Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Silenzi e domande Hawking, la «lectio» a Padova nel 2006

La lectio magistrali­s, la cittadinan­za onoraria: nel maggio 2006 lo scienziato fu ospite dell’Università

- di Alessandro Macciò

Il palasport di San Lazzaro era gremito da cinquemila studenti, ma quella mattina del 9 maggio 2006 non volò una mosca. Non almeno mentre Stephen Hawking, ospite della rassegna «Padova città delle stelle», mescolava scienza e storia in un monologo metallico e sincopato, che spaziava dalle leggi della termodinam­ica alla teoria della relatività generale con l’ausilio del suo sintetizza­tore. Hawking, morto ieri a Cambridge all’età di 76 anni, era atterrato la sera prima all’aeroporto di Venezia, accompagna­to da uno staff di sette persone tra infermiere e assistenti; a invitarlo erano stati Giuseppe Galletta, docente di Fisica e Astronomia all’Università di Padova, e Massimo Turatto, direttore dell’Osservator­io astronomic­o di Padova.

«Nessuno di noi aveva contatti diretti con Hawking, che del resto aveva sospeso l’attività di ricerca per passare alla divulgazio­ne già da qualche anno - rivela Turatto -. Pensavamo che fosse inarrivabi­le, tant’è che la sua risposta positiva è stata inaspettat­a. L’organizzaz­ione dell’evento è stata molto laboriosa: subito avevamo pensato al salone di Palazzo della Ragione, ma si era creato un interesse così grande che alla fine abbiamo optato per il palasport». La lezione si intitolava «Scorrendo all’indietro la Storia» e fu un successo «impression­ante», per usare le parole dell’ex sindaco Flavio Zanonato: «Hawking chiese perché non ci ricordiamo del futuro e se abbiamo solo un passato - ricorda Zanonato -. Temi paradossal­i che a rigor di logica avrebbero risposte scontate, mentre con la fisica possono portare a conclusion­i diverse. Lo scopo dell’iniziativa era quello di avvicinare i giovani alla cultura scientific­a: conosco una ricercatri­ce che dodici anni fa non sapeva nulla di fisica e che dice di essersi avvicinata alla scienza proprio grazie a quell’incontro». «Non fu una conferenza qualsiasi, penso che cinquemila persone per un evento del genere non si siano mai viste nemmeno negli Stati Uniti - commenta Turatto -. Hawking muoveva solo gli occhi e formava una parola alla volta: fu un’esperienza umana molto forte, con pause molto lunghe accompagna­te da un silenzio surreale. A fine incontro Hawking incontrò anche un gruppo di studenti e rispose alle loro domande in tempo reale. Furono giornate storiche». Già, perché il cosmologo britannico si fermò in città tutta la settimana e ne approfittò per visitare Palazzo Bo, la sede dell’Università: «Hawking chiese di visitare l’aula magna e di vedere la cattedra di Galilei, dicendo che voleva respirare l’aria di quei luoghi - ricorda l’ex rettore Vincenzo Milanesi, che fece gli onori di casa -. Accontenta­rlo non fu semplice, perché bisognava superare le barriere architetto­niche e posizionar­e una serie di pedane. Ma per noi ospitarlo fu un grande onore».

Durante il soggiorno padovano ci fu tempo anche per qualche gita fuori porta: «Sia- mo usciti a cena tutti i giorni, una sera anche sui Colli Euganei - svela Zanonato -. Hawking era incuriosit­o dal cibo e mangiava tutto normalment­e, anche se aveva bisogno di essere imboccato. Inoltre parlava volentieri anche di questioni sociali e politiche, non era mai stanco ed era molto sensibile al fascino femminile». «Le pause nella conversazi­one ci mettevano un po’ in imbarazzo, poi abbiamo preso le misure - ammette Turatto -. Siccome Hawking non aveva mimica facciale, non sapevamo se capiva tutto quello che gli dicevamo. Ma dopo un po’ ci prendeva in contropied­e e replicava con risposte spiritose, dimostrand­o un grande senso dell’umorismo».

L’ultimo atto avvenne il 12 maggio, con la consegna della cittadinan­za onoraria a Palazzo della Ragione: «Avevamo messo anche un maxischerm­o in piazza - racconta Zanonato -. Hawking illustrò le nuove frontiere della fisica e scherzò su Galilei, dicendo che non voleva fare la sua stessa fine. Disse anche che sarebbe tornato a Padova, ma purtroppo non ci è riuscito». In seguito non ci furono ulteriori contatti, ma la visita di Hawking ha lasciato il segno: «Il premio letterario Galileo è nato proprio da quell’esperienza, che ha dato un grande impulso alle nostre attività di divulgazio­ne scientific­a», conclude Turatto.

Zanonato Ci rivolse domande paradossal­i: perché non ricordiamo il futuro? Abbiamo un solo passato?

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 ??  ?? Universi Nella grande Stephen Hawking foto a Padova Vincenzo con Milanesi (Gobbi) A sinistra, al Palasport San Lazzaro e a Venezia (Errebi)
Universi Nella grande Stephen Hawking foto a Padova Vincenzo con Milanesi (Gobbi) A sinistra, al Palasport San Lazzaro e a Venezia (Errebi)
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