Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
«Cariparo, una guida da Intesa non è la soluzione migliore»
Fondazione, prima storica elezione vera per la presidenza: parla Moschetti
PADOVA
Se sarà partita vera, lo si scoprirà solo nelle prossime settimane. Ma è comunque già notizia il fatto che, per la prima volta nella sua storia, ci siano due candidati in corsa per la carica di presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, l’ente con un patrimonio di circa 2 miliardi di euro che possiede il 2,9% di Intesa Sanpaolo. A contendersi la guida dell’ente, che tra un mese sarà lasciata libera dall’89 enne Antonio Finotti, presidente dal 2003, dopo esser stato segretario generale nei sei anni precedenti, saranno Gilberto Muraro, 78 anni, docente emerito di Scienza delle Finanze all’Università di Padova, di cui è stato anche rettore dal 1993 al 1996, e Francesco Moschetti, 76 anni, avvocato tributarista di Padova.
I due hanno presentato le candidature entro il termine fissato della mezzanotte di ieri. E ora toccherà al consiglio generale della Fondazione, in cui servirà la maggioranza dei due terzi dei votanti (al netto di astenuti), scegliere l’uno o l’altro. Pure se, a detta di molti osservatori, l’esito della sfida pare piuttosto scontato. Muraro, che tre giorni fa si è dimesso da presidente della Cassa di Risparmio del Veneto, la banca regionale di Intesa che guidava dal 2014, è grande favorito nel segno della continuità con Finotti (che resterà presidente emerito). Mentre Moschetti, cooptato nel consiglio generale a marzo 2017, dopo aver difeso la Fondazione in un maxi-contenzioso con l’Agenzia delle Entrate, veste il ruolo dell’outsider e di colui che vorrebbe cambiare certe dinamiche.
«Confermo la mia candidatura – si limita a dire Muraro – E non ho intenzione di aggiungere altro fino a quando non sarà nominato il nuovo presidente». Il professore, già vicepresidente di Antonveneta e presidente del collegio sindacale della Banca Padovana di Credito Cooperativo, si sente comunque tranquillo sulla questione della presunta incompatibilità sulla base del protocollo Acri-Mef. Ovvero l’impossibilità di ricoprire incarichi nelle Fondazioni a chi, nei 12 mesi precedenti, ha avuto un ruolo di vertice negli istituti di credito conferitari.
Moschetti invece accetta di compiere uno strappo al divieto, per chi fa parte del consiglio generale della Fondazione, di rilasciare dichiarazioni pubbliche. «Non appena diventerò presidente – sorride l’avvocato – cancellerò questo veto assurdo, che peraltro rientra nelle tante cose che non mi piacciono all’interno dell’ente e che appunto vorrei modificare. La mia, che può sembrare quella di Davide contro Golia, è una candidatura per spirito di servizio. Anzi, per rispetto nei confronti dello stesso consiglio generale, che ha tutto il diritto di poter scegliere tra due profili diversi e di riacquisire quel potere decisionale che, negli ultimi anni, non ha avuto. Visto che, molto spesso, non ha fatto altro che ratificare decisioni già prese altrove. Inoltre – aggiunge Moschetti – credo che la Fondazione, prima di rispondere alle direttive di Intesa Sanpaolo, debba occuparsi del sociale e del benessere di quei risparmiatori padovani e rodigini che le hanno consentito di avere il patrimonio che ha. Il professor Muraro è un amico, una persona di grande spessore umano e professionale – conclude l’avvocato – Ma ritengo che avere di nuovo alla guida della Fondazione una figura proveniente dalla banca non sarebbe la soluzione migliore per l’ente».