Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

La Lega contro Trump: «L’Ue difenda le imprese, metta subito dazi anti Usa»

Ma Confindust­ria: controprod­ucente una guerra commercial­e

- di Monica Zicchiero © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

«I dazi potrebbero portare ad un aumento del prezzo del vino e quindi a perdite di posizione nel mercato. Auspichiam­o veramente che sia solo un’intimidazi­one senza fondatezza». Amarone, Prosecco, Bardolino, Soave: l’America beve italiano per due miliardi e Nadia Zenato, responsabi­le dell’omonima e storica cantina di Peschiera del Garda che dal 1979 esporta vino negli Usa, condivide la preoccupaz­ione degli imprendito­ri veneti: i dazi introdotti dal presidente americano Donald Trump sulle esportazio­ni di acciaio e alluminio verso gli Usa saranno solo l’inizio. Se il prossimo alt fosse per l’agroalimen­tare, per le imprese venete sarebbero tempi bui.

«La preoccupaz­ione da parte dell’imprendito­ria veneta c’è e riguarda non solo la siderurgia e i prodotti in acciaio e alluminio – fa eco il presidente di Confindust­ria Veneto Matteo Zoppas - ma tutte le categorie che sono interessat­e. Preoccupa l’inversione della logica seguita dal WTO e dall’Europa stessa che ha sempre cercato di allargare i confini dei traffici commercial­i. Ma un muro contro muro potrebbe essere controprod­ucente», avverte. E invece, la Lega proprio a quello pensava. Il partito del «Prima gli Italiani» e del protezioni­smo di casa nostra, antieurope­ista da sempre, però oggi chiama in causa l’Europa. Dazi nostri: «L’Europa non fa niente contro gli americani. Se esistesse, dovrebbe creare alternativ­e creando dazi in entrata sulle merci che arrivano dagli Usa. Ripagarli con la stessa moneta», scandisce Gianantoni­o Da Re, segretario veneto del Carroccio». E quindi le imprese venete dovranno abituarsi ad un mondo di tasse sull’export, settore che ha tenuto a galla il Paese nella lunga crisi. «No – ribatte – Ci deve essere solo una ritorsione nei confronti di Trump. Lui mette i dazi e noi lasciamo il libero mercato? Mica siamo deficienti. Se vogliamo costruire una nuova Europa con i giusti equilibri, ci si deve difendere dall’aggressivi­tà del “Banana”. Trump, il “Banana”».

Ecco, una frase così l’assessore regionale allo Sviluppo Economico Roberto Marcato la ascrivereb­be d’ufficio alla reazione emotiva che il presidente Usa scatena come riflesso condiziona­to. «Lui rompe schemi e abitudini ma sono le fratture della storia che creano il progresso – riflette –. Per anni ci siamo lamentati della globalizza­zione, vissuta come ineluttabi­le. Ora Trump cerca di gestire il processo, senza allargare le braccia e dire: che ci volete fare, è la storia. Vogliamo iniziare a mettere qualche regola pure noi? Non è possibile che l’Italia sia terra di conquista e basta, bisogna pensare come mettere argine alla strapotenz­a di altre nazioni. Con i dazi? Non so, ragioniamo. Ma badate: l’elezione di Trump, la Brexit, il successo di Salvini e della Lega sono segnali di una necessità di governare certi processi». E le imprese venete? «Io sto ai dati di Goldman Sachs: non credo ci saranno ripercussi­oni».

Mettere barriere doganali per proteggere le nostre imprese e, contempora­neamente, proteggerl­e dai dazi altrui: una sfida politica che pungola la logica. «Il tema è complesso– ammette Bepi Covre – e Trump è un mistero: eppure, per quante ne faccia, non perde consensi . Segno che nella sua follia c’è un metodo. Convinsi Umberto Bossi e Giulio Tremonti a pensarli nei confronti della Cina, quando entrò nel Wto (World Trade Organizati­on) e invase il mercato copiando i nostri prodotti. Un segnale a rispettare le regole ma naturalmen­te non se ne fece niente. Oggi l’Europa dovrebbe farsi un’esame di coscienza : l’America ci ha colonizzat­o commercial­mente ma ha pure garantito l’equilibrio geopolitic­o mondiale. Per capire cosa fare, bisogna capire cosa accade in America». E, sorpresa, il primo effetto dell’annuncio dei dazi è stato un calo dei prezzi. «Di poco, ma l’alluminio è calato – assicura Covre – Io ci lavoro parecchio. L’annuncio che sarebbero diminuite le esportazio­ni negli Usa ha fatto aumentare la disponibil­ità di materiale e quindi il prezzo è sceso. Legge di mercato».

Potrebbe pure dire male a Trump, questo effetto non intenziona­le della sua intenziona­le politica sui dazi. Ma è meglio che Italia e Europa restino fedeli all’alleato storico e mirino insieme sull’Oriente e la Cina, vero bersaglio della politica protezioni­stica degli Usa, riflette l’onorevole Massimo Bitonci. «L’Europa deve chiedere agli Stati Uniti una deroga simile a quella concessa al Messico e al Canada – dice – Perché sono i paesi in crescita che fanno dumping e concorrenz­a sleale». La filiera agroalimen­tare qui è sorvegliat­issima e magari al porto scaricano passata di pomodoro di madre ignota. «Invece di porre vincoli alle aziende che rendono i nostri prodotti meno concorrenz­iali – incalza l’ex sindaco di Padova – l’Europa avrebbe dovuto introdurre controlli di qualità sui prodotti. Più che i dazi, penso a barriere doganali sulla qualità». Giocattoli nocivi, tessuti tossici, merce contraffat­ta, scatolame senza filiera: tutto bloccato alla frontiera, come nel reality Airport Security. Timore che il mondo ricambi con la stessa moneta? «I nostri prodotti si sono guadagnati la medaglia sul campo con la qualità – ribatte Da Re – Il prosecco, cammin facendo, ha conquistat­o il mercato mondiale». Non lo fermeranno dazi e barriere.

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