Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Assessore accusato di ricatti sessuali, spuntano foto hard
Cittadella, nei guai l’ex titolare del Commercio. Una terza donna lo accusa di averla indotta a rapporti
Non ci sono solo le offerte di cene, le allusioni, i messaggi espliciti, gli sms. C’è qualcosa di ancor più torbido nell’inchiesta sull’ipotesi di tentata concussione mossa all’ex assessore al Commercio di Cittadella, Filippo De Rossi, raggiunto martedì sera da un avviso di garanzia e da un invito a comparire davanti alla Procura. Agli atti ci sarebbero anche dei selfie in atteggiamento osè che l’assessore avrebbe mandato alle sue presunte vittime. Non solo, sembra anche che ci sia una terza commerciante coinvolta da De Rossi sempre con la medesima scusa di togliere le multe e di sistemare la bancarella in un posto favorevole. Si tratta di una donna che lui avrebbe convinta ad avere una relazione completa.
Sono informazioni che la Guardia di Finanza di Padova avrebbe verificato durante l’ultimo anno di indagini, durante il quale sarebbero emerse anche alcune omissioni su cui puntare l’attenzione probabilmente dopo il 23 marzo, giorno dell’interrogatorio di De Rossi. Qualcuno della polizia locale di Cittadella sarebbe stato informato di queste fotografie dell’assessore senza vestiti, ma si sarebbe guardato bene dal verbalizzare il tutto e riferirne alla Procura. Di sicuro questi scatti spediti alle commercianti sono un carico pesante da smentire, soprattutto se accompagnate da allusioni che abbiano a che fare con il suo ruolo politico. Al vaglio dei finanzieri coordinati dal pm Sergio Dini c’è anche la documentazione relativa alle autorizzazioni concesse alle bancarelle delle ragazze coinvolte nell’affaire più discusso dell’Alta Padovana.
De Rossi nega ogni coinvolgimento e dice che qualcuno lo sta attaccando sul piano politico, versione ribadita dal suo avvocato, Andrea Bertollo di Cittadella. Tutto sarà più chiaro dopo l’interrogatorio, quando anche quelle foto verranno discusse dalle parti. Intanto il sindaco Luca Pierobon, travolto dallo scandalo insieme alla giunta, tenta di fare una sua istruttoria. «Insieme all’ufficio dei permessi al commercio stiamo cercando di capire come e a chi non siano stati concessi i permessi alle bancarelle nel 2016 — spiega Pierobon —. E di verificare se davvero alcune commercianti sarebbero state escluse dalle nostre manifestazioni rispetto agli anni precedenti. E’ difficile, perché noi non sappiamo chi siano queste donne, in ogni caso ricordiamo che ci sono indagini in corso e che si tratta di accuse ipotetiche. Tutto questo clamore è da ridimensionare, non ci sono ancora imputati». Resta nero su bianco un’accusa firmata che potrebbe portare le due denuncianti a seri guai nel caso si fossero inventate tutto. Ne sono state informate ma hanno deciso di andare avanti.