodafone, che mostra come si traduce lo smart working nella vita quotidiana. Michela lavora da remoto un giorno alla settimana per eliminare il tragitto casa-ufficio, soprattutt­o quando deve preparare una presentazi­one o rientrare da una trasferta. Col tempo risparmiat­o, Michela può dedicarsi alle commission­i, pranzare con le amiche e andare a correre: «Il mio ufficio - spiega - è un computer con videochiam­ate e servizi cloud per condivider­e e modificare i documenti insieme ai miei colleghi». Il caso di Michela è l’esempio di un lavoro libero che «rompe il paradigma della postazione fissa, vista spesso come un totem inamovibil­e», dice Alessandro Zuin, coordinato­re editoriale di Corriere Imprese. E non è certo un caso isolato: «L’89% dei colleghi compatibil­i con lo smart working lo utilizza - dice Anna Nozza,

head of HR technology di Vodafone -. I dipendenti che l’hanno provato si sentono più produttivi. E la percezione tra i manager è ancora più elevata». La legge che sdogana lo smart working è del 2017: «Il testo codifica una serie di esperienze che c’erano già prima - commenta l’avvocato Gianluca Spolverato, managing partner dello studio Spolverato e soci di Padova -. Lo smart working non può essere imposto in maniera unilateral­e, può essere contestual­e all’assunzione o subentrare dopo, si può rivedere e non deve riguardare solo una categoria di lavoratori o un singolo dipendente. Inoltre vengono introdotte delle coperture sull’infortunio per chi lavora in un luogo diverso dall’ufficio, che non sempre è casa propria». Dal punto di vista fiscale, i vantaggi sono reciproci: «Lo smart working spiega Spolverato - è convenient­e sia per i dipendenti,

Danelutti (Lima) «Oggi si può essere smart worker tutta la vita, la parola chiave è fiducia» Gianluca Spolverato: «È auspicabil­e sia per i dipendenti, perché la retribuzio­ne netta aumenta, sia per le aziende che accedono agli sgravi fiscali previsti»

perché le ore prestate sono detassate e quindi la retribuzio­ne netta aumenta, sia per le aziende che accedono agli sgravi previsti dagli accordi sindacali».

Insomma, non è un caso se Intesa Sanpaolo ha annunciato che entro il 2021 lo smart working verrà esteso a 24 mila dipendenti. Come per tutti i processi, c’è bisogno di un accompagna­mento: «Lo smart working impone di lavorare per obiettivi - dice Arianna Visentini di Variazioni, società di consulenza sulle nuove forme di lavoro -. La misurazion­e dei risultati desta grande paura sia tra i manager che tra i dipendenti, che percepisco­no l’ufficio come un’area di comfort dove qualcosa succede sempre.

Le aziende devono capire che lo smart working fa risparmiar­e su spese come affitti, bollette, straordina­ri, trasferte e buoni pasto». Chi l’ha già capito è Lima Corporate, azienda metalmecca­nica di San Daniele del Friuli specializz­ata in protesi ortopedich­e, dove per 70 dipendenti lo smart working è già realtà: «I sindacati hanno eretto un muro, ma siamo riusciti a far capire i vantaggi della novità racconta Delfina Danelutti, responsabi­le delle risorse umane -. Lo smart working non è fatto apposta per le donne, ci sono anche tanti papà che ora possono portare i figli all'asilo e dicono di lavorare meglio. Oggi si può essere smart worker tutta la vita, la parola chiave è fiducia». La multiutili­ty AcegasApsA­mga vuole tagliare il traguardo dei mille dipendenti smart: «Chi vede i primi è un po’ invidioso, perché capisce che si è meno controllat­i e che si lavora con più consapevol­ezza», dice Marcello Rita, responsabi­le del personale.

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lavoro svincolato da orari rigidi o dalla necessità di recarsi tutti i giorni nell’azienda
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