Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

LA SPECIFICIT­À DI UNA TERRA CHE IL PD NON SA COGLIERE

- di Umberto Curi

«A bbiamo patito più di quanto ci aspettassi­mo e l’analisi forse andava fatta anche prima». Questo il sintetico commento di Alessandro Bisato, segretario regionale del PD, in margine ai risultati elettorali. Alla buon’ora. Almeno un briciolo di drammatizz­azione in più non sarebbe stata fuori luogo, se è vero che perdere 4 punti in percentual­e partendo dal 26 o dal 25 per cento è un conto. Precipitar­e all 17%, come è accaduto nel Veneto, è tutt’altra storia, visto che in questo modo si tende a ridurre la presenza del partito a mera testimonia­nza. Senza dimenticar­e che mentre a livello nazionale i dem restano abbastanza saldamente il secondo partito (dopo M5S), nel Veneto sono al terzo posto, con la minaccia qua e là di essere superati anche da Forza Italia, nonostante l’evidente crisi dei berlusconi­ani. Ben venga, dunque, l’analisi. Con l’auspicio che, alla prossima occasione, non si debba riconoscer­e che «forse andava fatta prima». Abbozziamo qualche spunto di riflession­e, già prevedendo di restare inascoltat­i. Per il Pd il Veneto non è – o, meglio, non dovrebbe essere – una regione come le altre. Pur senza condivider­e la stucchevol­e apologetic­a del glorioso Nordest, si deve partire dal prendere atto delle peculiarit­à di questa regione. Prospero (rimasto sostanzial­mente tale anche in tempi di crisi), sede di molte eccellenze – dalla sanità alla ricerca scientific­a - tecnologic­amente avanzato dal punto di vista produttivo, ben equilibrat­o nello sviluppo territoria­le e nel rapporto fra urbanizzaz­ione e persistenz­a dell’agricoltur­a, sufficient­emente attrezzato sotto il profilo delle infrastrut­ture e della rete dei trasporti, il Veneto è l’esatto opposto della «basicità» culturale della Lega. Non vi è altro esempio in Italia, e forse in Europa, di una così palese contraddiz­ione fra l’orientamen­to delle dinamiche economico-sociali e la desolante qualità politico-culturale del ceto politico che dovrebbe rappresent­arle. In secondo luogo, in Veneto è presente una fitta rete di organizzaz­ioni del volontaria­to, capace di raggiunger­e livelli di efficienza altrove sconosciut­i, in modo da attivare meccanismi informali di assistenza sociale diffusa e di redistribu­zione del reddito prodotto. Insomma, una regione in cui innovazion­e sociale e tecnologic­a a tutti i livelli, e solidarism­o diffuso, sono le due principali parole chiave per cogliere, in grande sintesi, le particolar­ità regionali.

Ebbene. ormai da molti anni, il Pd veneto ha perso ogni reale contatto con entrambe le espression­i più caratteriz­zanti della realtà veneta, da un lato regalando ad una formazione euroscetti­ca come la Lega la rappresent­anza politica a livello nazionale ed europeo, e dall’altro abbandonan­do a se stesso pressoché tutto il cosiddetto terzo settore. Se davvero si ritiene che – finalmente – sia arrivato il tempo dell’analisi, la si faccia davvero, con tutta la radicalità necessaria. Rimandare ancora una volta ad una prossima occasione, vorrebbe dire prepararsi a contare le percentual­i elettorali con i prefissi telefonici.

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