Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Lega e Fi blindano il Veneto: alleanza solida
I colonnelli dopo le parole di Maroni: «Regione e Comuni sono saldi»
«L e liti romane non ci toccano». I colonnelli della Lega e di Forza Italia blindano l’alleanza in Veneto.
Nessuno si sogni di tirare il Veneto nel mezzo delle sabbie mobili romane. Men che meno, come ha provato a fare l’ex governatore della Lombardia Roberto Maroni, ad utilizzare il Veneto (e la Lombardia e la Liguria) come merce di scambio nelle difficili trattative oggi in corso per i presidenti di Camera e Senato, un domani per la formazione del nuovo governo.
A dirlo, all’unisono, sono i vertici regionali di Lega e Forza Italia, che tradiscono pure un po’ di stanchezza sul tema visto che sono ciclici i litigi tra i due partiti ed è ciclico il tentativo di mischiare livelli amministrativi e politici usando i primi come arma di ricatto per i secondi. Lo stesso governatore Luca Zaia, che non a caso si tiene distante con accortezza dalle vicende della capitale, in passato l’ha ripetuto più e più volte: «Qui in Veneto la maggioranza è solida, stiamo lavorando bene».
È della stessa idea il capogruppo della Lega Nicola Finco: «Nel 2015 abbiamo preso un impegno chiaro con gli elettori e va rispettato, non si può mettere in discussione l’amministrazione regionale per le tensioni che si registrano a livello nazionale, così come queste ultime non dovrebbero incidere sull’alleanza che stiamo chiudendo a Vicenza e a Treviso in vista delle Comunali. Certo, se Forza Italia si decidesse a scegliere il suo uomo a Vicenza… lì avanti di questo passo rischiamo grosso». E i contatti tra Matteo Salvini e Luigi Di Maio? «Forza Italia non può pensare di tenerci sotto scacco come un tempo, ora siamo noi a guidare la coalizione e mi pare normale confrontarsi con tutti – dice Finco – detto questo, ogni decisione spetta a Salvini». Decide Matteo: lo ripetono come un mantra tutti i colonnelli della Lega. Anche se i parlamentari, come Massimo Bitonci, probabilmente respirando l’aria di Roma sembrano più possibilisti dei consiglieri regionali: «Tra noi e il Movimento Cinque Stelle alcuni punti di contatto ci sono e le parole di Salvini («Nulte la è impossibile», ndr.) mi sembrano inequivocabili. Certo, costruirci assieme un programma di governo toutcourt è un altro paio di maniche». Anche per Bitonci, in ogni caso, non ci sarà alcuna ripercussione a livello locale: «Sul territorio l’alleanza tra Lega e Forza Italia è un dato acquisito, non si mette in discussione».
Fin qui, il Carroccio, che certo ha tutto l’interesse a tener vivo il doppio binario, con Forza Italia qui e con il M5S a Roma. Il punto è che allo stesso modo la pensano anche i dirigenti di Berlusconi, forse pure nella consapevolezza che a queste latitudini, e per come si sono messe le cose negli ultimi anni, è difficile per loro pensare di poter dettare condizioni alla Lega. Per capirsi: se anche Forza Italia (compreso il neo acquisto Maurizio Conte, che ha mantenuto il gruppo autonomo) si chiamasse fuori, Zaia godrebbe comunque di una maggioranza di 26 consiglieri su 51. «Non vanno traditi gli impegni con gli elettori – dice il capogruppo Massimo Giorgetti – questo vale per noi e pure per la Lega, qui in Veneto come a livello nazionale. Accordi con i Cinque Stelle o col Pd sono innaturali: auspichiamo che nessuno voglia intestardirsi a perseguirli. L’unica via è mantenere salda la coalizione di centrodestra». D’accordo Adriano Paroli, coordinatore azzurro in Veneto: «Siamo in una fase di tatticismi, non mi preoccuperei. Gli elettori ci hanno scelto per la guida di Regioni e Comuni perché ci riconoscono di saper governare bene e sanno che la nostra alleanza è forte. Squadra che vince, non si cambia. Certo nella squadra devono crederci tutti, con pari dignità: io posso garantire per Forza Italia, penso che leghisti siano pronti fare lo stesso per il loro partito».