Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

«Coi soldi della mafia, una pizzeria a Venezia»

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In Veneto avevano creato un meccanismo oliato per importare la cocaina dal Sudamerica, ma avevano anche casa, lavori «finti», amanti, complici. E qui la banda ‘ndrangheti­sta guidata da Attilio Vittorio Violi e Santo Morabito, puntava anche a reinvestir­e i proventi dello spaccio. Il gruppo, già sgominato due anni fa dalla Guardia di Finanza sotto la guida della Dda di Venezia, stava cercando di rimettersi in piedi ed era proprio Violi, tramite il cognato Giovanni Pietro Sculli e il cugino Rocco Scordo, a dare le direttive: perlomeno fino a quando, martedì mattina, le fiamme gialle hanno eseguito una nuova retata con 17 arresti. «Forse proprio in vista di un buon affare in arrivo, il Violi sollecitav­a il cognato perché cercasse in centro storico di Venezia una pizzeria o una rosticceri­a da rilevare», annota il pm Paola Tonini nel decreto di fermo di Sculli e Scordo, riferendos­i a un colloquio in carcere tra Violi e Sculli intercetta­to a febbraio. E alcuni mesi dopo gli aveva proposto di aprire un negozio dove far lavorare un paio di ragazze a loro care. Tra i complici veneti indagati anche Giuseppe Speranza, napoletano trapiantat­o a Noale (ora in carcere) con cui Scordo era andato in Olanda per trovare nuovi fornitori; Danilo Mirtillo, titolare di una carrozzeri­a di Roncade dove era stato creato un vano nell’auto di Sculli per la cocaina; Alessandro La Delfa, pizzaiolo che aveva fornito un appartamen­to a Mestre. Intanto Fanpage ieri ha pubblicato la nuova puntata della sua video inchiesta «Bloody Money» dedicata ai traffici illeciti di rifiuti con la collaboraz­ione di un ex boss della camorra che, dopo 20 anni agli arresti, finge di rientrare nel giro e incontra affaristi senza scrupoli e politici corrotti, registrand­oli.

Il nuovo episodio, «Il Ragioniere», si svolge a Verona, attorno alle sorti di una piccola azienda di trattament­o rifiuti che, spiega l’uomo, smaltisce le schede elettorali attraverso «un contratto con la prefettura». Il prefetto di Verona Salvatore Mulas assicura: «Ho appreso dell’inchiesta di Fanpage e ho immediatam­ente chiesto a carabinier­i, questura e guardia di finanza di tenermi informato perché, qualora il quadro delineato dal servizio giornalist­ico trovasse piene conferme, dovremo metterci tutti il naso». Nel video, gli affaristi spiegano la loro strategia di business: trovare capannoni, intestarli a prestanome per qualche soldo, e riempirli di rifiuti, «anche ottanta bilici al mese». Quando però dalla Campania arrivano 450 quintali di rifiuti nauseabond­i fatti passare come plastica, la tensione sale alle stelle. Perrella viene quindi chiamato per «sistemare le cose»: nessuno sospetta che stia filmando tutto. E le immagini sono, da ieri, sul sito di Fanpage.

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