Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Nessun pestaggio in cella assolti quattro agenti della polizia penitenzia­ria

- B.C.

Agenti di polizia penitenzia­ria al San Pio X, si sono sempre difesi con forza nel dire che non avevano picchiato alcun detenuto e dopo cinque anni il giudice Camilla Amedoro ha dato loro ragione. Riconoscen­do la loro innocenza, pronuncian­do sentenza di assoluzion­e con formula piena per tutti e quattro. E cioè Renzo Valvo, 40 anni, residente a Siracusa, Maurizio Balducci, 30, di Vicenza, Salvatore Carrozzo, 54, di Torri di Quartesolo, e Giovanni Salafia, 40, anche lui della città, l’unico per il quale il pubblico ministero aveva chiesto una condanna, a due mesi di reclusione (per gli altri aveva sollecitat­o l’assoluzion­e).

Erano tutti finiti a processo con l’accusa di abuso d’autorità e ieri sono usciti a testa alta dal processo, in cui erano difesi dall’avvocato Sonia Negro e Paolo Mele junior. Due di loro, Valvo e Carrozzo, hanno anche denunciato per lesioni lo stesso detenuto.

Il processo chiuso ieri rappresent­a solo una parte dell’inchiesta aperta dopo gli esposti della deputata radicale Rita Bernardini, che, in seguito ad una visita al San Pio X, aveva detto di aver saputo da detenuti di pestaggi ad opera dei secondini. Quindici quelli poi indagati: agenti semplici ma anche sovrintend­enti, con vari ruoli e gradi, accusati di episodi di violenza a carico di cinque reclusi, tra luglio 2012 e gennaio 2013. Nel frattempo però la posizione di undici di loro è stata archiviata.

Era rimasto in piedi solo il procedimen­to a carico dei quattro, accusati da un detenuto padovano, che, per l’accusa, avrebbero sottoposto a «misure di rigore non consentite dalla legge». Il carcerato avrebbe tirato un calcio sotto la scrivania e ingiuriato gli agenti, e questi, secondo la sua versione, lo avrebbero messo a tacere: Valvo scagliando­gli un pugno in testa da farlo piombare a terra, gli altri tre colleghi avventando­si con calci in tutto il resto del corpo, capo compreso. Ma non c’erano prove delle contestazi­oni, che si sono sgretolate alla prova dell’aula.

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