Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Al Fortuny «rivive» la stanza di Zoran Music
Al museo veneziano ricostruito l’ambiente dipinto nel 1949. Esposta la collezione Merlini
Al piano terra del palazzo c’è una stanza che riassume l’intera poetica ed esistenza di un artista. Una sorta di sogno, una Wunderkammer dai colori caldi, summa dell’universo iconografico di Zoran Music, dai motivi dalmati di donne a cavallo, agli asinelli e cavallini nel paesaggio roccioso; dai traghetti affollati di cavalli ai nudini. Poi l’amata Venezia con le vedute del Bacino di San Marco e di San Giorgio con davanti i bragozzi, la Dogana, Palazzo Ducale, la Basilica dai rimandi bizantini. Infine la parte più intima, col ritratto iconico della moglie Ida Barbarigo e il proprio autoritratto.
C’è poi un’altra stanza, al primo piano. È quella di un collezionista illuminato, Giuseppe Merlini, proprietario di una raccolta di quasi 500 opere che attraversano tutto il XX secolo, è un ambiente della sua casa «trasferito» a Venezia. Una parete con un’infilata di tele di Fontana, che guardano a due sculture: Madre, testa di marmo di Adolfo Wildt, di cui il maestro spazialista fu allievo a Brera, e Teorema, capolavoro di Fausto Melotti, compagno di studi di Lucio in Accademia. Si dipana tra queste due stanze e storie «Primavera al Fortuny», la nuova doppia proposta espositiva (fino al 23 luglio) nella casamuseo veneziana che fu il laboratorio di Mariano Fortuny. Accoglie il visitatore un grande omaggio a Zoran Music (1909-2005) al centro del quale troviamo la ricostruzione della sua «Stanza di Zurigo», seminterrato di una villa che le sorelle svizzere Charlotte e Nelly Dornacher affidarono a Music nel 1949 perché lo decorasse, con una serie di dipinti sull’intonaco murario, pitture su tele di lino e juta. Un ritorno alla vita dopo la drammatica esperienza drammatica di Dachau.
Quest’«opera d’arte totale» viene presentata per la prima volta dopo un lungo lavoro di ripristino grazie all’intervento di Paolo Cadorin, cognato di Music e direttore del dipartimento di restauro del Kunstmuseum di Basilea, portato a termine dai suoi allievi. «Questo - marca Daniela Ferretti, direttrice del Fortuny e curatrice del tributo all’artista sloveno, realizzato col sostegno di Charlotte und Nelly Dornacher Stiftung - è l’ultimo progetto voluto da Ida». Intorno alla «Stanza di Zoran», opere di Music degli stessi anni restituiscono tutti i suoi cicli. Non meno intrigante è «Una Collezione Italiana. Opere dalla collezione Merlini», a cura della Ferretti con Francesco Poli, che presenta 130 lavori, dalla metafisica e futurismo al realismo sociale e esistenziale, dall’astrattismo geometrico all’Informale e alla pittura analitica. Da de Pisis a de Chirico e Savinio, Sironi, Severini, Morandi, Piero Dorazio e Giulio Turcato. Un’incandescente parete è dedicata a Renato Guttuso e ancora Ennio Morlotti, Manzoni, Bonalumi, ma anche Bruno Munari e Gillo Dorfles, Piero Guccione, Gianfranco Ferroni.
Inevitabile chiedersi chi si cela dietro questa raccolta: «Giuseppe Merlini - spiega Francesco Poli - , commercialista di Busto Arsizio, 86 anni, è un uomo riservato. La sua collezione è fatta di passione. Naturalmente c’è anche una componente più razionale e attenta agli investimenti». E una scelta precisa alla base: arte esclusivamente italiana.