Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Indipendentisti bloccano lo sfratto Digos venete al lavoro: 60 denunce
Nei guai per occupazione abusiva e resistenza ma anche per l’uso di un drone
Le Digos venete sono al lavoro per identificare e arrivare a denunciare la sessantina di venetisti che dalla sera di lunedì e dall’alba di martedì si sono asserragliati fuori e dentro la casa dei fratelli Spezzapria per impedire – così come poi sono riusciti a fare – che l’ufficiale giudiziario eseguisse lo sgombero. L’ennesimo tentativo, il quinto in pochi mesi, andato a vuoto. Per la gioia dei tre fratelli Spezzapria, Denis, Loris e Silvia, che sono riusciti a rioccupare l’abitazione a tre piani di via Levà a Piovene Rocchette nonostante fossero già stati sfrattati a gennaio 2017 e nonostante la casa sia stata già venduta all’asta ad un’altra persona.
Anche gli Spezzapria probabilmente saranno tra coloro per i quali i poliziotti della Digos faranno scattare la denuncia. Loro e le decine di attivisti del Comitato di Liberazione Nazionale Veneto arrivati anche dalle province di Verona, Padova e Treviso. Venetisti in gran parte già conosciuti, come la veronese Patrizia Badii, portavoce del Comitato e responsabile del Gir (gruppo intervento rapido), già arrestata nell’inchiesta sui nuovi Serenissimi.
Una volta che i poliziotti delle sezioni Digos delle varie questure venete, anche grazie ai filmati girati martedì dalla scientifica, arriveranno ad identificarli, scatteranno le denunce. Per i reati di occupazione abusiva di edificio e pure resistenza a pubblico ufficiale, visto che hanno fatto cordone contro carabinieri e poliziotti in tenuta antisommossa, con i quali c’è stato un contatto, in momenti di alta tensione. Ma verranno contestati anche reati penali per l’uso del drone che per tutta la mattina è stato fatto volare sopra le teste delle forze dell’ordine, anche a bassa quota, un autentico pericolo. Il piccolo velivolo infatti ha continuato a spostarsi e a registrare dall’alto quanto stava avvenendo in via Levà. E c’era qualcuno che lo stava pilotando e che al contempo condivideva i filmati fatti all’esterno. Peccato che per far volare il drone ci voglia la licenza, l’assicurazione e anche l’autorizzazione dell’Enac, l’ente nazionale per l’aviazione civile. Requisiti che probabilmente il relativo proprietario e utilizzatore non possedeva. Se così fosse risponderà anche di questo, in sede penale. Di certo non potrà più usare il piccolo velivolo perché gli è stato sequestrato dalla polizia, che l’ha afferrato al volo nel momento in cui si è abbassato pericolosamente ad altezza uomo.
Fino a poco prima aveva continuato a volare e registrare immagini del «fortino» venetista in cui sventolavano bandiere catalane e con il leone di San Marco. Una villetta in cui erano comparse catene e lucchetti ai cancelli ed erano state alzate alte grate di ferro ai perimetri. Il tutto mentre gli occupanti insistevano a dire che non riconoscevano lo stato italiano e invocavano il diritto all’autodeterminazione dei popoli.